PRONTI AL PEGGIO
Uragani, glaciazioni, terremoti, tempeste solari. Crisi finanziarie o collassi economici causati da manipolazione monetaria, iperinflazione, deflazione, depressione. Disastri causati dall’uomo, ovvero fuoriuscite chimiche, rilascio di agenti radioattivi o di materiali nucleari. Una pandemia globale. Il survivalismo, movimento nato nel secolo scorso in Gran Bretagna e Stati Uniti, riunisce tutte quelle persone che, per non farsi trovare impreparate davanti all’apocalisse incombente, si impegnano attivamente ad affrontare ogni tipo di emergenza, futura o eventuale. Vengono chiamate survivalisti o prepper, hanno una formazione che riguarda per lo più le emergenze mediche, l’autodifesa, l’approvvigionamento di scorte alimentari e acqua, l’autosufficienza logistica tramite la costruzione di strutture per sopravvivere o nascondersi. Lo scopo dei prepper è quello di difendere la propria qualità della vita in seguito a una calamità: si concentrano nel pre-evento al fine di subire meno privazioni possibili nel post-evento. La loro attività di preparazione è al centro di Bug Out Bag: The Commodification of American Fear, ricerca condotta dalla fotografa texana Allison Stewart, che ha immortalato il contenuto dei loro zaini, sempre pronti in caso di catastrofi. Tutto è nato quando Max Presneill, curatore del Torrance Art Museum in California, ha avuto l’idea di una mostra che esplorasse le ideologie di sopravvivenza e le visioni distopiche.
«Conosceva il mio lavoro e mi ha chiesto se avessi mai fotografato qualche prepper», spiega Stewart. «Mi stavo occupando di rievocazioni belliche e tra i protagonisti, in effetti, ce n’era qualcuno». Stewart ha iniziato a prendere parte a eventi dedicati, come Survivalcon, e una volta che il progetto è stato messo online, è stata inondata di messaggi da parte di persone interessate. Per fotografare i kit di sopravvivenza, che contengono gli elementi necessari per sostenere la vita per 72 ore o, eventualmente, per iniziare una nuova civiltà, Allison ha utilizzato la tecnica del knolling, ovvero l’arte di organizzare gli oggetti su un tavolo con ordine. La borsa di M.M., per esempio, è piena di coltelli da caccia, pistole e radio. «Si basa sulla filosofia del soldato», spiega Allison Stewart, «quindi per ogni oggetto c’è il suo doppio. Il prossimo è visto come un compagno di sventura, piuttosto che un nemico».
Bug Out Bag dice molto della nostra società. Nell’epoca in cui i social media possono seminare il panico in pochi secondi e i cambiamenti climatici potrebbero causare disastri a un passo da casa, l’attitudine dei prepper è meno insolita di quanto si pensi. «Molti sono insegnanti, soldati, guardie di sicurezza, piloti, ovvero il genere di persone a cui tutti ci rivolgeremmo in caso di necessità», confessa la fotografa. «Possono avere background religiosi o ideologie politiche differenti, ma condividono la stessa filosofia: affrontare le difficoltà con coraggio, anche per aiutare il prossimo».