Addestramento dei robot
TAG: Tech
locuzione ( sost.+prep.+sost.) – Per educare le intelligenze artificiali evolute serviranno competenze tecnologiche, ma soprattutto pedagogiche ed etiche. Prima cosa da fare: rileggersi Isaac Asimov. Addestrare intelligenze artificiali è una delle più promettenti professioni del futuro, e la disciplina che le darà forma è la pedagogia. Perché, come ipotizzava già negli anni Cinquanta Alan Turing, è possibile far crescere le intelligenze artificiali come se fossero bambini, insegnando loro a capire il mondo che le circonda, la nostra lingua e il nostro modo di comunicare. Allevare una mente artificiale però solleva gli stessi problemi etici che pone l’educazione di un bimbo: quali conseguenze ha istruirla? Negli anni Quaranta, quando l’intelligenza artificiale era legata alla fisicità del robot, Isaac Asimov aveva affrontato la questione con le sue famose tre leggi della robotica. Asimov disegnò i principi guida da insegnare alle macchine che ancora oggi gli scienziati reputano validi: sicurezza per gli umani, spirito di servizio nei confronti dei loro padroni e infine il principio di autoconservazione. Già oggi non è necessario programmare in modo esplicito un sistema di intelligenza artificiale al rispetto di queste tre leggi. Basta addestrare la rete neurale che deve specializzarsi in uno specifico compito a tenere questi tre principi come base per le sue scelte. Chi si occuperà dell’addestramento, però, dovrà porsi molte domande. Per esempio: se il Titanic affonda, un robot deve cercare di salvare le donne e i bambini lasciando che i marinai e i passeggeri maschi affoghino? Questo genere di studi ha il suo campo di applicazione nella guida autonoma. A chi addestrerà le intelligenze artificiali non basterà aver studiato informatica e pedagogia, ma serviranno delle solide nozioni di etica.