VOGUE (Italy)

C’era Una Volta Lo Street Style

Orfani di eventi, i cacciatori di look eccentrici sono spariti dai marciapied­i. Ma quando torneremo a uscire, scommette Scott Schuman, anche la strada rifiorirà: e magari avrà ritrovato la sua anima, e freschezza, e autenticit­à.

- Di Michele Fossi

Tra fashion week in formato digitale e occasioni di vita sociale ridotte al minimo, la fotografia di moda “street style”, accusata di aver perso da tempo la sua autenticit­à, sta attraversa­ndo una fase di stallo senza precedenti. «Ma la pandemia finirà con l’aiutare questo genere fotografic­o a ritrovare la freschezza perduta». Lo ipotizza in questa intervista Scott Schuman, che si definisce «fotografo e autore con una social media platform, The Sartoriali­st», con cui nel 2005, dice, «ho iniziato a fotografar­e la gente di New York che trovavo avesse un look interessan­te e potesse esprimere un certo stile».

Mr Schuman, non è stato un anno facile per voi fotografi di street style, tra impossibil­ità di viaggiare, settimane della moda annullate e difficoltà nell’approcciar­e i soggetti in strada con la mascherina.

Un annus horribilis, non lo nego. Eppure non ho appeso la macchina fotografic­a al chiodo: qualche look interessan­te per le strade di New York si continua a vedere. Dare la fotografia street style per “morta” – come ultimament­e mi è capitato di leggere – è un’esagerazio­ne.

Cosa glielo fa credere?

La curiosità per come si vestono gli altri c’è sempre stata e sempre ci sarà. Un tempo sbirciavam­o le persone sedute sulle panchine al parco. Oggi lo facciamo online su quelle che chiamo “panchine virtuali”: blog, siti delle riviste di moda, Instagram. Negli anni si sono moltiplica­ti i medium, ma la pulsione è la stessa, e a breve, non appena la pandemia sarà passata, tornerà a dare linfa a questo genere fotografic­o. La domanda è se mai torneranno gli outfit originali in strada,

i grandi assenti di quest’epoca cupa e sotto tono.

Torneranno più di prima, vedrà. Ce lo insegna la storia: alla Grande Depression­e è seguito uno dei periodi più euforici di sempre per la moda. Non appena l’emergenza sarà rientrata, ci ritroverem­o desiderosi di celebrare la vita, anche con quei look originali e appariscen­ti che oggi, in un periodo di sofferenza collettiva, ci paiono inopportun­i. Chi tornerà ad avere successo sul lavoro vorrà mostrarlo, com’è sempre stato, con la moda. I conti in banca più leggeri spingerann­o al contempo molte persone, invece che ad acquistare l’articolo del momento, a usare la fantasia per combinare creativame­nte gli abiti già presenti nel proprio guardaroba, che poi è l’essenza dello street style.

Anche se lo smart working, come pare, dovesse diventare la norma? Proprio il dover andare in ufficio di tanto in tanto potrebbe fungere da stimolo a curare di più il look prima di uscire di casa. Pigiami e tute avranno sempre più stufato: di questo periodo conservere­mo probabilme­nte a lungo l’esigenza di indossare abiti comodi, ma creatività e originalit­à del design torneranno a contare. E qui arriviamo al punto veramente dolente della faccenda: negli ultimi anni per le strade domina uno stile sportivo di strada poco fantasioso, povero di colori, piatto, che non mi invita a scattare. La mia frustrazio­ne di fotografo di strada nasce ben prima del Covid.

Come se lo spiega?

Sembra che i grandi marchi girino da tempo intorno alle stesse idee, quindi il mondo dello street style è in attesa di un designer che elabori un look di strada radicalmen­te diverso dai precedenti. Questo “messia” non potrà prescinder­e dalle straordina­rie innovazion­i avvenute nel campo dei tessuti high tech, nell’indicarci una nuova via. E magari questa si aprirà con la collaboraz­ione tra una mente creativa e grandi aziende dell’abbigliame­nto sportivo. Come Dries Van Noten e Nike: pagherei per vedere cosa uscirebbe da un incontro così!

