L’Arciera
Eccessiva e coraggiosa, con le sue performance SAGG Napoli traduce i codici sociali meridionali in un linguaggio internazionale. E dà corpo alle sue particolarissime ossessioni.
Campi Flegrei, prime luci dell’alba. All’interno di un cratere vulcanico deserto presso la storica Arcieria Partenopea, Sofia Ginevra Gianni, in arte SAGG Napoli, tende la corda del suo arco, trattiene il respiro e scocca la freccia. Poi un sibilo, seguito dal gratificante rumore sordo del carbonio che penetra il paglione: bersaglio centrato. «Mi sono avvicinata al tiro con l’arco qualche mese fa, in un periodo in cui ho sentito la mia salute mentale vacillare», racconta l’artista napoletana. «Con lo scoppio della pandemia, questa antica e nobile disciplina si è rivelata la mia salvezza: mi ha permesso di sviluppare qualità che non sospettavo di possedere, come pazienza, capacità di controllo, concentrazione, e di trovare – paradossalmente in un periodo storico così ansiogeno e convulso – la pace che cercavo da anni. Diventando così una piccola ossessione: mi alleno in media sei ore al giorno».
Classe ’91, protégée del noto curatore Milovan Farronato, che parla di lei negli affettuosi termini di “mia figlia”, SAGG Napoli è assurta alla notorietà grazie a una serie di performance e video nei quali, coltivando un’immagine di donna del Sud forte e anticonformista, si pone l’obiettivo di individuare e tradurre in arte i codici estetici più autentici della tradizione meridionale, allo scopo di renderli più facilmente intelligibili a un pubblico non autoctono e, al contempo, dar loro dignità. «Dalla musica all’arte, all’architettura e alla moda, al Sud si tende ad ammirare e imitare la produttività culturale del Nord, dimenticando che non di rado è proprio il Sud a ispirare, se non addirittura a generare per primo, certe idee estetiche».
Nel 2015 crea una coreografia per scooter – il mezzo di trasporto per eccellenza della gioventù napoletana – per la performance SAGG Demonstration nei Quartieri Spagnoli; nel 2017, su Instagram, inizia a pubblicare divertenti meme imbevuti di estetica pop meridionale, cui spesso affida messaggi che promuovono la liberazione del corpo e della sessualità femminile; lo scorso anno, in collaborazione con il Fiorucci Art Trust, ha lanciato invece SAGG SCOPA FAT, un progetto digitale a favore del Movimento Migranti e Rifugiati Napoli, col quale reinterpreta in chiave erotica il tradizionale mazzo di scopa napoletano, studiandone le origini e mettendone a nudo le valenze semantiche nascoste.
«Come già era avvenuto con lo yoga, disciplina che nel 2015 avevo portato all’interno di una performance teatrale (Demonstration Parigi), anche il tiro con l’arco confluirà presto nella mia pratica artistica», dice. «Mi autorizzerò tuttavia a modificare alcune regole di questa disciplina, a portarla in contesti inusuali e a giocare con la scelta degli outfit. La “donna con l’arco”», aggiunge, «è un archetipo affascinante e potente da incarnare, simbolo di femminilità forte, ma – ci tengo a sottolineare – non necessariamente aggressiva. Vedo infatti l’arco non come un’arma, ma come un’estensione del mio corpo e della mia mente: centrare il bersaglio equivale, ai miei occhi, non tanto ad aver colpito un nemico immaginario, quanto all’aver raggiunto l’agognato equilibrio interiore».