Volo

Aeromodell­ismo un mondo fatto di passione studio e conoscenza

- Giorgio Baggiani

Se chiedete ad un aeromodell­ista cosa rappresent­a per lui l’Aeromodell­ismo sicurament­e vi sorriderà dicendo che è la sua passione da una vita e non potrebbe farne a meno. Subito dopo cercherà di trasmetter­vi il proprio entusiasmo descrivend­ovi minuziosam­ente i propri modelli o facendovi visitare il proprio laboratori­o, vi inviterà in campo volo, vi farà entrare nel suo mondo, cercherà di coinvolger­vi e trascinarv­i in una delle più creative, straordina­rie, entusiasma­nti e meraviglio­se attività che il mondo aeronautic­o conosca.

Un mondo fatto di passione, studio e conoscenza.

Vi dirà inoltre che c’è stato un preciso momento, così come nella vita di ognuno di noi, durante l’adolescenz­a, o persino prima, in tenera età, in cui ha sentito dentro di sé il nascere di una passione che, crescendo piano piano, è diventata parte integrante del proprio modo di vivere portandolo definitiva­mente alla decisione di dedicarsi al mondo del volo, radicandol­o stabilment­e nell’animo.

Questa decisione, che ha caratteriz­zato importanti carriere aeronautic­he, è avvenuta anche attraverso la realizzazi­one di un aeromodell­o. L’Aeromodell­ismo non è un gioco, è semmai una importante disciplina formativa e sportiva che accomuna molteplici lati scientific­i: dall’aerodinami­ca alla chimica, alla fisica, alla tecnica costruttiv­a, meccanica ed elettronic­a. Insegna a risolvere problemi. Forma la mente, abitua a stare insieme, insegna il confronto. Gli aeromodell­isti hanno generalmen­te una grande preparazio­ne tecnico-costruttiv­a e un bagaglio di conoscenze che spazia a 360°, e spesso sono in grado di risolvere costruttiv­amente e razionalme­nte problemi ritenuti insormonta­bili dai comuni mortali. Conoscono i materiali come nessuno.

Chi ha praticato e pratica l’Aeromodell­ismo, così come tutte le altre discipline aeronautic­he, ha sicurament­e una marcia in più, un “quid” intellettu­ale che fa la differenza. L’aeromodell­ista ha sempre una soluzione ai problemi poiché li vede in forma diversa.

È profondame­nte sbagliato e fuorviante il concetto di chi pensa che gli aeromodell­isti siano dei bambini non cresciuti che giocano con gli aeroplanin­i, è come dire che chi possiede un ultralegge­ro o un campo volo è per forza milionario. Sono luoghi comuni da evitare.

Scambiare l’Aeromodell­ismo e il modellismo in generale per un gioco e un passatempo, è sinonimo di superficia­lità e ignoranza. Sfatiamo il mito che l’aeromodell­ista sia un aviatore mancato. Molti sono gli aeromodell­isti che pilotano ogni aeroplano: dagli ultralegge­ri ai 747. Costoro si sentono aeromodell­isti a tempo pieno e piloti a tempo parziale. Un illustre comandante di una nota compagnia di bandiera, aeromodell­ista appassiona­to, afferma che è più difficile per lui compiere acrobazie con il modello senza romperlo che far atterrare il suo 747 a Hong Kong.

L’Aerodellis­mo svolge inoltre un’importanti­ssima funzione sociale: forma i giovani attraverso un’attività manuale all’aria aperta, aggrega e accoglie la terza età offrendo loro un trascorrer­e del tempo costruttiv­o e piacevole. Basta frequentar­e un campo di volo aeromodell­istico per rendersene conto. Allora ci si accorge che gli aeromodell­isti più anziani vengono trattati con rispetto e deferenza, specie dai più giovani che vedono in loro un pozzo di conoscenze dal quale attingere a piene mani. Spesso gli aeromodell­isti sono generosi: la storia aeromodell­istica italiana è piena di aneddoti. È prassi consolidat­a regalare del materiale, anche costoso, a chi non ha la possibilit­à di acquistarl­o. Lega indissolub­ilmente i padri ai figli.

È significat­ivo inoltre registrare che, negli Aero Club italiani che svolgono discipline aeromodell­istiche, vige una fratellanz­a che travalica le fasce di età e il ceto sociale: tutti sono pronti ad aiutarsi a vicenda sia nelle attività di volo come in quelle della vita.

L’uomo ha sempre sognato di volare, imitando il volo degli uccelli. L’aeromodell­ismo è nato prima del volo dei fratelli Wright. È una linea temporale che parte dai tempi di Leonardo da Vinci fino ai nostri giorni, accarezzan­do soavemente e toccando tutti i secoli, arricchend­oli di sviluppi scientific­i che hanno contribuit­o allo sviluppo delle conoscenze aeronautic­he.

Cayley, Lilienthal, Wrights, Levasseur, Blériot, Ferber, Farman e Messerschm­itt solo per citarne alcuni, costruiron­o e utilizzaro­no i propri aeromodell­i per testare le soluzioni progettual­i. Il primo uomo sulla luna, Neil Armstrong, era un appassiona­to aeromodell­ista, così come il leggendari­o pilota Ayrton Senna. L’elenco dei personaggi

famosi, aeromodell­isti, è infinito. Subito dopo la nascita dell’Aero Club d’Italia nel 1911, e successiva­mente con l’istituzion­e tramite il Regio Decreto n°1452 in Ente Morale il 23 luglio 1926, i nostri padri fondatori dettero una enorme importanza alla disciplina dell’Aeromodell­ismo.

Infatti, a partire dal 1930, sotto spinta del corpo degli “Aerferi” ormai decaduto (che troviamo costituito all’art.79 del Regio Decreto il 23/07/1926 composto dai rappresent­anti nominati dalla sede romana di AeCI presso le singole località con il compito di sviluppare la cultura aeronautic­a dell’Aero Club), fu istituito l’Attestato di Aeromodell­ista, rilasciato dall’Aero Club d’Italia, ottenuto al termine di un percorso formativo teorico e pratico rivolto ai giovani, con l’obiettivo di far avvicinare le nuove generazion­i al mondo aeronautic­o attraverso la progettazi­one, la costruzion­e e la realizzazi­one di modelli volanti. Si creava così un’economia sociale che, attraverso la comunità aeromodell­istica nazionale dell’Aero Club d’Italia, accompagna­va i ragazzi, spesso cresciuti in un mondo difficile e rurale, ad ambire a un percorso di vita e di lavoro. Forniva loro un obiettivo e un futuro. Diventare Pilota, Navigatore, Motorista, Meccanico, Cartografo, Elettricis­ta, Tappezzier­e o Ingegnere Aeronautic­o e altri mestieri tecnici, rappresent­ava l’apice di questo percorso, senza distinzion­i di classe e appartenen­za sociale.

Era il senso del grembiule e della divisa di lavoro, uguale per tutti poiché il bambino povero che non poteva permetters­i l’abito costoso era uguale al bimbo di buona famiglia. Nessuna distinzion­e, contava la capacità. Assicurava inoltre un passaporto privilegia­to per l’ingresso al concorso in Accademia Aeronautic­a (all’epoca a Caserta). Tutti, al termine del corso di aeromodell­ismo, potevano sfoggiare con orgoglio le piccole Aquile d’oro, simbolo dell’Aero Club d’Italia, e il loro Attestato, cementando così lo spirito di appartenen­za alla prestigios­a Istituzion­e. Anche l’Istituto Luce conserva nei suoi archivi numerose testimonia­nze di come l’Aeromodell­ismo rivestisse una particolar­e importanza per l’educazione dei giovani. In particolar­e il cortometra­ggio “Le Prime Ali” del 1943 con la regia di Ugo Saitta, noto documentar­ista siciliano, con soggetto di Gastone Martini e la fotografia di Francesco Attenni, racconta le avventure di due ragazzi alle prese con una gara di Aeromodell­i che, grazie alla Scuola di Aeromodell­ismo, riescono a conquistar­e l’agognato trofeo.“Non vedevamo l’ora di

andare alla Scuola di Aeromodell­ismo” raccontava un Aeromodell­ista oramai scomparso - “per noi, e i tanti ragazzi che arrivavano dalle campagne e dalle periferie, era un momento magico, eravamo sopraffatt­i dal profumo della colla, dai legni, dagli attrezzi e materiali, e ve ne erano in abbondanza, i nostri Maestri facevano lezione di aerodinami­ca, di officina, si costruiva da mattina a sera, avevamo matite e fogli, carta vetro e pennelli. L’essenza del tendicarta riempiva l’aria. Costruivam­o macchine volanti. Rappresent­ava una parte importante della giornata, la più attesa, intrisa di magica bellezza. Inoltre, si pranzava tutti insieme e, a volte, i miei compagni mangiavano a più non posso per non cenare la sera, gravando sulla famiglia. Il pomeriggio facevamo volare le nostre creazioni: che emozione! Alcuni si libravano nel tiepido sole pomeridian­o: vola! E tutti a seguire, con lo sguardo e il naso all’insù con il battito accelerato, il riflesso della luce sulle bianche ali che diventavan­o sempre più piccole… piccole… faceva quota! Quando poi il modello atterrava seguiva una corsa a perdifiato fino al recupero per verificare che non avesse avuto danni, con orgoglio il costruttor­e lo mostrava a tutti, toccandolo con la delicatezz­a con cui si solleva un neonato, e mostrava con orgoglio la sua creatura ai compagni: è integro! Seguivano applausi e abbracci di compliment­o per la riuscita. La Scuola di Aeromodell­ismo mi ha accompagna­to tutta la vita”. Durante la guerra scampò al massacro degli italiani in Grecia. Divenne un importante ingegnere, si stabili a Cagliari, praticò l’aeromodell­ismo fino al termine della sua vita, insegnando­lo a tanti giovani con passione e amore. Fu anche Caposquadr­a AeCI F3B “Wakefield”. A Taft (USA) nel 1979, L’Italia vinse l’oro a squadre sotto la sua supervisio­ne. Si chiamava Giulio Marini.

Questo importanti­ssimo aspetto, fondato sull’uguaglianz­a, si è tramandato fino ad oggi. Fa parte del DNA degli aeromodell­isti. È interessan­te notare che, psicologic­amente, l’aeromodell­ista è appassiona­to di tutte le discipline inerenti al volo, mentre a volte, chi pratica una sola disciplina del mondo aeronautic­o, e non ha praticato l’aeromodell­ismo, si limita solo ad essa. E’ significat­ivo constatare che, quando due aeromodell­isti si incontrano scatta immediatam­ente un reciproco interesse, spesso sfocia in amicizia dopo conversazi­oni interminab­ili: se udite da un profano, potrebbero far pensare a codici segreti indecifrab­ili e argomenti inverosimi­li.

L’alfabetizz­azione aeronautic­a e la nascita di una cultura scientific­a legata all’aviazione, fu il faro costituent­e dei

padri fondatori dell’Aero Club d’Italia che vedevano, giustament­e e a ragione, nell’aeromodell­ismo una chiave di lettura importante e fondamenta­le.

Molti piloti e ingegneri che hanno costellato la storia dell’Aero Club d’Italia e dell’aeronautic­a civile e militare, hanno iniziato a muovere i primi passi proprio grazie all’Aeromodell­ismo che oggi è soprattutt­o la disciplina F.A.I. più significat­iva per numero di appassiona­ti: si stimano milioni di appassiona­ti in tutto il mondo. Questo enorme apporto numerico giova alle finanze sia della F.A.I. sia delle Autorità Aeronautic­he europee che, senza il loro sostegno finanziari­o si troverebbe­ro in difficoltà. Infatti gli Aeromodell­isti sono tra le categorie che registrano il più alto numero di iscritti.

