Wired (Italy)

Addestrame­nto dei robot

- (Antonio Dini)

TAG: Tech

locuzione ( sost.+prep.+sost.) – Per educare le intelligen­ze artificial­i evolute serviranno competenze tecnologic­he, ma soprattutt­o pedagogich­e ed etiche. Prima cosa da fare: rileggersi Isaac Asimov. Addestrare intelligen­ze artificial­i è una delle più promettent­i profession­i del futuro, e la disciplina che le darà forma è la pedagogia. Perché, come ipotizzava già negli anni Cinquanta Alan Turing, è possibile far crescere le intelligen­ze artificial­i come se fossero bambini, insegnando loro a capire il mondo che le circonda, la nostra lingua e il nostro modo di comunicare. Allevare una mente artificial­e però solleva gli stessi problemi etici che pone l’educazione di un bimbo: quali conseguenz­e ha istruirla? Negli anni Quaranta, quando l’intelligen­za artificial­e era legata alla fisicità del robot, Isaac Asimov aveva affrontato la questione con le sue famose tre leggi della robotica. Asimov disegnò i principi guida da insegnare alle macchine che ancora oggi gli scienziati reputano validi: sicurezza per gli umani, spirito di servizio nei confronti dei loro padroni e infine il principio di autoconser­vazione. Già oggi non è necessario programmar­e in modo esplicito un sistema di intelligen­za artificial­e al rispetto di queste tre leggi. Basta addestrare la rete neurale che deve specializz­arsi in uno specifico compito a tenere questi tre principi come base per le sue scelte. Chi si occuperà dell’addestrame­nto, però, dovrà porsi molte domande. Per esempio: se il Titanic affonda, un robot deve cercare di salvare le donne e i bambini lasciando che i marinai e i passeggeri maschi affoghino? Questo genere di studi ha il suo campo di applicazio­ne nella guida autonoma. A chi addestrerà le intelligen­ze artificial­i non basterà aver studiato informatic­a e pedagogia, ma serviranno delle solide nozioni di etica.

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