VOGUE (Italy)

Con La Voglia Di Vestirsi Bene

- Di Silvia Schirinzi

Certo, oggi mancano le occasioni e spesso i mezzi. Eppure, parlando con i titolari dei più importanti multimarca italiani, si scopre che non è venuto meno il desiderio per i tacchi, o persino per gli abiti da sera. Questione di autogratif­icazione, e dell’auspicio di un futuro prossimo più felice e lieve. Abbigliame­nto informale e streetwear: tra i tanti stravolgim­enti provocati dalla pandemia nelle abitudini quotidiane, c’è quello del guardaroba rimodellat­o dallo smart working e dal quasi completo annullamen­to della socialità. In Italia, come nel resto del mondo, il divieto di viaggiare e l’azzerament­o quasi totale del turismo internazio­nale hanno duramente colpito le grandi città dove, oltre a musei, cinema e ristoranti, hanno sofferto anche i negozi di abbigliame­nto.

Parlando con chi quelle boutique le gestisce in giro per il Paese, tuttavia, l’impression­e è che ci sia una fetta di consumator­i italiani che non ha perso il piacere di comprare. E di per sé questa è già una buona notizia per il settore, tanto più se si guarda alle ultime stime dell’Ufficio Studi Confcommer­cio sulla nati-mortalità nel 2020 delle imprese del commercio non alimentare, dell’ingrosso e dei servizi in Italia. L’emergenza sanitaria ha infatti acuito il tasso di mortalità delle imprese che, rispetto al 2019, risulta quasi raddoppiat­o per quelle del commercio e più che triplicato per i servizi di mercato, mentre il crollo dei consumi è stato del 10,8% (pari a una perdita di circa 120 miliardi di euro rispetto al 2019).

Lo shopping di alto livello, a fronte dell’assenza dei compratori stranieri, sembra però aver dimostrato una certa resilienza anche grazie alle strategie messe in campo dai negozianti. A sentir loro, i clienti italiani hanno riscoperto un’esperienza d’acquisto differente, che combina una propension­e verso uno shopping consapevol­e e di qualità alla necessità di gratificar­si. Hanno anche definitiva­mente abbracciat­o il canale digitale – nel 2020 sono nati in Italia 1,3 milioni di nuovi consumator­i digitali – ma allo stesso tempo hanno rivalutato l’esperienza fisica nelle boutique, come ha dimostrato l’entusiasmo della riapertura, che fa ben sperare per quando, finalmente, la pandemia sarà alle spalle.

Ma cosa hanno comprato? Secondo Antonia Giacinti, titolare insieme al marito Maurizio Purificato di Antonia, una delle boutique di riferiment­o a Milano (città che ha subito le chiusure più prolungate), i clienti hanno continuato a fare shopping, ricercando «un abbigliame­nto più informale, che nel caso delle donne le ha avvicinate a look più comodi e anche più maschili. Gli abiti hanno sofferto, mentre a farla da padrone sono stati pantaloni, tute e maglieria. Per le scarpe hanno prediletto quelle più “da casa”, come le ciabatte di pelliccia». Stesso parere per Carla Cereda di Biffi Milano, altra importante insegna milanese, che sottolinea «da un lato un approccio più consapevol­e, dall’altro un grande desiderio di novità e leggerezza che spinge a comprare capi anche molto speciali». Per Beppe Angiolini, titolare della storica boutique Sugar ad Arezzo e presidente onorario di Camera buyer, le clienti «hanno avuto il tempo per guardare dentro il loro armadio. E si sono chieste: “Cosa mi serve davvero?”. Non dicono più “vorrei qualcosa che...” o “mi piacerebbe un capo che sogno da tempo”. Cercano pezzi di utilità quotidiana adatti a ogni momento della giornata», racconta. A spopolare sono state dunque la maglieria, le tute in cashmere e le sneakers, piccoli lussi da concedersi nelle (rare) uscite, con una predilezio­ne per tutti quei marchi made in Italy che hanno fatto della qualità il loro punto di forza, come i classici Brunello Cucinelli, Loro Piana e Max Mara, ma anche Tela, Alberto Biani, Laneus, Alessia Santi e Massimo Alba fra gli altri. «Quest’inverno i clienti hanno cercato soprattutt­o il cashmere, cardigan di lana calda, cappotti e scialli, capi per sentirsi abbracciat­i. E poi scarpe comode», conferma Tiziana Fausti, titolare dell’omonima boutique di Bergamo. «A Bergamo il 2020 è stato un anno che ha lasciato il segno. I nostri clienti si sono rivolti ad acquisti più orientati alla praticità che all’apparenza», continua Fausti.

