Un Orizzonte Nuovo
Dal trucco che rende fluidi i confini del gender all’hairstyle che rafforza i legami identitari, dalla body positivity ai rituali wellness come forma di self-care: il libro di Kari Molvar è un viaggio per immagini nelle trasformazioni che stiamo vivendo.
La bellezza non è più negli occhi di chi guarda. Adesso è diventata una formidabile arma di cambiamento politico, sociale e culturale. «Stiamo assistendo a una vera e propria rivoluzione», dice Kari Molvar, giornalista americana e autrice di The New Beauty: A Modern Look at Beauty, Culture, and Fashion (Gestalten), un saggio fresco di stampa che mette in ordine frammenti iconografici per illuminare e comprendere lo Zeitgeist. «Mai prima d’ora nella storia del costume abbiamo assistito a cambiamenti così radicali, così rapidi e di così ampia portata». Complici la digitalizzazione e la globalizzazione, il focus sull’individualità ha mandato in frantumi idee consolidate da millenni. «L’ultimo decennio ha segnato il passaggio da canoni di bellezza normativi orientati alla conformità, a un’estetica volta invece a scoprire e raccontare la propria storia». In pratica: un modo per conoscersi e soprattutto riconoscersi nella comunità di appartenenza. Con l’avvento della body positivity, il make-up è passato dall’essere uno strumento per correggere imperfezioni percepite a un canvas per la sperimentazione dell’identità. Già gli anni Ottanta ci avevano dato un assaggio delle potenzialità espressive del beauty, ma adesso il fenomeno è arrivato a pervadere ogni interstizio del nostro vivere sociale. «L’orizzonte dell’estetica spazia dagli uomini che usano il trucco alle giovani donne che rifiutano di depilarsi le ascelle, dalla celebrazione dei capelli silver alla normalizzazione dell’acne, fino al wellness inteso come una vera e propria forma di self-care». Molvar rintraccia le radici dell’alchimia contemporanea nell’esuberanza degli anni Venti e nei movimenti di liberazione sessuale e dei diritti civili degli anni Sessanta. «All’inizio del secolo scorso, l’uso dell’eyeliner, le labbra dipinte di rosso e i capelli corti erano power statement che riflettevano le conquiste femminili, come il voto e l’accesso al mondo del lavoro». Negli anni Sessanta, invece, movimenti come Black is Beautiful hanno svelato la frontiera inesplorata dell’orgoglio identitario. La cronaca segna il cambio di passo: «Black Lives Matter è riuscito a ottenere il riconoscimento che è mancato al suo precursore e ha imposto al mondo le istanze della bellezza afro». Certo, la politicizzazione della bellezza non è una novità, ma nulla regge il confronto con l’intensità e la pervasività della sperimentazione contemporanea. E il futuro? «La nostra è una corsa per la diversità», assicura Molvar. «L’obiettivo è abbattere le barriere, rimuovere gli stereotipi. Una bellezza aperta alla contaminazione e alle istanze del nostro tempo».