La Vita Un Po’ Magica
Per Miriam Leone, «rinascere e ricominciare sono i superpoteri dell’essere umano». Presto al cinema nei panni di Eva Kant, l’attrice è pronta a una nuova stagione: «Ho visto così tanto dolore che anche il più piccolo raggio di sole diventa un universo».
«Oddio, mi sembra di parlare con Horus, l’astrologa tv degli anni Novanta», dice l’attrice Miriam Leone, prendendo alla lettera la domanda, invece del tutto figurata, se si senta figlia d’una buona o d’una cattiva stella. Seguono spiegazioni di chi intervista
e piccoli passi indietro dell’intervistata: «Mi scusi, m’accorgo spesso di non avere filtri e di fare gaffe dalle quali esco solo grazie all’autoironia: sono davvero imprevedibile a me stessa», dice lei. Soluzione di compromesso: «Credo di essere nata sotto la stella dell’impegno».
Quando nel 2008 vinse il titolo di Miss Italia, qualcuno sostenne che era la più bella di sempre, altri invece la giudicarono poco azzeccata. Di certo, era apparsa subito la più interessante e chiaroscura: catanese cresciuta ad Acireale, figlia di professori, speaker di Radio Etna per un programma del mattino ribattezzato Due Pale, studentessa di Lettere, un pallone da rugby preso sul naso a renderne pittorico il profilo. Poi, vinta la corona, arrivano tra gli altri: il Telegatto per un programma del mattino, la consacrazione con la serie 1992 di fianco a Stefano Accorsi, il Nastro d’Argento 2021 come migliore attrice per L’amore a domicilio.
Ci incontriamo su una terrazza romana, lei in pantaloncini e top del bikini, un paio d’orecchini d’oro giallo con simbologie egizie, probabilmente anni Venti, i capelli raccolti in una crocchia. E in prospettiva, a punteggiare questi suoi trentasei anni, tanti nuovi inizi: Milano eletta come residenza, sconosciuti muscoli interiori da sviluppare, forse il matrimonio. E il prossimo 16 dicembre, rimandato di un anno per via del Covid, il Diabolik dei Manetti Bros. Eva Kant, sarà lei.
Su WhatsApp ha scritto: sentiamoci alle 15 e 05. Precisione già lombarda e sempre meno siciliana. Un’auto veniva a prendermi alle 15, ho calcolato il tempo esatto per salirci, e le ho scritto così. Sul lavoro sono puntualissima. Nella vita invece sono sicula e l’orario di un appuntamento è sempre accompagnato dal suffisso di vaghezza “verso”. A mia volta, la puntualità non la pretendo e aspettare non mi innervosisce: la pazienza è uno dei nuovi muscoli che ho sviluppato nel mio “core”. Non pensavo neppure di averla. E invece, mi fa vivere più serena.
I muscoli del core, diceva.
Esatto, quelli che ci tengono eretti se sono bilanciati e ci fanno cadere se invece non lo sono.
Quelli d’inciampo, per lei, quali sono?
L’impazienza e la voracità, vissuti in modalità un po’ “Sturm und Drang”. Collegati a loro volta alla passione e al desiderio. Muscoli numerosissimi e intrecciati ai sensi, che per me non sono 5 bensì 25, compresi alcuni poco conosciuti e ancor meno compresi.
Come ad esempio.
Gesticolare.
Lei lo fa parecchio.
Ma solo con le persone che conosco poco. E con gli stranieri. Coi quali parlo apposta un italiano un po’ sbagliato, con l’accento artefatto, per non sminuirli, per non farli sentire in difetto.
Il suo oroscopo di settembre cosa dice.
(Miriam Leone non risponde ma lancia un urlo di gioia, ndr). Urla?
Settembre rappresenta l’inizio della scuola, e quest’anno più che mai. Sarà bello, ci arrivo con energia e con la voglia di dedicarmi alla vita privata, trovare un equilibrio migliore tra famiglia e lavoro. Ho visto così tanto dolore che anche il più piccolo raggio di sole diventa un universo. Godo con più pienezza. Ecco perché urlo.
La notte tra il 13 e il 14 settembre che solstizio festeggia?
È la notte in cui sono diventata Miss Italia e sono partita (segue)
per un viaggio lungo un anno che mi ha regalato la sensibilità pop, la consapevolezza della provincia italiana e la conoscenza degli italiani all’estero. Mi mettevano i neonati in braccio, mi ornavano, mi chiedevano le scarpe usate da tenere come reliquia. C’è un solo essere umano all’anno che può quest’avventura. Poi non ricapita più.
La corona?
Era previsto che la restituissi: forse l’ho fatto. Forse me ne sono scordata.
Che coccarda porta sul petto, adesso?
Nessuna. Non riesco a farmi i complimenti né tantomeno ad accettarli. Su questo devo ancora ammorbidirmi. Ma rispetto a qualche anno fa ho un bagaglio più leggero, un’anima più consapevole e che ascolto con meno paura.
Il 16 dicembre, la prima di Diabolik, come la vivrˆ?
Sarà la solita scena: io seduta in poltrona che sprofondo, mi accartoccio, divento una vongola che sbircia l’esterno da una fessura. Cerco le facce, le reazioni, e mi tormento davanti all’anello debole della mia interpretazione.
Finché?
Finché ti accorgi che il passato non si può cambiare. Rinascere e ricominciare sono i superpoteri dell’essere umano.
L’anno solare del suo karma quando inizia?
In primavera e in autunno, che sono le mie stagioni di semina. Se vedo una gemma su un ramo inizio a correre e gridare, perché la transizione mi eccita. E idem quando cadono le foglie. Se passo da una regione all’altra suono sempre il clacson, perché da piccola, vivendo su un’isola, attraversare territori era così raro. Insomma, cerco di tirare su me stessa rendendo la vita un po’ magica.
Annunciando la vincita del Nastro d’Argento ha scritto “Gra
zie, Amore”. Grazie di cosa?
Di avermi tirato fuori dall’apnea, quella che ti strangola quando rincorri un ideale e non ti senti mai all’altezza. L’amore non fa scomparire le tue tenebre ma le arreda: una lucina lì, una sdraio là, finché persino la cantina del tuo animo diventa un posto confortevole.
E insultarlo, l’amore, si può?
Se è vero amore, no. Se è tossico bisogna riconoscerlo, andare in analisi e staccarsene, perché tutto il tempo investito sarà tempo perso. Non si sta di fianco a chi ti drena l’energia. Il tempo si spende con chi te la raddoppia.