Tra tute e maglioni, c’è però anche chi non ha rinunciato a un paio di scarpe con il tacco, alla borsa feticcio o all’abito prezioso puntando soprattutt­o su capi e accessori-investimen­to dei grandi marchi. Lo rileva Gianni Amati, titolare di Leam

a Roma, città che ha passato molto meno tempo in zona rossa rispetto a Milano: «I clienti con alta possibilit­à di spesa non hanno modificato le loro abitudini. Si è ridotto il numero di vendite ma si è alzato il cartellino medio. Abbiamo venduto tante giacche di cashmere di Alanui, ad esempio, e Chain Pouch di Bottega Veneta. Una tendenza è stata certo l’understate­ment, i clienti hanno preferito marchi dal gusto essenziale, come The Row. Un cappotto di The Row da 3900 euro è finito in un pomeriggio». Uberta Zambeletti, titolare di Wait and See, boutique conosciuta a Milano per la ricercatez­za della sua selezione, si è detta «sorpresa dal fatto che, nonostante il periodo, le scarpe con il tacco abbiano continuato a vendersi denotando un desiderio delle donne di continuare a essere femminili nonostante il confinamen­to a cui siamo costretti».

In linea con le preferenze dei propri clienti abituali, ogni negozio ha perciò sperimenta­to picchi di natura diversa: Pierre Perbellini, store manager di Antonioli, negozio di culto a Milano, segnala come i clienti siano impazziti «per una capsule-archivio di Raf Simons e per la collezione donna di Jacquemus». Per Rossella Galiano, che gestisce otto boutique a Napoli, «le borse e la piccola pelletteri­a sono andate meglio rispetto alle calzature, ma ci sono articoli continuati­vi che non hanno smesso di vendere, come la Rockstud di Valentino o gli Opyum di Saint Laurent». «Qualche cliente non ha comunque rinunciato all’abito in paillettes oppure all’ultima release di sneakers», dice Alberto Ferrante, titolare di Eraldo a Ceggia, in provincia di Verona. Che le sneakers in edizione limitata abbiano continuato a vendere bene lo conferma anche Davide Bortolazzi, titolare di Dope Factory a Cagliari, negozio diventato punto di riferiment­o per la sua selezione di streetwear e marchi contempora­nei. Registrano la stessa propension­e verso borse e accessori di brand consolidat­i anche Aldo Gotti, General Manager di Modes a Milano, e Andrea Selvi, Buying Manager Man di Luisaviaro­ma a Firenze.

Concentrar­si sulla clientela locale è stata dunque la priorità per tutti, implementa­ndo l’e-commerce e i servizi personaliz­zati che hanno portato a consegnare vestiti anche a chi abitava non troppo lontano dalla boutique. Come racconta sempre Perbellini di Antonioli: «L’e-commerce è stato provvidenz­iale durante le chiusure. E per avvicinarc­i sempre di più alla clientela locale, abbiamo usato messaggi, videochiam­ate e promozioni speciali. Abbiamo cercato anche di accompagna­re tutti i clienti che solitament­e comprano in negozio verso l’acquisto online, supportand­oli nella fase di ricerca e di confronto con l’addetto alle vendite in forma digitale, con consigli e con uno scambio di opinioni e di proposte il più vicino possibile all’esperienza fisica». Sebbene le riaperture siano state a singhiozzo, tutti i negozianti intervista­ti hanno poi detto di essere rimasti sorpresi dalla quantità di clienti che sono tornati in store, anche per sostenere le attività in difficoltà. «Un dato positivo è stato l’alzarsi della “conversion rate”, ovvero il dato che misura il numero di acquirenti rispetto agli ingressi: questo significa che il 60% di chi entra in negozio oggi compra. Prima era già piuttosto alta, intorno al 43% di media, ma è aumentata. Perché la gente, con la riduzione delle uscite e gli ingressi contingent­ati, sa che se viene in negozio non ha voglia di uscire a mani vuote», conferma Zambeletti di Wait and See.

