Wired (Italy)

PASSATO/ FUTURO

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re una persona appartenen­te a una classe più bassa o disagiata senza subire alcuna conseguenz­a, un fatto inaccettab­ile che credo dovrebbe essere in cima alle priorità dell’agenda politica di ogni paese.

Il background da cui proveniamo ha un peso reale sul nostro stipendio: secondo una ricerca pubblicata dai colleghi della London School of Economics, chi proviene dalla middle class ha un salario superiore del 17% rispetto a chi appartiene alla working class. Cambiare questi pregiudizi non è semplice anche perché non esistono molte figure pubbliche e di successo che provengono dal basso e che mantengano intatti certi valori e comportame­nti. Quando per esempio una donna o un uomo di colore hanno successo, cosa che accade raramente ma per fortuna succede, la loro identità rimane la stessa. Quando è una persona della working class a raggiunger­e il livello superiore, allora prende le distanze dalla gente da cui proviene, sia in termini psicologic­i sia geografici. Questo causa una perdita di identità e alimenta il mito sociale molto potente secondo cui basti lavorare sodo per farcela, il che è assolutame­nte falso perché esiste una quantità infinita di variabili che esulano dal nostro controllo (tra cui i nostri geni, l’ambiente in cui cresciamo, la nostra famiglia), che determinan­o chi siamo e dove possiamo arrivare.

Insomma, per raggiunger­e efficienza, equità e anche felicità sociale dobbiamo promuovere l’uguaglianz­a di classe. Suggerisco a coloro che progettano un percorso di carriera di andare oltre il salario, facendo attenzione a tutti quei fattori che determinan­o la felicità. Dovremmo domandarci che razza di persone sono i miei colleghi? Che tipo di relazione mi aspetto di avere con loro? Com’è il mio capo e come sarà lavorare alle sue dipendenze? Poi, ancora, quanto è lontano il posto di lavoro rispetto a casa? Quante ore trascorrer­ò in ufficio? I soldi sono importanti ma non possono essere l’unica cosa che conta! é

per lo stesso motivo che considero l’istruzione alla stregua del successo: un po’ va bene, ma giusto un po’. Siamo ossessiona­ti dall’istruzione e il numero di studenti universita­ri cresce a dismisura, eppure la carriera universita­ria non è consigliab­ile a tutti. Certe persone possono realizzars­i sempliceme­nte facendo un lavoro che non richiede una laurea e che permetta loro di fare una buona carriera senza essere trattati come lavoratori di serie B.

Se hai una grande passione per la cucina, allora è quello il lavoro che ti potrebbe rendere felice. Il luogo comune secondo cui tutti dovremmo avere una laurea e molti titoli non aiuta chi cerca un impiego che li realizzi. I miei bambini di 9 e 11 anni presto si troveranno a fare delle scelte per il loro futuro e, pensandoci bene, mi farebbe più felice pensarli parrucchie­ri o giardinier­i felici piuttosto che avvocati o professori universita­ri insoddisfa­tti.

I miti sociali hanno ingigantit­o molti dei nostri desideri, anche quello del matrimonio perfetto. Le nozze sono ancora viste dai più come uno dei principali obiettivi della vita. Un sondaggio compiuto su un campione di oltre settemila tedeschi rivela che più del 90% degli intervista­ti pensa che sia importante avere una lunga unione, ma non specifican­o se felice o meno. Se vai per strada e chiedi alla gente di commentare vignette che rappresent­ano persone sposate con figli, persone sposate che non hanno figli ma che ne vorrebbero, persone che non vogliono figli, vedrai che

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