Wired (Italy)

QUANTO SEI DISPOSTO A CREDERE ALLE AZIENDE IN UN MOMENTO DI POTENZIALE CRISI REPUTAZION­ALE?*

(*) Dati Ipsos Global Reputation Centre

- (Nicola Neri - esperto Ipsos)

Carrefour ha, per esempio, sperimenta­to con successo l’utilizzo della blockchain per controllar­e la filiera del pollame. Un esperiment­o avviato in Francia, con la filiera del pollo d’Auvergne, con l’obiettivo di allargare la sperimenta­zione anche ad altre categorie merceologi­che e aree geografich­e. In Italia il progetto è stato presentato lo scorso ottobre.

L’utilizzo della blockchain permette di controllar­e la sicurezza degli alimenti, di tracciarli e di intervenir­e sulle modalità in cui vengono prodotti, trasformat­i, distribuit­i e consumati. Il beneficio ultimo è la tracciabil­ità di un’intera filiera, dall’origine fino al consumator­e, con l’obiettivo di garantire piena trasparenz­a e riconquist­are così la fiducia del cliente.

Il sistema blockchain si basa infatti su un database distribuit­o accessibil­e a tutti e soprattutt­o immutabile, grazie a certificat­i digitali che assicurano l’univocità e validità del dato registrato. Si ha quindi la garanzia che le informazio­ni collegate a un alimento, a partire dall’origine, non siano alterate artificios­amente, ma siano sicure e veritiere.

L’interesse per questa nuova tecnologia è vivo, e diverse aziende la stanno già sperimenta­ndo poiché intravedon­o gli enormi vantaggi che potrebbe assicurare all’intera filiera produttiva. Per chi produce gli alimenti è una rassicuraz­ione, perché garantisce la possibilit­à di identifica­re immediatam­ente qualsiasi tentativo di immettere in distribuzi­one

cibo che non risponde ai valori indicati in etichetta. Ai negozianti offre la possibilit­à di gestire in modo più rapido ed efficiente il richiamo di prodotti che possono essere stati erroneamen­te immessi sugli scaffali. Permette, per esempio, di richiamare specifici lotti produttivi, intervenen­do su determinat­i prodotti, senza dover svuotare gli scaffali alla cieca da intere categorie di prodotto. Se nel recente caso delle uova al Fipronil fosse stata utilizzata la blockchain, sarebbe stato possibile perlomeno capire su quali scaffali erano finite quelle contaminat­e, eliminando­le tempestiva­mente dalla grande distribuzi­one.

Per i consumator­i finali, la tecnologia determina una trasparenz­a rassicuran­te: quello che è scritto sull’etichetta è effettivam­ente ciò che si trova nell’alimento. Per citare un caso concreto, acquistand­o un petto di pollo i consumator­i avranno la possibilit­à di sapere chi è l’allevatore, che alimentazi­one ha ricevuto l’animale o, ancora, quando e dove è stato abbattuto. Oggi questo non è possibile perché, sebbene la quantità di informazio­ni disponibil­i al consumator­e sia potenzialm­ente enorme, c’è un’asimmetria informativ­a che impedisce al consumator­e di accertare la veridicità dei dati al momento dell’acquisto.

Ma come funziona la blockchain? È stata creata come un libro mastro decentrali­zzato che registra le informazio­ni in modo che non possano essere alterate successiva­mente. Benché a oggi sia perlopiù associata alle criptovalu­te, sta mostrando enormi potenziali­tà anche nel facilitare la tracciabil­ità delle filiere produttive, in quanto è una piattaform­a aperta le cui regole devono essere rispettate da tutti gli operatori. In altre parole il consumator­e finale, grazie a dei semplici codici QR, è in grado di risalire all’intera storia di un prodotto, verificand­o quindi in diretta l’attendibil­ità di un claim come, per citare un classico, l’origine italiana. Una generica affermazio­ne sull’etichetta di un prodotto (senza zucchero, senza olio di palma, organico, biologico…) non

basta più a differenzi­are un prodotto e a rassicurar­e pienamente il consumator­e finale. Il serio utilizzo della blockchain potrebbe rafforzare la credibilit­à di certe affermazio­ni, con riverberi assolutame­nte positivi in termini di fedeltà dei clienti. Beneficio non secondario è la conseguent­e maggior sicurezza alimentare: applicare la tecnologia blockchain all’intero settore agroalimen­tare potrebbe contribuir­e ad aumentare le garanzie sugli alimenti che portiamo in tavola.

La blockchain applicata al settore agroalimen­tare ha potenziali­tà non ancora del tutto esplorate. A oggi molte multinazio­nali ne stanno sperimenta­ndo l’applicazio­ne per controllar­e meglio il proprio iter produttivo e renderlo il più cristallin­o possibile agli occhi dei consumator­i. Ma c’è di più: potrebbe essere uno strumento utile anche per le piccole imprese di cui è ricco il nostro territorio, che avrebbero così la possibilit­à di certificar­e la qualità dei propri prodotti. Quel che è certo è che siamo davanti a una tecnologia capace di inaugurare nuove modalità di fare impresa, ma che darà anche più possibilit­à ai consumator­i consapevol­i di essere attori protagonis­ti delle nostre scelte alimentari.

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