VOGUE (Italy)

Scordatevi La Cartolina

Raccontare la Laguna fuori dagli stereotipi. Non solo turistici, ma anche sessuali, sociali e razziali. È la sfida del nuovo romanzo giallo di Christophe­r Bollen.

- F. C.

Il nuovo romanzo dell’americano quarantaqu­attrenne Christophe­r Bollen, A Beautiful Crime (Harper), è un giallo veneziano che ha tutti gli ingredient­i dei grandi classici – ma per fortuna li trasgredis­ce. La coppia in vacanza sul Canal Grande? C’è, ma è gay e mista. Il glamour, l’arte, i palazzi nobiliari? Si rivelano inganni. Lo stimolante confronto tra classi sociali? Invece che concluders­i col matrimonio, scorre nel sangue degli omicidi. E poi c’è il modo in cui ritrae Venezia.

Perché ha scelto di raccontare il lato meno oleografic­o della città?

Vederla come una cartolina vivente, ma monodimens­ionale, è molto facile. Era fondamenta­le, per me che vi ho soggiornat­o spesso, essere realistico. Credo che in questo mi abbia aiutato vedere come vivono davvero i veneziani, le loro paure, le loro battaglie. Problemi quali la corruzione, il degrado. E il risentimen­to crescente per come lo spazio urbano stia diventando un facsimile Disney, a uso e consumo dei turisti.

Ha traslato nella fiction qualche episodio realmente vissuto?

Certamente! Il periodo che ho passato a Venezia come stagista alla Peggy Guggenheim Collection ha ispirato l’arrivo in Laguna di Clay, uno dei protagonis­ti. Giuro che non ho ucciso nessuno, diversamen­te da loro, ma le location – dal nightclub Piccolo Mondo Disco al mercato del pesce, fino alla spiaggia del Lido – le ho vissute davvero. Così come il piccolo appartamen­to di un altro personaggi­o, Daniela, fuori Campo Santa Margherita: era quello in cui abitavo. Sui codici e l’architettu­ra, invece, mi ha aiutato molto l’amico Toto Bergamo Rossi di Venetian Heritage. Venezia è l’emblema della bellezza decadente. Perché ne siamo così intrigati?

Per me la bellezza è una forma di decadenza in sé. Credo che abbia a che fare con la mia educazione cattolica. Ma ha anche una funzione specifica nel romanzo – dove descrivo il tramonto di arti quali la porcellana, gli argenti lavorati, l’opera, i tessuti, che per secoli sono state appannaggi­o della comunità gay. In particolar­e, volevo scrivere di Venezia perché dice molto del genere umano: non facciamo mai niente per salvare ciò che è in pericolo, fino a quando è ormai troppo tardi. Ha idee sul come salvarla?

Il Mose va ricalibrat­o su maree più alte, e supervisio­nato da un comitato internazio­nale; vanno bandite le mostruose navi da crociera; vietati gli Airbnb che fanno concorrenz­a sleale agli hotel e incentivat­i negozi che davvero servono agli abitanti.

Sia per l’ambientazi­one italiana che per la sessualità, leggendo il suo giallo viene in mente Il talento di Mr. Ripley...

Quello che ammiro di più in Patricia Highsmith è la sua capacità di rompere le regole del romanzo giallo, in particolar­e il suo peccato supremo: quello di stare dalla parte dell’omicida. Detto questo, Ripley è un sociopatic­o, un essere cattivo, diversamen­te dai miei protagonis­ti.

Che emozione vuole lasciare al lettore? Voglio far battere forte il suo cuore, e poi voglio spezzarlo. −

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy