Aeromodellismo un mondo fatto di passione studio e conoscenza
Se chiedete ad un aeromodellista cosa rappresenta per lui l’Aeromodellismo sicuramente vi sorriderà dicendo che è la sua passione da una vita e non potrebbe farne a meno. Subito dopo cercherà di trasmettervi il proprio entusiasmo descrivendovi minuziosamente i propri modelli o facendovi visitare il proprio laboratorio, vi inviterà in campo volo, vi farà entrare nel suo mondo, cercherà di coinvolgervi e trascinarvi in una delle più creative, straordinarie, entusiasmanti e meravigliose attività che il mondo aeronautico conosca.
Un mondo fatto di passione, studio e conoscenza.
Vi dirà inoltre che c’è stato un preciso momento, così come nella vita di ognuno di noi, durante l’adolescenza, o persino prima, in tenera età, in cui ha sentito dentro di sé il nascere di una passione che, crescendo piano piano, è diventata parte integrante del proprio modo di vivere portandolo definitivamente alla decisione di dedicarsi al mondo del volo, radicandolo stabilmente nell’animo.
Questa decisione, che ha caratterizzato importanti carriere aeronautiche, è avvenuta anche attraverso la realizzazione di un aeromodello. L’Aeromodellismo non è un gioco, è semmai una importante disciplina formativa e sportiva che accomuna molteplici lati scientifici: dall’aerodinamica alla chimica, alla fisica, alla tecnica costruttiva, meccanica ed elettronica. Insegna a risolvere problemi. Forma la mente, abitua a stare insieme, insegna il confronto. Gli aeromodellisti hanno generalmente una grande preparazione tecnico-costruttiva e un bagaglio di conoscenze che spazia a 360°, e spesso sono in grado di risolvere costruttivamente e razionalmente problemi ritenuti insormontabili dai comuni mortali. Conoscono i materiali come nessuno.
Chi ha praticato e pratica l’Aeromodellismo, così come tutte le altre discipline aeronautiche, ha sicuramente una marcia in più, un “quid” intellettuale che fa la differenza. L’aeromodellista ha sempre una soluzione ai problemi poiché li vede in forma diversa.
È profondamente sbagliato e fuorviante il concetto di chi pensa che gli aeromodellisti siano dei bambini non cresciuti che giocano con gli aeroplanini, è come dire che chi possiede un ultraleggero o un campo volo è per forza milionario. Sono luoghi comuni da evitare.
Scambiare l’Aeromodellismo e il modellismo in generale per un gioco e un passatempo, è sinonimo di superficialità e ignoranza. Sfatiamo il mito che l’aeromodellista sia un aviatore mancato. Molti sono gli aeromodellisti che pilotano ogni aeroplano: dagli ultraleggeri ai 747. Costoro si sentono aeromodellisti a tempo pieno e piloti a tempo parziale. Un illustre comandante di una nota compagnia di bandiera, aeromodellista appassionato, afferma che è più difficile per lui compiere acrobazie con il modello senza romperlo che far atterrare il suo 747 a Hong Kong.
L’Aerodellismo svolge inoltre un’importantissima funzione sociale: forma i giovani attraverso un’attività manuale all’aria aperta, aggrega e accoglie la terza età offrendo loro un trascorrere del tempo costruttivo e piacevole. Basta frequentare un campo di volo aeromodellistico per rendersene conto. Allora ci si accorge che gli aeromodellisti più anziani vengono trattati con rispetto e deferenza, specie dai più giovani che vedono in loro un pozzo di conoscenze dal quale attingere a piene mani. Spesso gli aeromodellisti sono generosi: la storia aeromodellistica italiana è piena di aneddoti. È prassi consolidata regalare del materiale, anche costoso, a chi non ha la possibilità di acquistarlo. Lega indissolubilmente i padri ai figli.
È significativo inoltre registrare che, negli Aero Club italiani che svolgono discipline aeromodellistiche, vige una fratellanza che travalica le fasce di età e il ceto sociale: tutti sono pronti ad aiutarsi a vicenda sia nelle attività di volo come in quelle della vita.
L’uomo ha sempre sognato di volare, imitando il volo degli uccelli. L’aeromodellismo è nato prima del volo dei fratelli Wright. È una linea temporale che parte dai tempi di Leonardo da Vinci fino ai nostri giorni, accarezzando soavemente e toccando tutti i secoli, arricchendoli di sviluppi scientifici che hanno contribuito allo sviluppo delle conoscenze aeronautiche.
Cayley, Lilienthal, Wrights, Levasseur, Blériot, Ferber, Farman e Messerschmitt solo per citarne alcuni, costruirono e utilizzarono i propri aeromodelli per testare le soluzioni progettuali. Il primo uomo sulla luna, Neil Armstrong, era un appassionato aeromodellista, così come il leggendario pilota Ayrton Senna. L’elenco dei personaggi
famosi, aeromodellisti, è infinito. Subito dopo la nascita dell’Aero Club d’Italia nel 1911, e successivamente con l’istituzione tramite il Regio Decreto n°1452 in Ente Morale il 23 luglio 1926, i nostri padri fondatori dettero una enorme importanza alla disciplina dell’Aeromodellismo.
Infatti, a partire dal 1930, sotto spinta del corpo degli “Aerferi” ormai decaduto (che troviamo costituito all’art.79 del Regio Decreto il 23/07/1926 composto dai rappresentanti nominati dalla sede romana di AeCI presso le singole località con il compito di sviluppare la cultura aeronautica dell’Aero Club), fu istituito l’Attestato di Aeromodellista, rilasciato dall’Aero Club d’Italia, ottenuto al termine di un percorso formativo teorico e pratico rivolto ai giovani, con l’obiettivo di far avvicinare le nuove generazioni al mondo aeronautico attraverso la progettazione, la costruzione e la realizzazione di modelli volanti. Si creava così un’economia sociale che, attraverso la comunità aeromodellistica nazionale dell’Aero Club d’Italia, accompagnava i ragazzi, spesso cresciuti in un mondo difficile e rurale, ad ambire a un percorso di vita e di lavoro. Forniva loro un obiettivo e un futuro. Diventare Pilota, Navigatore, Motorista, Meccanico, Cartografo, Elettricista, Tappezziere o Ingegnere Aeronautico e altri mestieri tecnici, rappresentava l’apice di questo percorso, senza distinzioni di classe e appartenenza sociale.
Era il senso del grembiule e della divisa di lavoro, uguale per tutti poiché il bambino povero che non poteva permettersi l’abito costoso era uguale al bimbo di buona famiglia. Nessuna distinzione, contava la capacità. Assicurava inoltre un passaporto privilegiato per l’ingresso al concorso in Accademia Aeronautica (all’epoca a Caserta). Tutti, al termine del corso di aeromodellismo, potevano sfoggiare con orgoglio le piccole Aquile d’oro, simbolo dell’Aero Club d’Italia, e il loro Attestato, cementando così lo spirito di appartenenza alla prestigiosa Istituzione. Anche l’Istituto Luce conserva nei suoi archivi numerose testimonianze di come l’Aeromodellismo rivestisse una particolare importanza per l’educazione dei giovani. In particolare il cortometraggio “Le Prime Ali” del 1943 con la regia di Ugo Saitta, noto documentarista siciliano, con soggetto di Gastone Martini e la fotografia di Francesco Attenni, racconta le avventure di due ragazzi alle prese con una gara di Aeromodelli che, grazie alla Scuola di Aeromodellismo, riescono a conquistare l’agognato trofeo.“Non vedevamo l’ora di
andare alla Scuola di Aeromodellismo” raccontava un Aeromodellista oramai scomparso - “per noi, e i tanti ragazzi che arrivavano dalle campagne e dalle periferie, era un momento magico, eravamo sopraffatti dal profumo della colla, dai legni, dagli attrezzi e materiali, e ve ne erano in abbondanza, i nostri Maestri facevano lezione di aerodinamica, di officina, si costruiva da mattina a sera, avevamo matite e fogli, carta vetro e pennelli. L’essenza del tendicarta riempiva l’aria. Costruivamo macchine volanti. Rappresentava una parte importante della giornata, la più attesa, intrisa di magica bellezza. Inoltre, si pranzava tutti insieme e, a volte, i miei compagni mangiavano a più non posso per non cenare la sera, gravando sulla famiglia. Il pomeriggio facevamo volare le nostre creazioni: che emozione! Alcuni si libravano nel tiepido sole pomeridiano: vola! E tutti a seguire, con lo sguardo e il naso all’insù con il battito accelerato, il riflesso della luce sulle bianche ali che diventavano sempre più piccole… piccole… faceva quota! Quando poi il modello atterrava seguiva una corsa a perdifiato fino al recupero per verificare che non avesse avuto danni, con orgoglio il costruttore lo mostrava a tutti, toccandolo con la delicatezza con cui si solleva un neonato, e mostrava con orgoglio la sua creatura ai compagni: è integro! Seguivano applausi e abbracci di complimento per la riuscita. La Scuola di Aeromodellismo mi ha accompagnato tutta la vita”. Durante la guerra scampò al massacro degli italiani in Grecia. Divenne un importante ingegnere, si stabili a Cagliari, praticò l’aeromodellismo fino al termine della sua vita, insegnandolo a tanti giovani con passione e amore. Fu anche Caposquadra AeCI F3B “Wakefield”. A Taft (USA) nel 1979, L’Italia vinse l’oro a squadre sotto la sua supervisione. Si chiamava Giulio Marini.
Questo importantissimo aspetto, fondato sull’uguaglianza, si è tramandato fino ad oggi. Fa parte del DNA degli aeromodellisti. È interessante notare che, psicologicamente, l’aeromodellista è appassionato di tutte le discipline inerenti al volo, mentre a volte, chi pratica una sola disciplina del mondo aeronautico, e non ha praticato l’aeromodellismo, si limita solo ad essa. E’ significativo constatare che, quando due aeromodellisti si incontrano scatta immediatamente un reciproco interesse, spesso sfocia in amicizia dopo conversazioni interminabili: se udite da un profano, potrebbero far pensare a codici segreti indecifrabili e argomenti inverosimili.
L’alfabetizzazione aeronautica e la nascita di una cultura scientifica legata all’aviazione, fu il faro costituente dei
padri fondatori dell’Aero Club d’Italia che vedevano, giustamente e a ragione, nell’aeromodellismo una chiave di lettura importante e fondamentale.
Molti piloti e ingegneri che hanno costellato la storia dell’Aero Club d’Italia e dell’aeronautica civile e militare, hanno iniziato a muovere i primi passi proprio grazie all’Aeromodellismo che oggi è soprattutto la disciplina F.A.I. più significativa per numero di appassionati: si stimano milioni di appassionati in tutto il mondo. Questo enorme apporto numerico giova alle finanze sia della F.A.I. sia delle Autorità Aeronautiche europee che, senza il loro sostegno finanziario si troverebbero in difficoltà. Infatti gli Aeromodellisti sono tra le categorie che registrano il più alto numero di iscritti.
In Italia, dal dopoguerra fino a buona parte degli anni ’80, si sono sviluppate importanti aziende produttrici di materiale modellistico che hanno avuto successo commerciale nel mondo: come la famosa Aeropiccola di Torino, che ha contribuito con i sui disegni e kit alla diffusione dell’aeromodellismo presso un pubblico sempre più crescente, dai famosi costruttori di motori Cipolla, Supertigre e Rossi, ai produttori di kit ormai introvabili: dalla Merati a Bettini, dalla Mantua Model a Cuccolo, fino a Scorpio e BBmodel solo per citarne alcuni.
La rivista “Modellistica” era divorata appena arrivava la prima copia del mese.
Il vero boom si è registrato negli anni ’70 con centinaia di negozi di modellismo sparsi per il territorio nazionale. Era prassi recarsi nel negozio di fiducia durante le pause dal lavoro, o nel fine settimana e trovare un punto di riferimento dal negoziante/modellista che mostrava le ultime novità e spesso faceva accedere al proprio laboratorio annesso, dove gli aromi del turapori misti alle resine facevano decollare la fantasia del cliente concretizzandola poi nell’acquisto dell’ultimo kit con materiale annesso disponibile. Non esisteva internet, non c’erano i telefoni cellulari. I radiocomandi costavano un occhio della testa. Si ricevevano i cataloghi per posta. Il mondo non era veloce come oggi. Amarcord.
Era e rimane, un intrattenimento reale dove bisogna usare utensili, intelligenza, pazienza e tanta passione. Sicuramente è questa la prima differenza da far notare ai giovanissimi: passare da un intrattenimento di tipo virtuale (basti pensare al tempo che trascorrono sui social o videogame) a una spendita del tempo reale, come toccare e riconoscere i materiali, usare gli utensili, incollare, costruire, stare all’aria aperta. In Europa chi pratica o ha praticato l’Aeromodellismo lo scrive nel curriculum, spesso è motivo di scelta positiva da parte dei datori di lavoro. Le discipline aeromodellistiche sono materia obbligatoria nelle scuole di diversi Paesi.
Il modellismo si divide in due grandi famiglie da non confondere: il modellismo statico e dinamico. Il modellismo statico prevede la realizzazione di modelli che, come dice il termine, sono realizzati a fini espositivi e anche di studio (ad esempio per le gallerie del vento), spesso sono dei veri e propri capolavori e possono essere realizzati con plastiche (esempio polistirene), legno (balsa, compensato) o materiali compositi (fibra di carbonio).
Il nostro settore invece abbraccia l’Aeromodellismo dinamico, ovvero la progettazione, costruzione e realizzazione di modelli volanti che, a loro volta, si suddividono in tre grandi categorie: Il Volo Libero, il Volo Circolare Comandato e il volo Radiocomandato.
Gli Aeromodelli possono essere realizzati sia con materiali compositi che con legni di balsa e compensato. È di fondamentale importanza l’utilizzo degli espansi in tutte le sue varianti. Le motorizzazioni vanno dai motori a scoppio a 2 e a 4 tempi, anche radiali, alle turbine, ai motori elettrici. I sistemi di comando, tramite radio hanno avuto uno sviluppo impressionante, dalle prime radio a valvole e servocomandi “a scappamento” degli anni ’50 e ‘60 si è arrivati oggi al sistema Spead Spektrum, ovvero con salto di frequenza denominato “Frequency Hopping” con radiocomandi che consentono di poter programmare, tramite software dedicato, tutte le funzioni attinenti all’inviluppo di volo, in grado di non disturbarsi a vicenda.
A partire dagli anni ’60 si sono aggiunti i Razzomodelli e, recentemente, la categoria riguardante i Droni.
All’interno di queste tre grandi categorie vi sono le dovute differenziazioni che distinguono i modelli gli uni dagli altri secondo i regolamenti della F.A.I. (la Federazione Aeronautica Internazionale), infatti hanno una sigla ben
precisa che suggella la loro primaria connotazione:
F1 Volo libero;
F2 Volo circolare comandato;
F3 Volo radiocomandato; F4 Riproduzioni in scala;
F5 Volo radiocomandato a propulsione elettrica;
F7 Aerostati;
F9 Droni;
S Razzomodelli.
Ogni categoria possiede un proprio regolamento, emanato dalla F.A.I. tramite la CIAM (Commissione delegata per l’aeromodellismo), regolamento al quale tutte le autorità nazionali aeronautiche del mondo si devono attenere. All’interno delle categorie vi sono le specialità che determinano a loro volta le singole specificità degli Aeromodelli, denominate specialità con un loro preciso regolamento che determina le caratteristiche tecniche dei modelli e il loro regolamento di gara. E qui entra in campo l’Aero Club d’Italia che, con i propri regolamenti nazionali, recepiti i regolamenti della F.A.I. disciplina tutta l’attività sportiva Aeromodellistica, promuove i campionati nazionali, nomina i capisquadra, invia le proprie rappresentative nazionali ai Campionati Mondiali ed Europei. Sono tante le medaglie conquistate in tutte le discipline dagli aeromodellisti italiani, giovani campioni che contribuiscono al prestigio dell’Aero Club d’Italia nel mondo. Se vedete o incontrate un aeromodellista non esitate a parlarci: sarà un incontro proficuo che lascerà il segno, e potreste essere contagiati da quella grande passione che ognuno di noi porta sempre nel cuore.