Vulnerabilità
sost. ( sing. f.) – Accettare di essere fragili e limitati è il segreto per riuscire ad andare oltre i propri limiti. Un atteggiamento che è l’esatto opposto della paura, e ci consente di essere aperti alle nuove sfide, senza arrenderci a priori.
DI : M. Night Shyamalan Regista e produttore, candidato a due Oscar per il film Il sesto senso
Come essere umano, prima che come artista, la vulnerabilità è la “qualità” che provo sempre a mantenere intatta. Tutti tendiamo a guardare, salvaguardare e proteggere noi stessi, a stare sulla difensiva, a tenere la guardia alta per sentirci sempre al sicuro all’interno di uno spazio sociale nel quale nessuno di noi sa cosa possa succedere e cosa stia per capitare. Dobbiamo cercare di rimuovere questo tipo di corazza, accettare di essere fatti di fragilità, limiti e difetti. Occorre liberarci del timore che spesso ci impedisce di provare una nuova relazione, cambiare lavoro, traslocare in una nuova casa. La vulnerabilità è l’esatto opposto della paura: da una parte, la consapevolezza di essere come si è, dove si è. Dall’altra, il terrore di ciò che è sconosciuto.
Ho lavorato molto su me stesso per imparare ad accogliere ciò che è fuori dal mio controllo, non lasciare che la paura prenda il sopravvento. Come regista, ci ho costruito sopra una trilogia: Unbreakable - Il predestinato parla esattamente di questo, Split allarga la lente sulle molteplici sfaccettature della mente umana (devo ringraziare mia moglie, psicologa, per i tanti suggerimenti utili a indagare i meandri oscuri di una mente schizofrenica), mentre Glass, il mio ultimo film, chiude il cerchio, mostra quanto riconoscere, comprendere, studiare i nostri limiti sia necessario per provare a saltare al di là di essi. Per fare questo non è necessario essere supereroi: è uno sforzo perfettamente umano.
Una qualità che aiuta in questo percorso è l’istinto, inteso come capacità di percepire quello che hai dentro senza farti fuorviare dalla negatività, ma anche come umiltà nell’ammettere il fallimento, non temerlo, comprendere che è dal fallimento che nascono le vittorie. C’è uno studio fatto su questo tema che mi ha particolarmente colpito. Alcuni scienziati hanno preso tre gruppi di “cavie”: uno di professori universitari, uno di ingegneri, l’altro di bambini dell’asilo. A tutti sono stati dati gli stessi strumenti: spaghetti, nastro da musicassetta, marshmallows e altri piccoli oggetti. Il compito? Costruire con quei materiali la struttura più grande possibile. Bene, gli unici che ci sono riusciti sono stati i bambini dell’asilo, e in pochi minuti, perché non hanno avuto paura di provare, sembrare stupidi, fallire, riprovare.
Il senso della parola vulnerabilità per me sta esattamente in questo esperimento: tenere sempre vivo in noi quel bambino che ha voglia di provare, che sa di non sapere, che accetta il fallimento e poi riprova, riprova e riprova ancora, con la leggerezza del gioco e la consapevolezza che la prossima volta riuscirà a fare meglio.