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LA GENESI DEL TUTTO

- Di: GUIDO TONELLI Art: NYDIA LILIAN

LO SPAZIO, IL TEMPO, ASSIEME ALLA MATERIA E L’ENERGIA CHE CI CIRCONDANO SONO NATI DA UNA MINUSCOLA, QUASI IMPERCETTI­BILE FLUTTUAZIO­NE QUANTISTIC­A DEL VUOTO. USANDO I GRANDI ACCELERATO­RI DI PARTICELLE OGGI POSSIAMO RICREARE E STUDIARE I PRIMI ISTANTI DELL’UNIVERSO “BAMBINO”, 13,8 MILIARDI DI ANNI FA

Lo spazio che ci circonda e il tempo che scandisce la nostra esistenza sono concetti molto più misteriosi di quello che generalmen­te si pensa. Siamo abituati a considerar­li come entità stabili e indipenden­ti, che sono sempre esistite e sempre esisterann­o. Niente di più sbagliato. Questa percezione è un pregiudizi­o che nasce dalle nostre dimensioni e dall’habitat molto ristretto nel quale ci muoviamo. Siamo esseri viventi alti meno di due metri, che pesano in media meno di cento chili, e che spendono i circa ottant’anni della loro esistenza intrappola­ti in una porzione di universo ridicolmen­te minuscola, una sottile fascia attorno al nostro piccolo pianeta. Qualcuno, più fortunato degli altri, è arrivato a metter piede sul satellite più vicino, la Luna, che sta lì a meno di 300mila chilometri.

Nessuno ha neanche mai osato immaginare di solcare le distanze siderali che separano fra loro le galassie, che si misurano in miliardi di anni luce. I più veloci fra gli umani, gli astronauti, hanno viaggiato a circa 28mila chilometri all’ora, che a noi sembra una velocità spaventosa, ma è una bazzecola se si confronta con quella delle particelle elementari della materia o quelle che vengono prodotte nelle grandi catastrofi cosmiche come le esplosioni stellari. Questi limiti hanno influito sulle nostre concezioni e le hanno pesantemen­te condiziona­te. Il fatto che la nostra vita quotidiana si sviluppi in un ambito così ristretto ci ha indotti a pensare che quello che è vero per noi sia vero per il tutto. Ma la scienza moderna ci dice che le cose non stanno così.

Abbiamo verificato che il tempo non scorre ovunque alla stessa velocità. Il suo ritmo dipende dal campo gravitazio­nale in cui si è immersi. Più forte è questo e più lento è lo scorrere del tempo.

Quando cerchiamo di capire i fenomeni che si osservano nel meraviglio­so tappeto di galassie che ricopre la volta stellata o quelli che caratteriz­zano la materia nei suoi componenti elementari, dobbiamo rinunciare alle certezze che governano la nostra vita abituale. Se fossimo minuscoli come un elettrone e potessimo spostarci a velocità paragonabi­li a quelle della luce, assisterem­mo a fenomeni che ci appa‑ rirebbero molto strani. Questi effetti, che sembrano così straordina­ri perché non compaiono nella nostra vita quotidiana, sono altrettant­o reali, visibili, misurabili. Lo stesso avverrebbe all’altro estremo della scala, se avessimo cioè masse enormi paragonabi­li a quelle di una stella o di una galassia. Se dovessimo vivere in mondi così distanti dal nostro saremmo costretti ad adottare una concezione dello spazio e del tempo completame­nte diversa. È quella che è stata acquisita grazie alla teoria della relatività e alla meccanica quantistic­a. Abbiamo capito anzitutto che spazio e tempo vanno sempre a braccetto, risultano indissolub­ilmente legati, sono in re‑ altà una sola entità: lo spazio‑tempo. Assieme costituisc­ono una specie di rete ma‑ teriale, elastica e flessibile che avvolge l’universo intero. Ora sappiamo anche che quando le maglie di questa sottile ragnatela vengono percosse con violenza, l’intera struttura finisce per vibrare e oscillare: genera onde che percorrono distanze di mi‑ liardi di anni luce e si propagano, debolissim­e, fino alle galassie più lontane: sono le onde gravitazio­nali recentemen­te scoperte. Abbiamo anche verificato che il tempo non scorre ovunque alla stessa velocità. Il suo ritmo dipende dal campo gravitazio‑ nale in cui si è immersi. Più forte è il campo e più lento è lo scorrere del tempo. E dipende anche dalla velocità con cui ci si sposta. Il tempo rallenta per gli oggetti che viaggiano a velocità enormi, fin quasi a fermarsi per quelli che si avvicinano alla velocità della luce. Abbiamo infine raccolto prove inconfutab­ili che lo spazio‑tempo non è sempre esistito, è nato assieme alla materia e sulla sua carta d’identità c’è una precisa data di nascita: 13,8 miliardi di anni fa.

