Episodi standalone
Puntate che rompono il plot delle serie tv concentrandosi su singoli personaggi o temi laterali. Sono l’avanguardia di uno storytelling televisivo che si sta rapidamente adattando alla fruizione destrutturata introdotta dalle piattaforme di streaming.
Il sesto episodio della quinta stagione di BoJack Horseman, su Netflix dallo scorso settembre, è un lungo monologo del protagonista al funerale della madre. In Forever, nuova serie Amazon incentrata sulle vicissitudini della coppia Maya Rudolph e Fred Armisen, la puntata Andre and Sarah è tutta dedicata a un’altra coppia mai vista prima dagli spettatori. In Teddy Perkins, l’episodio più notevole dell’ultima stagione di
Atlanta, il poliforme Donald Glover si maschera da star decaduta. Sono alcuni esempi – molto apprezzati dal pubblico – di una tendenza che sta modellando lo storytelling televisivo del futuro: serie tv più o meno consolidate dedicano interi episodi a storie parallele o laterali, approfondendo personaggi minori o prendendo pieghe inaspettate rispetto al corso della vicenda principale. Sono i cosiddetti “episodi
standalone” che, pur contestualizzati nel clima narrativo ed estetico generale, rappresentano delle deviazioni sperimentali al plot. È una formula che viene utilizzata soprattutto sulle piattaforme di streaming, che hanno abituato a una maggiore libertà sceneggiatori e registi. Fino a pochi anni fa la coerenza narrativa degli episodi di una stagione era un dogma incrollabile; in futuro lo spettatore sarà invece sempre più sfidato e incuriosito da queste digressioni stilistiche. Episodi standalone e la tendenza delle serie antologiche – cioè una storia diversa per ogni episodio o stagione – vanno in qualche modo in direzione contraria al binge
watching classico, perché offrono piccole perle che si possono gustare singolarmente.