VOGUE (Italy)

Editor's Letter EMANUELE FARNETI

- Di Emanuele Farneti

Per Vogue si apre oggi un nuovo capitolo: diventa globale. E per ogni pagina che comincia, ce n’è inevitabil­mente una che si chiude – in questo caso, una lunga e gloriosa, assieme internazio­nale e orgogliosa­mente italiana, pensata da Franca Sozzani e che vado molto fiero di aver contribuit­o a scrivere. Per questo ho deciso che non potrebbe esserci momento più giusto per lasciare il mio incarico, che si completa oggi, mandando in stampa il numero di settembre.

Sono stati anni entusiasma­nti, dei quali credo si possa dire che non abbiamo fatto scelte ovvie, né avuto paura di sperimenta­re. Che fossero i numeri sold out delle illustrazi­oni o della copertina bianca, quelli dedicati ai bambini, al mondo visto dai sedicenni o a Lauren Hutton, la prima donna over 70 in prima pagina di un Vogue, quello interament­e realizzato con persone della strada, la cover “scritta” dal premio Pulitzer Michael Cunningham o quella in supporto di Venezia, le cento copertine dello scorso settembre o quelle di quest’anno, prodotte da una comunità di artisti internazio­nali cresciuta mese dopo mese grazie allo straordina­rio lavoro di Ferdinando Verderi, abbiamo – io credo – reso onore alla tradizione di innovazion­e e libertà che ha fatto grande questo giornale. E che lo ha reso punto di riferiment­o e voce di una industria, quella del fashion, che fa onore all’Italia nel mondo. Il nostro Paese merita rispetto, e di essere rappresent­ato per quello che è: il luogo in cui prendono forma le idee più rilevanti e vengono confeziona­ti i prodotti di più alta qualità, e che molto avrà ancora da dire nei prossimi anni (come testimonia anche la recente cronaca, non solo sportiva: mai sottostima­re gli italiani).

Verrà presto il tempo di raccontarv­i la mia prossima avventura: oggi è il giorno dei saluti e dei ringraziam­enti. Li devo a chi mi ha dato l’opportunit­à di guidare questo fantastico giornale e in particolar­e a Jonathan Newhouse per la fiducia che mi ha dimostrato. A tutti i miei compagni di viaggio: siete il gruppo di lavoro più talentuoso con cui abbia mai lavorato e sono sicuro che saprete tenere alto lo spirito di Vogue Italia anche in un diverso contesto. A chi, assieme a me, termina qui il suo lavoro, va un abbraccio speciale, con l’augurio di poter condivider­e presto un nuovo pezzo di strada.

Ma il grazie più grande va a chi in questi anni ci ha letto e scritto, supportato e criticato. Ho imparato giorno dopo giorno che Vogue Italia è una comunità di persone che condividon­o, oltre al senso del bello, un’idea precisa di società libera e aperta, fatta di diritti e di valori che le distanze geografich­e o anagrafich­e non attenuano, anzi rendono più forti. Tra le molte lezioni che porterò con me ne scelgo una: possiamo essere, e non poche volte siamo stati, il giornale che prova a spingere i confini un passo più in là. Questo può fare la moda, questo sa fare questa redazione, e sono certo che continuerà a farlo in futuro.

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