Vogue’s Tale
Un racconto di fantasia, liberamente ispirato alla copertina di Vogue Italia.
La compagnia è colorata e festosa, e pure insolitamente numerosa per questi tempi senza soldi in cui il teatro si fa in forma di monologo o al massimo di dialogo per risparmiare; loro invece sono almeno una ventina compresi tecnici e fonici, tutti ragazzi, giovani e allegri tranne uno, che in fondo è giovane e allegro perché è un grandissimo artista, uno scrittore francese famosissimo nel mondo, e se sei lui sei giovane e allegro per forza.
Ancora più allegro perché la città gli somiglia, mi dice; senza una ragione e senza un perché si è sentito a casa fin dal caotico arrivo, e prima ancora di ricevere il primo estatico applauso della sala mascherata e distanziata ma caldissima e accogliente. La cittadinanza dell’anima gli è stata però confermata da un episodio della sera prima, e me lo racconta sorridendo e scuotendo la testa, come a dire: solo qui.
E insomma, tutta la compagnia chiude la serata in un ristorantino dei Quartieri Spagnoli, o meglio: fuori un ristorantino, perché secondo normativa e secondo logica dettata dal caldo il gruppo si sistema all’esterno, lunghi tavoli in precario equilibrio a un palmo da scooter sfreccianti e passanti costretti a pericolose gimcane, ma le vongole sono ottime e il vino bianco gelato, poi lo spettacolo è andato alla grande quindi si ride e si chiacchiera in tutte le sei lingue native del gruppo. Solo che l’attenzione di una delle ragazze cade su un’ombra di rilevanti dimensioni che si muove pigra lungo il muro di fronte, alla ricerca di cibo o forse di un po’ di frescura. Un grosso topo, una zoccola nel locale musicale idioma.
Apriti cielo, mi dice il grande drammaturgo francese: tutti gridano il proprio raccapriccio, sollevando istintivamente i piedi e causando un blando interesse del roditore che arretra di qualche centimetro senza però darsi alla fuga, questi sono vicoli per gente dura, non si scappa per un urletto. In qualsiasi posto del pianeta la situazione evolverebbe in un fuggi fuggi, con disgustato perenne ricordo; qui resta invece notevole la reazione del ristoratore, che non batte ciglio e dice: no, no, non vi spaventate. Lo conosco bene, è vaccinato. Vi porto il caffè?
L’unico contagio che abbiamo contratto è quello della risata, mi dice il grandissimo scrittore francese. In attesa della conferma della cittadinanza onoraria, ovviamente.
a cura di Federico Chiara
* Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) è autore delle serie del “Commissario Ricciardi”, dei “Bastardi di Pizzofalcone” e di “Mina Settembre”, pubblicate da Einaudi Stile Libero, e della serie di “Sara”, pubblicata da Rizzoli. Scrittore di opere teatrali, dai suoi romanzi, tradotti in tutto il mondo e sempre in vetta alle classifiche, sono state tratte alcune fiction televisive. È da poco in libreria “Una sirena a Settembre” (Einaudi Stile Libero), che racconta una nuova indagine dell’assistente sociale del Consultorio Quartieri Spagnoli Ovest, Mina Settembre.
TEMA: The Napoli Issue ISSUE: Agosto 2021
PHOTOGRAPHER: Colin Dodgson TALENT: Mona Tougaard @ Next STYLIST: Francesca Burns
Turtleneck di lurex, minigonna di tweed con dettagli faux fur, cintura a catena con strass, décolleté allacciate alla caviglia e orecchini in ottone con perle e pietre.
Tutto SAINT LAURENT BY ANTHONY VACCARELLO.
Sul viso, Le Cushion Encre de Peau, n. 15, YVES SAINT LAURENT BEAUTY. HAIR: Louis Ghewy @ Management Artist.
MAKE-UP: Celine Martin @ Artlist.
Il murale sullo sfondo, recuperato di recente dall’artista Salvatore Iodice con una campagna di crowdfunding, è opera di un tifoso, scomparso prematuramente, che volle omaggiare Diego Armando Maradona. Un ringraziamento speciale al Comune di Napoli, all’Assessorato al Verde con Delega alla Creatività Urbana, al Tavolo Interassessorile per la Creatività Urbana e a Salvatore Iodice.