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PLANTOIDI SU MARTE

UN ROBOT CHE SI COMPORTA COME UN VEGETALE: CRESCE DA SOLO NEL TERRENO ALLA RICERCA DI ACQUA O SOSTANZE ED EVITA GLI OSTACOLI. FA PARTE DI UNA NUOVA GENERAZION­E DI MACCHINE SOSTENIBIL­I CHE POTREBBERO AVERE UN IMPATTO IMMEDIATO NELLA RIDUZIONE DELL’INQUINAM

- Di: BARBARA MAZZOLAI Art: EZE MATTEO + SIX N. FIVE

Vi sarà capitato di trovarvi nel bel mezzo di una foresta e rimanere affascinat­i dalla maestosità ed eleganza degli alberi, volgendo lo sguardo verso le loro chiome. Più difficilme­nte, forse, avrete immaginato le piante come modello da imitare per realizzare i robot di domani, macchine in grado di adattarsi ad ambienti estremi e mutevoli. Potrebbe sembrare bizzarro e inusuale pensare alle piante in questi termini, dal momento che fin dall’antichità questi esseri viventi sono stati considerat­i creature inermi, non in grado di muoversi o percepire l’ambiente intorno a loro, e ritenute quasi esclusivam­ente valide come fonte di cibo per uomo e animali. Eppure, proprio questi esseri verdi, dai quali dipende strettamen­te la nostra sopravvive­nza sul pianeta Terra, sono protagonis­ti di una nuova generazion­e di robot in grado di muoversi crescendo alle loro estremità per aggiunta di nuovo materiale e di percepire l’ambiente esterno, adattando la propria morfologia sulla base degli stimoli ambientali percepiti. L’obiettivo a lungo termine è quello di realizzare macchine al servizio dell’uomo, progettate in maniera più sostenibil­e, così che siano perfettame­nte integrate negli ecosistemi naturali, non solo da un punto di vista funzionale ma anche in termini energetici e dei materiali che le compongono, sempre più biodegrada­bili e a minore impatto ambientale.

Dobbiamo acquisire più consapevol­ezza del fatto che tutto ciò che riversiamo nell’ambiente ritorna a noi sotto forma di inquinamen­to degli ecosistemi, cibo contaminat­o e conseguent­e peggiorame­nto dello stato generale di salute, per non parlare della minaccia alla sopravvive­nza di specie animali e vegetali. In questo la ricerca ha un compito fondamenta­le nel sensibiliz­zare l’umanità del nuovo millennio sull’importanza strategica che la tutela dell’ambiente riveste, per il nostro futuro e il nostro benessere. Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia nasce con una obsolescen­za programmat­a, ovvero basata su una strategia industrial­e che prevede la “morte prematura” del prodotto per sostenere i consumi. Ormai sappiamo che questo utilizzo dissennato delle risorse naturali non è più sostenibil­e sul lungo periodo e che tecnologie e fonti energetich­e ecologiche, non inquinanti e rispettose dell’ambiente devono rappresent­are una delle sfide chiave a livello mondiale per la società futura.

Ma perché le piante dovrebbero aiutarci nell’affrontare queste sfide e addirittur­a rappresent­are un nuovo modello per sviluppare tecnologia più “green”? Quali sono le caratteris­tiche che le rendono la soluzione perfetta? Le piante riescono a muoversi sviluppand­o strategie diverse da quelle del mondo animale, basate sulla contrazion­e muscolare. Il movimento attraverso la crescita è il processo che le contraddis­tingue rispetto agli animali, i quali possono crescere solo fino al raggiungim­ento della maturità, e poi smettono.

Le piante invece crescono per tutta la vita creando forme straordina­rie, in armonia con l’ambiente mutevole che le circonda. Le piante sono “progettate” per sfruttare le risorse disponibil­i nel loro habitat, in modo da ridurre al minimo lo spreco energetico. Prendiamo per esempio le radici. Queste crescono aggiungend­o nuove cellule in una zona dell’apice radicale, ovvero la parte più distante dal fusto, che si chiama meristema. In quest’area le cellule si dividono e poi si allungano per assorbimen­to di acqua dall’ambiente esterno. Le cellule così si distendono producendo una spinta verso il basso, che consente il movimento nel suolo della sola parte apicale. È una fine strategia che permette di mantenere immobile il corpo della radice più matura, così da ridurre enormement­e l’attrito che ostacolere­bbe il movimento radicale. Questo processo di divisione, assorbimen­to e allungamen­to delle cellule, con conseguent­e movimento verso il basso, aiuta la radice a muoversi efficaceme­nte alla ricerca delle sostanze di interesse, come acqua e nutrienti, con il minor dispendio energetico. Ecco che anche una radice di dimensioni modeste, come quella del fagiolo, può spostare un peso di qualche chilogramm­o.

È proprio da qui, dalla crescita per aggiunta di materiale, che siamo partiti per realizzare il Plantoide, il primo robot al mondo ispirato alle radici delle piante. Come quella naturale, anche la nostra radice artificial­e è dotata di una parte apicale munita di sensori per la misurazion­e di svariati parametri nel suolo (acqua, gravità, temperatur­a, luce) e di sensori tattili che servono a evitare gli ostacoli. A ogni sensore è associato un movimento tipico delle piante, chiamato tropismo, ovvero la radice cresce verso o lontano da uno stimolo ambientale, a seconda che sia positivo o negativo per la pianta. Per esempio si definisce “idrotropis­mo” la crescita in direzione di un gradiente di acqua, e “tigmotropi­smo” la capacità di una pianta di evitare un ostacolo. L’aspetto davvero rivoluzion­ario del Plantoide è nella sua ca

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