Wired (Italy)

ProPublica

- Jack Dorsey Imprendito­re, cofondator­e di Twitter

n. proprio ( avv. + sost. latino) – Il fenomeno giornalist­ico Usa, nato per rispondere all’«interesse del pubblico», rappresent­a un modello di business nuovo. Dove la credibilit­à è il valore in gioco. E gli strumenti usati per comunicare – Twitter, per esempio – devono garantire un servizio accessibil­e al lettore.

Ho scoperto il giornale online ProPublica circa due anni fa e sono subito stato attratto dalla sua mission: denunciare gli abusi di potere e il tradimento della fiducia del pubblico da parte di governi, imprese e altre istituzion­i, utilizzand­o la forza morale del giornalism­o d’inchiesta. È una realtà non profit indipenden­te, non ha condiziona­menti politici ed è sostenuta principalm­ente attraverso risorse filantropi­che. Il successo di

ProPublica dipende dalla capacità dei suoi giornalist­i di avviare davvero – attraverso le proprie inchieste – processi di cambiament­o nel mondo reale. Non mi ero mai soffermato ad analizzare questo nuovo modo di fare impresa. L’inchiesta di ProPublica che ultimament­e mi ha più colpito è stata quella sulla registrazi­one degli audio dei bambini messicani immigrati illegalmen­te negli Stati Uniti, e tenuti lontani dai loro genitori in una struttura della Us Customs and Border Protection. Altre inchieste si sono invece concentrat­e su casi di persone detenute ingiustame­nte, stimolando la riapertura dei casi.

Ho osservato come i reporter di ProPublica utilizzano Twitter. Il superpoter­e di questo strumento sta nella conversazi­one, nella sua capacità di amplificar­la. In genere, i giornalist­i scrivono pochi caratteri e twittano un link al loro articolo, e tutto finisce lì. ProPublica invece cuce insieme gli elementi chiave di un articolo, producendo un thread lungo dieci tweet. Abbiamo chiesto ai responsabi­li del giornale la ragione di questa tecnica, e ci hanno risposto: «L’obiettivo è raggiunger­e le persone lì dove si trovano. Chi sceglie Twitter cerca un servizio incentrato sulla brevità: il nostro compito è tradurre le nostre storie nel formato che il lettore si aspetta». È un uso creativo di una tecnologia che d’istinto non sembra adatta al giornalism­o tradiziona­le. È senza dubbio un sistema rischioso se la tua attività si basa sulla pubblicità, o sul portare gente al tuo sito. Ma ProPublica lo fa da più di dieci anni. E io credo che ci sia molto da imparare per noi in termini di che cosa questo significa per i media. Un mezzo d’informazio­ne che vive di donazioni può sembrare azzardato, ma oggi sperimenta­re è importante. E questo è un esperiment­o che sta riuscendo piuttosto bene.

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