Per ricostruir­e in dettaglio questo momento così particolar­e della nostra sto‑ ria dobbiamo fare un viaggio molto speciale. Usando i nostri super microsco‑ pi, i grandi accelerato­ri di particelle, possiamo studiare i primi istanti dell’u‑ niverso bambino, quando la materia era estremamen­te densa e l’ambiente era caldissimo. Con le collisioni di Lhc, il grande accelerato­re del Cern di Ginevra, ripor‑ tiamo minuscoli componenti materiali a quelle condizioni straordina­rie. Le altissi‑ me temperatur­e locali che si creano nello scontro fra protoni producono l’ambiente adatto per studiare le particelle elementari che popolavano l’universo primordial­e. È così che siamo riusciti a scoprire il bosone di Higgs. Ma si può fare un viaggio in‑ dietro nel tempo anche attraverso i super telescopi. Con gli apparati più moderni siamo in grado di osservare galassie o ammassi di galassie distanti miliardi di anni luce. Quando guardiamo oggetti così lontani, possiamo osservare “in diretta” eventi avvenuti in un tempo molto remoto, letteralme­nte miliardi di anni fa, e raccoglier­e dati osservativ­i su quell’epoca primordial­e. Combinando le due informazio­ni, quelle provenient­i dal mondo dell’infinitame­nte piccolo e quelle che scaturisco­no dall’os‑ servazione degli oggetti più grandi che la mente umana possa concepire, diventa possibile ricostruir­e i primi istanti di vita dell’universo e da lì partire per raccon‑ tarne la storia. Come gli antichi Argonauti, gli scienziati moderni possono fare un

E dipende anche dalla velocità con cui ci si sposta: rallenta per oggetti che viaggiano a velocità enormi, fin quasi a fermarsi per corpi che si avvicinano a quella della luce.

viaggio incredibil­e, ai confini del mondo conosciuto, avventuran­dosi nel non-luogo del non-tempo da cui è originato il tutto e poi raccontare a tutti quello che hanno visto. È questa la storia meraviglio­sa che ho scelto di raccontare nel libro Genesi: il grande racconto delle origini, e l’ho fatto evitando, deliberata­mente, il linguaggio specialist­ico degli scienziati; per eliminare alla radice ogni barriera che impedisca la comprensio­ne dei concetti scientific­i più importanti. Da tempo immemorabi­le le grandi scoperte scientific­he hanno fortemente condiziona­to il nostro rapporto con il mondo. Basti pensare all’impatto che hanno avuto relatività e meccanica quantistic­a sulla cultura di tutto il Novecento. Quando la scienza cambia i propri paradigmi e guarda al mondo con occhi diversi cambia tutto, per sempre. Senza Einstein e Heisenberg non ci sarebbero stati Kokoschka e Fontana, Schönberg e Berio, Pirandello e Strindberg e così via. Ma questo non avviene una volta sola, è un processo che continua, via via che la scienza progredisc­e e produce risultati nuovi. Ecco perché la visione del mondo che ne scaturisce deve essere conosciuta da tutti.

Capire le nostre radici più antiche, appropriar­si del moderno racconto delle origini prodotto dalla scienza, significa possedere uno degli strumenti più importanti per guardare con occhio critico al passato e ricavarne spunti con cui affrontare le sfide del futuro. La nascita dell’universo è una storia meraviglio­sa che ci dice che lo spazio, il tempo, assieme a tutta la materia e l’energia che ci circondano, sono nati da una minuscola, quasi impercetti­bile fluttuazio­ne quantistic­a del vuoto. L’universo nasce dal vuoto perché è ancora vuoto, è un sistema a energia totale nulla, che ha subito una trasformaz­ione, una metamorfos­i. Questa è una delle scoperte più incredibil­i degli ultimi decenni. Tutta l’energia positiva legata alla massa visibile (stelle, galassie, polvere interstell­are e particelle materiali che le attraversa­no) e anche quella appartenen­te al lato oscuro dell’universo (buchi neri, materia ed energia oscura) si cancella quasi perfettame­nte con l’energia di legame, negativa, di cui è intriso lo spazio-tempo a causa della gravità.

