Qualcosa Di Nostro
Elementi classici, tecniche couture, strappi e vernice: è l’anarchica collezione d’esordio di Valerio Leone, nata durante il lockdown dal lavoro a quattro mani con la moglie-musa.
La collezione di debutto di Valerio Leone «scaturisce da un percorso interiore iniziato anni fa e che è sbocciato soltanto durante la pandemia. Dopo anni di lavoro come consulente o designer per altri brand, tutto è stato messo in discussione e allora ho voluto provare a ritrovare quella scintilla che mi aveva portato alla moda». Leone vi approda infatti dopo gli studi d’arte, elemento ricorrente nella sua estetica insieme alla passione per la couture, come testimonia la collezione dal titolo Amore Inquieto.
«Il nuovo inizio mio e di mia moglie Nastya, mia musa e stylist, è un lavoro a quattro mani», spiega Leone. «Insieme abbiamo aperto il guardaroba e tagliato i nostri capi personali per poi ricostruirli, andando a scovare in modo maniacale l’anima di tutti i parka, le giacche, le felpe. Il vero ingegno viene fuori nei periodi di difficoltà: noi lo abbiamo fatto lo scorso anno, guardandoci allo specchio e osservandoci. Soltanto così, mettendoci in discussione, abbiamo potuto iniziare qualcosa di nuovo, qualcosa di nostro. E infatti», continua, «una forte carica personale si ritrova sia negli elementi romantici e volutamente classici sia nelle stampe rovinate, invecchiate. È un racconto, in cui questi universi contrapposti si incontrano».
Tutti i capi sono stati costruiti sul manichino con la tecnica del moulage, per avvicinarsi alla couture e riprendere quella manualità che è all’origine del lavoro di Leone. E ricreati da laboratori esperti impiegando tirelle di tessuti che il designer aveva raccolto nel suo archivio anno dopo anno. «La produzione talvolta consegnava capi finiti e perfetti che però mancavano di qualche elemento personale. Così, nel mio studio, sono intervenuto su alcuni vestiti: per esempio, ho ridipinto con della vernice per caloriferi un abito in tripla organza fin troppo elegante, trasformandolo in qualcosa di diverso, più vicino a ciò che avevo immaginato sin dall’inizio. Altre volte, invece, ho martoriato i tessuti più “alta moda” – come i cady di seta – con strappi e tagli, per avvicinarli alla mia visione».
Nel progetto di Valerio Leone, in effetti, non esistono elementi canonicamente raffinati: è un atto libero, anarchico (come ama definirlo lui stesso), poiché nasce da esigenze personali, poetiche e un po’ dannate.