One Last Thing
Vogue Italia, Luglio 1998. Steven Meisel ritrae donne reali, il loro stile, i loro luoghi. Ecco come nacque quella storica copertina, spunto di partenza per il tema di questo numero.
“Real Life. Dove vive la moda”. Lo strillo di copertina del servizio di Vogue Italia del Luglio 1998, firmato da Steven Meisel, è lo spunto di partenza per il numero che avete appena finito di leggere. Dove viveva la moda allora, dove vive oggi?
Protagoniste di quello storico servizio: non modelle ma “real people”, ritratte in “real places”, a casa, in studio o in ufficio: pittrici, scrittrici, stylist, pr. C’erano una giovanissima Taryn Simon, e c’era Elizabeth Peyton, recentemente protagonista di una delle cento copertine del nostro numero di settembre.
Erano tutte donne che “vivevano” la moda, interpretandola ogni giorno per crearsi un look personalizzato e non imposto. Se infatti fino agli anni 80 la tendenza è indossare capi dello stesso stilista dalla testa ai piedi, con i’90 il pubblico aspira all’anti convenzionalità e l’attitudine predominante diventa l’interpretazione personale della moda. Dai primi anni 90, la fotografia di moda si rivoluziona prendendo a prestito una pratica già affermata a partire dai ’70 nella fotografia artistica e documentaria (quella di Nan Goldin, Cindy Sherman, Larry Clark), la “cultura dello snapshot”. Sono immagini che possono anche essere interpretate come una reazione a un sistema percepito come violento, finto, quello degli scatti patinati degli Eighties.
Questo servizio del 1998 di Steven Meisel, storyteller d’eccezione, in grado forse più di chiunque altro di sovvertire le regole del suo tempo, dimostrando come l’iconografia di moda possa essere veicolo di contenuti, diventa una testimonianza, un commentario del momento storico e sociale e della sua estetica predominante.