QUANTO SEI DISPOSTO A CREDERE ALLE AZIENDE IN UN MOMENTO DI POTENZIALE CRISI REPUTAZIONALE?*
(*) Dati Ipsos Global Reputation Centre
Carrefour ha, per esempio, sperimentato con successo l’utilizzo della blockchain per controllare la filiera del pollame. Un esperimento avviato in Francia, con la filiera del pollo d’Auvergne, con l’obiettivo di allargare la sperimentazione anche ad altre categorie merceologiche e aree geografiche. In Italia il progetto è stato presentato lo scorso ottobre.
L’utilizzo della blockchain permette di controllare la sicurezza degli alimenti, di tracciarli e di intervenire sulle modalità in cui vengono prodotti, trasformati, distribuiti e consumati. Il beneficio ultimo è la tracciabilità di un’intera filiera, dall’origine fino al consumatore, con l’obiettivo di garantire piena trasparenza e riconquistare così la fiducia del cliente.
Il sistema blockchain si basa infatti su un database distribuito accessibile a tutti e soprattutto immutabile, grazie a certificati digitali che assicurano l’univocità e validità del dato registrato. Si ha quindi la garanzia che le informazioni collegate a un alimento, a partire dall’origine, non siano alterate artificiosamente, ma siano sicure e veritiere.
L’interesse per questa nuova tecnologia è vivo, e diverse aziende la stanno già sperimentando poiché intravedono gli enormi vantaggi che potrebbe assicurare all’intera filiera produttiva. Per chi produce gli alimenti è una rassicurazione, perché garantisce la possibilità di identificare immediatamente qualsiasi tentativo di immettere in distribuzione
cibo che non risponde ai valori indicati in etichetta. Ai negozianti offre la possibilità di gestire in modo più rapido ed efficiente il richiamo di prodotti che possono essere stati erroneamente immessi sugli scaffali. Permette, per esempio, di richiamare specifici lotti produttivi, intervenendo su determinati prodotti, senza dover svuotare gli scaffali alla cieca da intere categorie di prodotto. Se nel recente caso delle uova al Fipronil fosse stata utilizzata la blockchain, sarebbe stato possibile perlomeno capire su quali scaffali erano finite quelle contaminate, eliminandole tempestivamente dalla grande distribuzione.
Per i consumatori finali, la tecnologia determina una trasparenza rassicurante: quello che è scritto sull’etichetta è effettivamente ciò che si trova nell’alimento. Per citare un caso concreto, acquistando un petto di pollo i consumatori avranno la possibilità di sapere chi è l’allevatore, che alimentazione ha ricevuto l’animale o, ancora, quando e dove è stato abbattuto. Oggi questo non è possibile perché, sebbene la quantità di informazioni disponibili al consumatore sia potenzialmente enorme, c’è un’asimmetria informativa che impedisce al consumatore di accertare la veridicità dei dati al momento dell’acquisto.
Ma come funziona la blockchain? È stata creata come un libro mastro decentralizzato che registra le informazioni in modo che non possano essere alterate successivamente. Benché a oggi sia perlopiù associata alle criptovalute, sta mostrando enormi potenzialità anche nel facilitare la tracciabilità delle filiere produttive, in quanto è una piattaforma aperta le cui regole devono essere rispettate da tutti gli operatori. In altre parole il consumatore finale, grazie a dei semplici codici QR, è in grado di risalire all’intera storia di un prodotto, verificando quindi in diretta l’attendibilità di un claim come, per citare un classico, l’origine italiana. Una generica affermazione sull’etichetta di un prodotto (senza zucchero, senza olio di palma, organico, biologico…) non
basta più a differenziare un prodotto e a rassicurare pienamente il consumatore finale. Il serio utilizzo della blockchain potrebbe rafforzare la credibilità di certe affermazioni, con riverberi assolutamente positivi in termini di fedeltà dei clienti. Beneficio non secondario è la conseguente maggior sicurezza alimentare: applicare la tecnologia blockchain all’intero settore agroalimentare potrebbe contribuire ad aumentare le garanzie sugli alimenti che portiamo in tavola.
La blockchain applicata al settore agroalimentare ha potenzialità non ancora del tutto esplorate. A oggi molte multinazionali ne stanno sperimentando l’applicazione per controllare meglio il proprio iter produttivo e renderlo il più cristallino possibile agli occhi dei consumatori. Ma c’è di più: potrebbe essere uno strumento utile anche per le piccole imprese di cui è ricco il nostro territorio, che avrebbero così la possibilità di certificare la qualità dei propri prodotti. Quel che è certo è che siamo davanti a una tecnologia capace di inaugurare nuove modalità di fare impresa, ma che darà anche più possibilità ai consumatori consapevoli di essere attori protagonisti delle nostre scelte alimentari.