Una, Cento, Mille Identità
Tessuti vintage, ottone cesellato, intrecci di corde. Il gusto multiforme di tre marchi africani che si sono già fatti strada nel mercato globale.
La creatività dei brand africani si declina in mille identità e linguaggi estetici, trovando motivi ricorrenti nel pluriculturalismo, nell’artigianalità, nel legame col territorio, nell’attenzione agli aspetti sociali. Tratti, questi, sviluppati da tre brand autoctoni, rispettivamente di abiti, accessori e gioielli: Maison Artc, Okhtein e
Pichulik.
Artsi Ifrach, nato a Gerusalemme da genitori marocchini, dopo aver vissuto tra Tel Aviv, Parigi e Amsterdam, nel 2009 stabilisce a Marrakech Maison Artc.
La ricerca di un luogo dove insediarsi – una ricerca già scritta nel suo nome che in ebraico e arabo significa “il mio Paese” – è stata cruciale per la sua creatività, fortemente connessa con la contaminazione culturale che è sempre presente nelle sue collezioni. Autodidatta dall’approccio artistico – «I colori, le fantasie e le stampe sono il mio paesaggio» –, usando il patchwork e il contrasto materico grazie a tessuti vintage e materiali recuperati, ha realizzato capi scultorei che hanno sfilato più volte durante l’Alta Moda parigina.
L’artigianalità è il perno di Okhtein, brand egiziano fondato nel 2014 dalle sorelle Aya e Mounaz Abdelraouf. Forti del legame famigliare – “okhtein” in arabo significa sorelle – e delle tradizioni del loro Paese, creano borse-scrigno e occhiali da sole in ottone cesellato a mano da artigiani locali, secondo antiche tecniche ispirate all’architettura della città vecchia del Cairo.
Pichulik è nato nel 2013 a opera di Katherine-Mary Pichulik, e crea gioielli con corde prodotte o recuperate e poi decorate da materiali esotici come le conchiglie di Abalone e l’agata del Ghana, il corno e la pietra. Il brand offre alle donne un’opportunità di lavoro nell’atelier di Cape Town e collabora con piccoli business locali gestiti al femminile, per creare «una cultura dell’incoraggiamento, dell’inclusione e dell’empatia».