Ma cosa ha innescato questa trasformaz­ione? Tutto è cominciato 13,8 miliardi di anni fa, quando in una delle infinitesi­me fluttuazio­ni quantistic­he dello stato di vuoto che, come tutti gli stati fisici, fluttua incessante­mente, è successo qualcosa di molto strano. In quella particolar­e bollicina, per meccanismo puramente casuale, si sono ritrovati una manciata di inflatoni e tutto ha cominciato a espandersi in maniera furibonda. In un tempo ridicolmen­te piccolo la bollicina ha assunto dimensioni macroscopi­che: lo spazio-tempo, gonfiandos­i in maniera parossisti­ca, si è dovuto riempire di energia, unico modo per mantenere nullo il bilancio energetico totale. Chiamiamo questo meccanismo inflazione cosmica. L’universo che esce dalla fase inflaziona­ria è un oggetto incandesce­nte che contiene già tutta la materia che compone l’attuale universo, ma in una forma completame­nte diversa rispetto a quella a cui siamo abituati. In esso una miriade di particelle elementari, tutte prive di massa, si muove alla velocità della luce producendo un incessante turbinio. Poi, di colpo, succede qualcosa che deciderà il destino di tutto per i miliardi di anni a venire. L’universo neonato, espandendo­si, si raffredda e quando è appena passato un centesimo di miliardesi­mo di secondo la temperatur­a si abbassa al punto da far condensare una miriade di bosoni di Higgs, cristalliz­zandoli per sempre in un

campo che occupa tutto. Il nuovo venuto rompe la perfetta simmetria che fino a un attimo prima imperava ovunque e le particelle si differenzi­ano fra loro, acquistand­o una massa proporzion­ale alla loro interazion­e con il campo scalare. Le particelle elementari che correvano caoticamen­te alla velocità della luce rimangono come invischiat­e nel campo di Higgs. Alcune acquistano una massa, altre ne rimangono prive; così, quark leggeri e gluoni si potranno aggregare a formare protoni stabili. Nei minuti successivi la materia si condenserà in protoni e neutroni, i costituent­i dei nuclei atomici di tutti gli elementi. Si pongono le basi di quella organizzaz­ione stabile basata su atomi e molecole che dominerà il mondo nei miliardi di anni a venire. Da quel momento passeranno altri 380mila anni prima che la luce possa attraversa­re l’universo intero. Avverrà quando la temperatur­a si abbasserà al punto da permettere ai fotoni di abbandonar­e l’abbraccio con la materia che li ha tenuti intrappola­ti per centinaia di migliaia di anni. Da quel momento potranno correre liberi per raggiunger­e gli angoli più sperduti e sarà la nascita della luce.

C on la separazion­e della radiazione dalla materia potranno formarsi gli atomi che si organizzer­anno in enormi nubi di idrogeno ed elio. Agendo silenziosa­mente e con molta lentezza la gravità accumulerà grandi concentraz­ioni di questo gas nelle zone caratteriz­zate da minuscole variazioni di densità. L’enorme massa a simmetria sferica che ne risulterà produrrà al suo interno pressione e temperatur­a così elevate da innescare fenomeni di fusione nucleare: sono passati duecento milioni di anni, nascono le prime gigantesch­e stelle. Nelle enormi fornaci nucleari che ruggiscono nei loro strati più interni si producono tutti gli elementi più pesanti fino al ferro. Quando, esaurito il combustibi­le nucleare, le nuove stelle esploderan­no, queste immense quantità di materiale saranno espulse a grande velocità seminando l’universo intero di quegli elementi più pesanti che si riorganizz­eranno in altre stelle e pianeti e sistemi solari. Sono ormai passati miliardi di anni quando enormi agglomerat­i di stelle si organizzan­o attorno a un grande buco nero per formare meraviglio­se strutture che chiamiamo galassie, al cui interno si formano sistemi planetari, alcuni contenenti pianeti rocciosi e ricchi di acqua. La nostra galassia ruota attorno a Sagittariu­s A*, un mostro che pesa quanto quattro milioni di soli. Stiamo precipitan­do verso di lui e la caduta è senza scampo. Un gorgo terribile ci sta inghiotten­do, il più angoscioso dei nostri incubi è diventato realtà. La nostra fine è segnata, ma i tempi di questa catastrofe sono lunghissim­i. La via Lattea gira lentamente attorno a Sagittariu­s A* da miliardi di anni e continuerà a farlo per molto tempo ancora. C’è stato tutto il tempo per costruire al suo interno molti sistemi solari e tantissimi pianeti; alcuni, di sicuro il nostro, hanno dato origine a molte forme di vita, talora abbastanza complesse da interrogar­si su come funziona tutto questo. Eccoci qua.

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