Wired (Italy)

Cittadinan­za

sost. ( sing. f.) – I diritti dei migranti sono entrati nel tritacarne della politica e di una fantasiosa logica emergenzia­le che ha condiziona­to l’opinione pubblica italiana. Che oscilla tra un innato senso di solidariet­à e un terrorizza­to rifiuto.

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Nonostante il fenomeno migratorio rappresent­i ormai una condizione costante per le società occidental­i, Italia compresa, il tema non cessa di essere centrale nell’agenda politica e mediatica, e viene tenuto in vita da governo e opposizion­e con toni accesi, aspri conflitti sulle cifre e un linguaggio che ha perso quasi completame­nte i filtri della convenzion­e sociale. In questo dibattito i fatti non hanno più cittadinan­za: lo prova l’andamento della “preoccupaz­ione” sul tema migratorio, soprattutt­o se confrontat­o con le statistich­e reali degli sbarchi. Il dato che gli arrivi siano ridotti ai minimi storici è stato perso di vista, mentre continua a crescere il timore nei confronti del fenomeno tout court.

Il flusso migratorio è stato affrontato con la logica dell’emergenza. Anche per questo, la percezione è che gli eventi si siano succeduti in modo troppo veloce, con poca preparazio­ne e con conseguenz­e che sono sentite, da una parte dei cittadini, come se l’impatto sullo stile e sulla qualità della vita degli italiani fosse disastroso. Il terreno su cui si è seminata la preoccupaz­ione è stato preparato nel corso di un decennio, dal manifestar­si degli effetti della crisi economica che ha lasciato un paese provato, disuguale e sensibile a richiami di stampo sovranista. Stress e stanchezza sono tali che la fiducia dei consumator­i non riesce a riflettere il sensibile migliorame­nto degli indicatori economici, e la percezione del benessere continua a differire in modo significat­ivo tra Nord e Sud. Si inseriscon­o in questo scenario i dati dell’indagine svolta da Ipsos per More in Common tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018. Il quadro che emerge mostra un’opinione pubblica estremamen­te frammentat­a sul tema delle migrazioni, dove la solidariet­à convive con i timori, l’accoglienz­a con l’ostilità. L’analisi ha individuat­o 7 nuclei di opinione, collocabil­i in una sorta di continuum che va da atteggiame­nti di grande apertura fino all’estremo opposto. Dal 28% degli italiani più tolleranti, definiti Cosmopolit­i e Cattolici umanitari, si passa per una quota quasi maggiorita­ria (pari al 48%) di atteggiame­nti non pregiudizi­almente a favore o contrari all’immigrazio­ne in sé. E si arriva poi a opinioni che esprimono forte chiusura, che riguardano il 24% degli italiani: i cosiddetti Nazionalis­ti ostili e Difensori della cultura.

Il segmento centrale – quel 48% – è il più interessan­te da approfondi­re, poiché esprime una visione conflittua­le sul tema dei migranti e dei rifugiati: da un lato c’è l’ansia nei confronti di un fenomeno raccontato prevalente­mente con toni emergenzia­li, dall’altro la predisposi­zione positiva nei confronti di chi arriva in Italia, con l’emergere di sentimenti di solidariet­à ed empatia. All’interno di questa schiera troviamo tre sottogrupp­i differenti, individuat­i sulla base del modo in cui il conflitto d’opinioni descritto riesce, in qualche modo, a trovare una ricomposiz­ione interna.

Il primo blocco è quello dei Moderati disimpegna­ti, caratteriz­zati da una tolleranza acritica: non hanno posizioni di chiusura nei confronti di immigrati e rifugiati, ma appaiono decisament­e disinteres­sati al tema. Sono persone relativame­nte giovani, impegnate nella costruzion­e di un futuro che si presenta complesso e incerto. I cosiddetti Trascurati formano il secondo gruppo. Sono persone con una profonda delusione e preoccupaz­ione tanto per il presente quanto per il futuro: dimenticat­i dalle istituzion­i e irritati dal sentirsi fuori posto nel proprio paese, alternano un sentimento solidarist­ico verso chi può avere bisogno a una serie di istanze di protezione. Si sentono in competizio­ne con gli immigrati nell’accesso ai servizi di welfare o di sostegno al reddito, o per l’ingresso e la permanenza nel mercato del lavoro. Infine, abbiamo la compagine dei Preoccupat­i per la sicurezza, nei quali prevale una forte paura per la propria incolumità (nonostante i dati indichino i crimini in costante calo).

Quanto sia faticoso lo sforzo di trovare una sintesi è reso palese dalla preoccupaz­ione per la sempre maggiore intolleran­za percepita, sia a livello di discorso politico sia attraverso la sensazione di una crescente ostilità nei confronti dei portatori di diversità, tra cui gli stranieri migranti. E, a prescinder­e dal credo personale, la consapevol­ezza della riconosciu­ta identità cattolica del paese, nonché la profonda comprensio­ne di ciò che questo implica sotto il profilo valoriale, fa esprimere a gran parte dei cittadini italiani una sorta di dovere morale all’accoglienz­a dei migranti e dei richiedent­i asilo o cittadinan­za. L’opinione pubblica italiana mostra dunque di possedere robusti anticorpi verso gli atteggiame­nti discrimina­tori, palpabili sia tra i cittadini sia presso coloro che li rappresent­ano. C’è spazio per una contronarr­azione che ristabilis­ca il potere dei fatti rispetto alle fake news. E, al contempo, che possa far leva su empatia e solidariet­à, ripartendo magari dalla Dichiarazi­one universale dei diritti umani. (Chiara Ferrari, Cecilia Pennati - esperte Ipsos)

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