Tracciabilità
sost. ( sing. f.) – La blockchain applicata alle merci – in particolare, nel settore alimentare – è una garanzia per i consumatori. E può aiutare a ritessere il legame di fiducia tra aziende e pubblico che alcuni scandali recenti hanno compromesso.
Nei rapporti interpersonali la fiducia è essenziale. Quando ci si fida di una persona si è più propensi a concederle il beneficio del dubbio e, qualora si metta nei guai, probabilmente se ne ascolterà l’opinione prima di saltare a conclusioni affrettate. Le aziende cercano di costruire lo stesso rapporto con i propri
stakeholders, puntando sulla reputazione aziendale: senza una forte reputazione difficilmente ci sarà un pubblico predisposto ad ascoltare, in particolare nel momento in cui l’azienda si troverà a dover comunicare qualcosa di importante, o di grave. Secondo l’Ipsos Global Reputation Centre, il 40% dei consumatori mondiali prende in considerazione seriamente la reputazione di un’azienda prima di acquistarne un prodotto. In Europa, dove regna maggior scetticismo, questa percentuale scende al 24%. Se guardiamo ai singoli settori industriali, non sorprende scoprire che il settore finanziario, le telecomunicazioni e il trasporto aereo siano quelli verso cui c’è maggiore scetticismo.
Non fa tuttavia eccezione il campo alimentare, un settore nel quale in passato non sono mancate persone o aziende che abbiano pensato più ai propri profitti che alla qualità dei prodotti commercializzati. Ciò ha generato prima incidenti alimentari, poi sempre maggiore scetticismo e diffidenza, non solo nei confronti delle singole aziende colpevoli, ma verso tutta la filiera produttiva. L’industria alimentare è, di conseguenza, sotto attenta osservazione e scrutinio a livello globale: gli attuali sistemi per garantire la salute del cibo e la gestione dei sistemi di qualità alimentari non sono percepiti come sufficientemente sofisticati per prevenire le possibili alterazioni di ciò che finisce nei nostri piatti.
Come ricostruire, allora, la fiducia che merita il cibo di cui ci nutriamo? Molte aziende alimentari hanno preso seriamente questa sfida, rendendo i propri processi produttivi più trasparenti: lavorano come se un consumatore potesse in qualsiasi momento vedere il modo in cui i prodotti sono preparati, trasportati e mantenuti. La blockchain, piattaforma per la gestione di transazioni e scambi di informazioni e dati, può rappresentare un valido aiuto in questa missione: nata nel settore finanziario, la tecnologia è oggi studiata con interesse dall’industria manifatturiera e alimentare. Ibm, Walmart, Nestlé, Unilever e Carrefour sono solo alcune delle aziende che hanno attivato progetti in questa direzione.