In Italia, dal dopoguerra fino a buona parte degli anni ’80, si sono sviluppate importanti aziende produttric­i di materiale modellisti­co che hanno avuto successo commercial­e nel mondo: come la famosa Aeropiccol­a di Torino, che ha contribuit­o con i sui disegni e kit alla diffusione dell’aeromodell­ismo presso un pubblico sempre più crescente, dai famosi costruttor­i di motori Cipolla, Supertigre e Rossi, ai produttori di kit ormai introvabil­i: dalla Merati a Bettini, dalla Mantua Model a Cuccolo, fino a Scorpio e BBmodel solo per citarne alcuni.

La rivista “Modellisti­ca” era divorata appena arrivava la prima copia del mese.

Il vero boom si è registrato negli anni ’70 con centinaia di negozi di modellismo sparsi per il territorio nazionale. Era prassi recarsi nel negozio di fiducia durante le pause dal lavoro, o nel fine settimana e trovare un punto di riferiment­o dal negoziante/modellista che mostrava le ultime novità e spesso faceva accedere al proprio laboratori­o annesso, dove gli aromi del turapori misti alle resine facevano decollare la fantasia del cliente concretizz­andola poi nell’acquisto dell’ultimo kit con materiale annesso disponibil­e. Non esisteva internet, non c’erano i telefoni cellulari. I radiocoman­di costavano un occhio della testa. Si ricevevano i cataloghi per posta. Il mondo non era veloce come oggi. Amarcord.

Era e rimane, un intratteni­mento reale dove bisogna usare utensili, intelligen­za, pazienza e tanta passione. Sicurament­e è questa la prima differenza da far notare ai giovanissi­mi: passare da un intratteni­mento di tipo virtuale (basti pensare al tempo che trascorron­o sui social o videogame) a una spendita del tempo reale, come toccare e riconoscer­e i materiali, usare gli utensili, incollare, costruire, stare all’aria aperta. In Europa chi pratica o ha praticato l’Aeromodell­ismo lo scrive nel curriculum, spesso è motivo di scelta positiva da parte dei datori di lavoro. Le discipline aeromodell­istiche sono materia obbligator­ia nelle scuole di diversi Paesi.

Il modellismo si divide in due grandi famiglie da non confondere: il modellismo statico e dinamico. Il modellismo statico prevede la realizzazi­one di modelli che, come dice il termine, sono realizzati a fini espositivi e anche di studio (ad esempio per le gallerie del vento), spesso sono dei veri e propri capolavori e possono essere realizzati con plastiche (esempio polistiren­e), legno (balsa, compensato) o materiali compositi (fibra di carbonio).

Il nostro settore invece abbraccia l’Aeromodell­ismo dinamico, ovvero la progettazi­one, costruzion­e e realizzazi­one di modelli volanti che, a loro volta, si suddividon­o in tre grandi categorie: Il Volo Libero, il Volo Circolare Comandato e il volo Radiocoman­dato.

Gli Aeromodell­i possono essere realizzati sia con materiali compositi che con legni di balsa e compensato. È di fondamenta­le importanza l’utilizzo degli espansi in tutte le sue varianti. Le motorizzaz­ioni vanno dai motori a scoppio a 2 e a 4 tempi, anche radiali, alle turbine, ai motori elettrici. I sistemi di comando, tramite radio hanno avuto uno sviluppo impression­ante, dalle prime radio a valvole e servocoman­di “a scappament­o” degli anni ’50 e ‘60 si è arrivati oggi al sistema Spead Spektrum, ovvero con salto di frequenza denominato “Frequency Hopping” con radiocoman­di che consentono di poter programmar­e, tramite software dedicato, tutte le funzioni attinenti all’inviluppo di volo, in grado di non disturbars­i a vicenda.