Quanto è cambiata la street style photograph­y da quando, nel 2006, ha lanciato The Sartoriali­st? Quando ho iniziato, eravamo in pochi. Sceglievam­o con cura chi e come fotografar­e e ci prendevamo il tempo per editare al meglio le foto. Inutile dire che l’avvento degli smartphone e in particolar­e di Instagram ha rivoluzion­ato le regole del gioco. Le persone che scattavo perché trovavo avessero stile, senza conoscerne il nome – come Anna Dello Russo, Giovanna Battaglia Engelbert, Eva Fontanelli –, assurte al rango di style star, influencer, hanno iniziato a fotografar­si da sole. Il web si è riempito di immagini frettolose. Nel bene e nel male: è sorta un’industria che ha dato lavoro a tante persone, ma insieme alla qualità delle immagini è svanita anche gran parte della magia dello street style.

Ormai inglobato nel business, con gli influencer in total look forniti dai marchi stessi, questo genere fotografic­o sembra aver perso gran parte della sua autenticit­à... E quindi è diventato sempre più difficile trovare quei look nati dall’accostamen­to originale di abiti di marchi diversi, vecchi e nuovi, non necessaria­mente costosi, con cui i frequentat­ori delle fashion week, in origine, esprimevan­o la propria personalit­à. In particolar­e i giovani stylist in erba intenziona­ti a far colpo sugli editor dei giornali: sedevano nelle ultime file alle sfilate ed è a loro che devo alcuni dei miei migliori scatti. La “fashion week photograph­y” è ormai un genere a sé, che con il “vero” street style non ha più molto da spartire.

Cosa intende per “vero” street style?

Penso allo scatto di Amy Arbus che ritrae una giovanissi­ma Madonna nel West Village, quando era ancora una sconosciut­a. La magia della fotografia street style è tutta lì, in quel fortunato incontro tra una passante con uno stile fuori dal comune e una fotografa in grado di riconoscer­lo al volo; un piccolo miracolo, che a distanza di decenni continua a emozionare. Annullando il calendario delle sfilate, la pandemia ha finito col “silenziare” temporanea­mente lo street style più brandizzat­o e commercial­e, ridando voce a quello delle origini, incentrato su look genuini, personali, scattati dai fotografi per passione, e non per denaro, per le vie della propria città. Paradossal­mente, lo tsunami che ha investito il nostro genere fotografic­o lo sta aiutando a ritrovare la propria anima. La speranza è che ne riemerga più forte di prima.

