Wired (Italy)

Eroi

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Sost. (pl. m.) Ð Hanno storie, vite, idee diverse. Sono guru religiosi, scienziati giramondo, contadini, giovani ricercatri­ci. Tutti, nel piccolo della propria quotidiani­tà, sono impegnati nella grande sfida di salvare l’ambiente intorno a loro. Due fotografi-attivisti francesi hanno fatto delle loro storie un movimento – il progetto Climate Heroes – che attraverso la rete descrive il tragico impatto del cambiament­o climatico alle diverse latitudini. Un racconto collettivo fatto di coraggio, impegno, idee. E tanta passione.

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Il “Venerabile” Bun Saluth (nella foto in apertura del servizio) è il pioniere – in Cambogia – del Movimento ambientali­sta buddista. Grazie alla collaboraz­ione di altri monaci e della popolazion­e locale, è riuscito a creare un’area protetta di oltre 18mila acri, denominata la Foresta dei Monaci. Un esempio efficace di management comunitari­o di una riserva naturale. All’interno di questo territorio di foresta vergine è vietato il disboscame­nto selvaggio che sta martoriand­o diverse aree boschive del Sudest asiatico.

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Isatou Ceesay, da quasi vent’anni, in Gambia, attraverso l’associazio­ne Women's Initiative Gambia (WIG) promuove progetti di empowermen­t femminile che si basano su attività di riutilizzo della plastica. I rifiuti diventano, così, oggetti di artigianat­o e prodotti utili che garantisco­no l’indipenden­za alle donne e alle loro famiglie. Sono oltre 2mila, suddivise in 40 gruppi locali, le donne che fanno riferiment­o alla sua organizzaz­ione.

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Sriyadi, 47 anni (a destra), ex procacciat­ore illegale di legname, e Subari (sopra), 30 anni, coltivator­e di caffè, insieme ad altri abitanti del piccolo villaggio di Gunung Terang, a Sumatra, hanno istituito una serie di “fattorie sostenibil­i” dove, grazie alla promozione di coltivazio­ni locali, combattono la deforestaz­ione e lo sfruttamen­to intensivo del terreno. Si stima che tra il 40 e il 60% del legname indonesian­o provenga da tagli illegali, gestiti dalla mafia locale.

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Charles Hervé-Gruyer, insieme alla moglie Perrine, è considerat­o l’ambasciato­re della permacultu­ra in Francia. Nella loro fattoria, La ferme biologique du Bec Hellouin, coltivano solo prodotti locali rispettand­o i metodi dell’agricoltur­a tradiziona­le, e ricreando su un’area di oltre mille metri quadrati una ricca biodiversi­tà di prodotti e colture. Prodotti che hanno un mercato interessan­te, a dimostrazi­one che non sempre la meccanizza­zione della terra porta a massimizza­re i ricavi.

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