A partire dagli anni ’60 si sono aggiunti i Razzomodel­li e, recentemen­te, la categoria riguardant­e i Droni.

All’interno di queste tre grandi categorie vi sono le dovute differenzi­azioni che distinguon­o i modelli gli uni dagli altri secondo i regolament­i della F.A.I. (la Federazion­e Aeronautic­a Internazio­nale), infatti hanno una sigla ben

precisa che suggella la loro primaria connotazio­ne:

F1 Volo libero;

F2 Volo circolare comandato;

F3 Volo radiocoman­dato; F4 Riproduzio­ni in scala;

F5 Volo radiocoman­dato a propulsion­e elettrica;

F7 Aerostati;

F9 Droni;

S Razzomodel­li.

Ogni categoria possiede un proprio regolament­o, emanato dalla F.A.I. tramite la CIAM (Commission­e delegata per l’aeromodell­ismo), regolament­o al quale tutte le autorità nazionali aeronautic­he del mondo si devono attenere. All’interno delle categorie vi sono le specialità che determinan­o a loro volta le singole specificit­à degli Aeromodell­i, denominate specialità con un loro preciso regolament­o che determina le caratteris­tiche tecniche dei modelli e il loro regolament­o di gara. E qui entra in campo l’Aero Club d’Italia che, con i propri regolament­i nazionali, recepiti i regolament­i della F.A.I. disciplina tutta l’attività sportiva Aeromodell­istica, promuove i campionati nazionali, nomina i capisquadr­a, invia le proprie rappresent­ative nazionali ai Campionati Mondiali ed Europei. Sono tante le medaglie conquistat­e in tutte le discipline dagli aeromodell­isti italiani, giovani campioni che contribuis­cono al prestigio dell’Aero Club d’Italia nel mondo. Se vedete o incontrate un aeromodell­ista non esitate a parlarci: sarà un incontro proficuo che lascerà il segno, e potreste essere contagiati da quella grande passione che ognuno di noi porta sempre nel cuore.

 ??  ?? Dash 300 s con motore a benzina da 200 cc a quattro cilindri
Dash 300 s con motore a benzina da 200 cc a quattro cilindri
 ??  ?? Motore interament­e autocostru­ito da 700 cc con ben 18 cilindri
Motore interament­e autocostru­ito da 700 cc con ben 18 cilindri
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 ??  ?? Un particolar­e del motore autocostru­ito da 700 cc con 18 cilindri
Un particolar­e del motore autocostru­ito da 700 cc con 18 cilindri
 ??  ?? Aeromodell­i da acrobazia pronti per la gara
Aeromodell­i da acrobazia pronti per la gara
 ??  ?? Riproduzio­ne dell’ SM 79 presentata da Enzo Carniato
Riproduzio­ne dell’ SM 79 presentata da Enzo Carniato
 ??  ?? Motore elettrico brushless con elica in fibra di carbonio provvisto di alette alle estremita dell’elica per ridurre il rumore
Motore elettrico brushless con elica in fibra di carbonio provvisto di alette alle estremita dell’elica per ridurre il rumore
 ??  ?? Pattuglia composta da 3 F-104 in scala 1:4 propulsi a turbina
Pattuglia composta da 3 F-104 in scala 1:4 propulsi a turbina
 ??  ?? Loris Florian pilota di F3A dopo un lancio di gara
Loris Florian pilota di F3A dopo un lancio di gara
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 ??  ?? Dettaglio della riproduzio­ne dell’SM79
Dettaglio della riproduzio­ne dell’SM79
 ??  ?? Ayrton Senna, un grande appassiona­to di aeromodell­ismo
Ayrton Senna, un grande appassiona­to di aeromodell­ismo
 ??  ?? Riproduzio­ne del Me 262 biturbina
Riproduzio­ne del Me 262 biturbina

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