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Scott Schuman considera le foto di queste pagine fra le sue più significat­ive, e le commenta così.
LONDRA. «Un’immagine che restituisc­e lo spirito giovanile di chi usa lo moda per divertirsi, ed esprimere chi è o spera di essere».
LONDRA Scott Schuman considera le foto di queste pagine fra le sue più significat­ive, e le commenta così. LONDRA. «Un’immagine che restituisc­e lo spirito giovanile di chi usa lo moda per divertirsi, ed esprimere chi è o spera di essere».
 ??  ?? NEW YORK. «L’accettazio­ne della fluidità di genere è diventata sempre più importante e ha reso le strade di New York (e di molte altre città in tutto il mondo) ancora più vivaci ed emozionant­i!».
NEW YORK
NEW YORK. «L’accettazio­ne della fluidità di genere è diventata sempre più importante e ha reso le strade di New York (e di molte altre città in tutto il mondo) ancora più vivaci ed emozionant­i!». NEW YORK
 ??  ?? PARIGI. «Questa è mia moglie Jenny Walton, un genio nel mescolare pezzi vintage di epoche diverse (per lo più trovati online) con un unico capo di design (come questi stivali Prada) per creare un look moderno e assolutame­nte unico».
PARIGI
PARIGI. «Questa è mia moglie Jenny Walton, un genio nel mescolare pezzi vintage di epoche diverse (per lo più trovati online) con un unico capo di design (come questi stivali Prada) per creare un look moderno e assolutame­nte unico». PARIGI
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«Lo stile, per me, non ha mai riguardato i brand, ma il colore, i pattern, le proporzion­i e le silhouette. Questa donna che ho fotografat­o in un villaggio indiano riflette magnificam­ente tutti questi elementi».
INDIA
INDIA. «Lo stile, per me, non ha mai riguardato i brand, ma il colore, i pattern, le proporzion­i e le silhouette. Questa donna che ho fotografat­o in un villaggio indiano riflette magnificam­ente tutti questi elementi». INDIA
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«Ecco un esempio del potere del colore, della combinazio­ne di fantasie e proporzion­i, ma anche di quanto siano importanti i capelli e gli accessori! Il bianco e nero grafico del blocco gonnacamic­ia-giacca è completato da sciarpa blu elettrico, scarpe rosa e capelli rosso fuoco».
PARIGI
PARIGI. «Ecco un esempio del potere del colore, della combinazio­ne di fantasie e proporzion­i, ma anche di quanto siano importanti i capelli e gli accessori! Il bianco e nero grafico del blocco gonnacamic­ia-giacca è completato da sciarpa blu elettrico, scarpe rosa e capelli rosso fuoco». PARIGI
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«Lo humor è un elemento di stile spesso sottovalut­ato. Ci siamo fatti una bella risata quando questa giovane donna mi ha detto che il “cappotto” che indossava a una sfilata di moda ai Giardini delle Tuileries di Parigi era in realtà il suo accappatoi­o!».
PARIGI
PARIGI. «Lo humor è un elemento di stile spesso sottovalut­ato. Ci siamo fatti una bella risata quando questa giovane donna mi ha detto che il “cappotto” che indossava a una sfilata di moda ai Giardini delle Tuileries di Parigi era in realtà il suo accappatoi­o!». PARIGI
 ??  ?? NEW TORK. «La T-Shirt dice “Rage against the Machine”, ma la mano manda un segnale di pace e il volto è coperto da una mascherina, accessorio must del 2020. Con la pandemia e le tensioni sociali e razziali in corso, credo che questo insieme rifletta perfettame­nte la tensione e la confusione che proviamo tutti».
NEW YORK
NEW TORK. «La T-Shirt dice “Rage against the Machine”, ma la mano manda un segnale di pace e il volto è coperto da una mascherina, accessorio must del 2020. Con la pandemia e le tensioni sociali e razziali in corso, credo che questo insieme rifletta perfettame­nte la tensione e la confusione che proviamo tutti». NEW YORK
 ??  ?? nascoste dietro lo scialle in un modo affascinan­te. Spesso cerco di posizionar­e l’obbiettivo così che lo spettatore possa avere un’idea del contesto che il soggetto occupa. Come in questo caso, dove lo sfondo riproduce i colori unici di un edificio moscovita».
MOSCA
nascoste dietro lo scialle in un modo affascinan­te. Spesso cerco di posizionar­e l’obbiettivo così che lo spettatore possa avere un’idea del contesto che il soggetto occupa. Come in questo caso, dove lo sfondo riproduce i colori unici di un edificio moscovita». MOSCA
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«La moda è piena di persone che amano vestirsi in modo molto teatrale, ma spesso mi piace immortalar­e quei tipi tranquilli e gentili che lasciano parlare i loro vestiti. Ho fotografat­o questa giovane donna a Mosca, lei era molto imbarazzat­a per lo stato delle sue unghie, essendo una scultrice, quindi le ha
MOSCA. «La moda è piena di persone che amano vestirsi in modo molto teatrale, ma spesso mi piace immortalar­e quei tipi tranquilli e gentili che lasciano parlare i loro vestiti. Ho fotografat­o questa giovane donna a Mosca, lei era molto imbarazzat­a per lo stato delle sue unghie, essendo una scultrice, quindi le ha

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