Transumanesimo
sost. comp. ( sing. m.) – Una dottrina fideistica che esalta il futuro ma che, sotto sotto, è la riedizione tecnologica del capitalismo più conservatore.
Mark DI : O’Connell Giornalista e scrittore
Il transumanesimo è un movimento sociale basato sull’idea che sia possibile utilizzare la tecnologia per superare i confini della condizione umana. Non solo come strumento per espandere le capacità intellettive, insomma, ma anche per realizzare un uploading integrale della mente. È una “dottrina” che evidenzia la stranezza della relazione con la tecnologia che caratterizza la nostra era, l’idea che la scienza e le sue applicazioni possano sostituire qualsiasi altro valore, anche la religione, arrivando a trascendere ogni limite umano, fino a vincerne la mortalità. È come se Dio, oggi, fosse sostituito dalla tecnologia. Il transumanesimo consente un’indagine profonda della natura umana e della sua incapacità di accettare la morte. Per questo, al movimento transumanista ho dedicato un libro, intitolato Essere una
macchina. Lavorarci, girando il mondo per incontrare gli attivisti e i sostenitori di questo credo, mi ha convinto che sia una delle manifestazioni più significative di come i valori della Silicon Valley siano penetrati nella nostra società, quella convinzione per cui ogni problema possa trovare una soluzione a patto di disporre di fondi e competenze adeguate.
Il transumanesimo è però il frutto di un’ideologia conservatrice che rappresenta un balzo all’indietro nel tempo: i transumanisti sembrano essersi fermati alla metà del secolo scorso, quando si riteneva che la scienza potesse permettere qualsiasi cosa, dal raggiungere la Luna al vivere su Marte. Tra i più importanti sostenitori del movimento abbondano aziende e tycoon della Silicon Valley, il laboratorio per il futuro del capitalismo. Lo dimostrano gli investimenti nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, la prova più lampante di come la Silicon Valley rappresenti la prossima declinazione dell’ideologia capitalista.
A me, socialista della vecchia scuola, l’eliminazione del lavoro sembra l’obiettivo costante del capitalismo, la sua più intima tensione dai tempi della prima rivoluzione industriale: non riesco a non vedere nell’intelligenza artificiale la conseguenza estrema di questa logica.
Ho iniziato a scrivere Essere una macchina quando è nato il mio primogenito. Mai come allora, di fronte a un bambino indifeso, percepii come siano i limiti, la fragilità, la predisposizione all’errore di un’esistenza legata a un corpo di carne e sangue, con una data di scadenza incerta ma perentoria, a rendere l’uomo così bello. Quindi, se transumanesimo è la mia parola del futuro, uomo è la mia parola eterna.