Economia circolare
È un paradigma produttivo inedito che trasforma gli scarti in materie prime destinate a nuovi utilizzi. Il caso di un’azienda italiana.
Emissioni e rifiuti. Sono sostanzialmente queste le forme di inquinamento che minacciano il pianeta. Le prime perché il loro accumulo nell’atmosfera è la causa del riscaldamento globale. I secondi non solo perché contribuiscono alle emissioni di CO2, ma anche perché oggi solo il 19% dei rifiuti a livello globale viene riciclato. Per uscire da questo orizzonte negativo, è necessario un cambio di paradigma. Bisogna fare il salto dall’idea di un modello di crescita lineare, che passa attraverso le fasi di produzione, consumo e scarto, a un’economia circolare. Che lavori innanzitutto sugli scarti, trasformandoli in materie prime da mettere a disposizione della produzione, riducendo l’utilizzo di nuove materie prime e nel contempo le emissioni inquinanti connesse alla loro estrazione. Un nuovo modello economico che Eni sta già applicando in diverse fasi dei propri processi aziendali. Uno sforzo iniziato sei anni fa, sul quale l'azienda ha investito 5 miliardi di euro e che proseguirà nei prossimi anni. Si tratta di un impegno cruciale per il futuro del pianeta che, specie in un paese povero di materie prime come l’Italia, trae la sua forza dalla tecnologia e dalla ricerca scientifica. Il cambiamento promosso dall’azienda italiana è iniziato dalla raffineria di Venezia, trasformata in una bioraffineria, un impianto che produce carburanti da materia prima di seconda generazione. Nello specifico rifiuti, oli esausti da frittura, grassi animali e vegetali. L’azienda ha anche sviluppato una tecnologia che trasforma la frazione organica dei rifiuti in olio combustibile, materia prima per le bioraffinerie. A Gela è in fase di realizzazione il primo impianto pilota da 40 tonnellate l’anno, mentre prossimamente a Ravenna ne sorgerà uno da 4mila tonnellate. Il futuro dell’economia circolare passa anche dalla chimica, cruciale nella gestione dei rifiuti. In particolare Eni si sta concentrando sulle plastiche, per esempio recuperando il polistirene per utilizzarlo allo scopo di isolare termicamente le abitazioni. I rifiuti plastici indifferenziati vengono invece convertiti in idrogeno da impiegare nelle bioraffinerie. Non solo: è in fase si sviluppo la produzione di gomma naturale a partire dal guayule, una pianta che cresce nelle zone desertiche del Centro America. Un percorso di circolarità che coinvolge anche l’utilizzo intelligente delle superfici: Eni sta trasformando oltre 4mila ettari di terreni, utilizzati in passato come discariche, in centrali energetiche, attraverso l’installazione di pannelli solari: l’obiettivo è arrivare a 220 megawatt di potenza entro il 2021.