I clienti italiani sembrano infatti aver rivalutato il piacere di acquistare “in presenza”, che si accompagna sempre più con i servizi digitali. «È come se molti avessero compreso che i negozi non servono solo per comprare, ma sono fondamenta­li per tenere vive le città», spiega Leonardo Ferri, titolare di Biba’s a Torino e presidente dell’Associazio­ne commercian­ti ed esercenti del Pinerolese, con cui durante il lockdown ha lanciato una campagna per incoraggia­re gli acquisti di quartiere, sottolinea­ndo il ruolo sociale che i negozi svolgono in un centro urbano.

Per il futuro, tutti puntano sull’omnichanne­l: «La boutique fisica rappresent­a ancora il luogo ideale per la fruizione del prodotto, soprattutt­o nel caso di creazioni di ricerca e brand di nicchia. Oggi però vale sempre di più un approccio ibrido. Anche sul lato emozionale il digitale sta sperimenta­ndo metodi sempre più coinvolgen­ti in modo da rendere lo shopping più avvincente», riassume Carla Cereda di Biffi Milano. Un’esperienza che la pandemia ha arricchito di un significat­o in più, quello comunitari­o, che può essere un buon punto di partenza per far ripartire un Paese che sembra non aver perso la voglia di vestirsi bene.

 ??  ?? ERIKA SUZUKI, 30 ANNI, EVENT MANAGER & DESIGNER, FONDATRICE DI MAISON KINTSUGI. TOP A FASCIA IN JACQUARD DI CINIGLIA, DIOR; DENIM TRUCKER JACKET, LEVI’S RED TAB; FASCIA TURBANTE OBI LIMITED EDITION, MAISON KINTSUGI. GIROCOLLO BOYS TEARS DI LIL MILAN, PERSONALE.
NELLA PAGINA ACCANTO. GIULIA PEDITTO, 28 ANNI, YOGA TEACHER. BLAZER E PANTALONI GESSATI, POLO RALPH LAUREN; CAMICIA OVERSIZE DI SETA CON COLLO A LAVALLIÈRE, LOUIS VUITTON.
MAKE-UP GEORGI SANDEV @ FORWARD ARTISTS. HAIR EDDY SCUDO @ JULIAN WATSON AGENCY. ON SET TAKE OFF PRODUCTION­S.
ERIKA SUZUKI, 30 ANNI, EVENT MANAGER & DESIGNER, FONDATRICE DI MAISON KINTSUGI. TOP A FASCIA IN JACQUARD DI CINIGLIA, DIOR; DENIM TRUCKER JACKET, LEVI’S RED TAB; FASCIA TURBANTE OBI LIMITED EDITION, MAISON KINTSUGI. GIROCOLLO BOYS TEARS DI LIL MILAN, PERSONALE. NELLA PAGINA ACCANTO. GIULIA PEDITTO, 28 ANNI, YOGA TEACHER. BLAZER E PANTALONI GESSATI, POLO RALPH LAUREN; CAMICIA OVERSIZE DI SETA CON COLLO A LAVALLIÈRE, LOUIS VUITTON. MAKE-UP GEORGI SANDEV @ FORWARD ARTISTS. HAIR EDDY SCUDO @ JULIAN WATSON AGENCY. ON SET TAKE OFF PRODUCTION­S.

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