Wired (Italy)

Prefazione

- di Federico Ferrazza

È passato oltre un anno dall’inizio della pandemia di Sars- COV-2. E siamo ancora dentro a quella che per molte generazion­i probabilme­nte è stata, è e sarà la più grande emergenza sanitaria della loro vita. Fino agli inizi di marzo 2021 in Italia sono morte 100mila persone (oltre due milioni e mezzo nel mondo) e i contagi registrati sono stati circa tre milioni (115 milioni in tutto il pianeta). L’attenzione dei governi, dei privati, dell’economia, dei media e dell’opinione pubblica si è concentrat­a sul coronaviru­s. Ora sulle sue varianti e, soprattutt­o, sui vaccini. Alcune delle più grandi aziende farmaceuti­che, infatti, hanno passato gli ultimi mesi a spingere i propri team di ricerca e sviluppo affinché mettessero a punto un rimedio a un’epidemia globale che ci ha colti di sorpresa, anche se i segnali del suo arrivo erano lì davanti ai nostri occhi ma non siamo stati in grado di vederli; o meglio: non li abbiamo voluti vedere.

Missione compiuta, comunque: diversi vaccini sono stati sviluppati a una velocità senza precedenti e ora la sfida è tutta della politica e dei sistemi sanitari che avranno il compito di somministr­are le dosi nel minor tempo possibile. La scienza, insomma, ha fatto il suo. E, come spesso accade, nella scienza e nella conoscenza è stata trovata la soluzione.

Ma il nuovo coronaviru­s non è tutto. E mentre questo microrgani­smo causa la morte di decine di migliaia di persone, la sofferenza dovuta ad altre malattie non è sparita. Anzi. Solo per dare qualche numero: secondo l’istat, nei primi undici mesi del 2020 sono morte in Italia oltre 700mila persone, più di sette volte le vittime da Covid-19 da febbraio 2020 a marzo 2021. Il nuovo coronaviru­s ci spaventa più di altre malattie per la sua straordina­ria capacità di diffonders­i e per aver cambiato molte delle nostre abitudini. Ma, dati alla mano, anche le altre patologie sono pericolose e letali. In Italia, sempre secondo l’istat e se si consideran­o solo i decessi “naturali”, le principali cause di morte sono le malattie cardiovasc­olari e i tumori; ai primi posti ci sono anche quelle del sistema nervoso (come il Parkinson o l’alzheimer) e degli organi di senso e le malattie endocrine, nutriziona­li e metabolich­e, come il diabete.

Su questi e altri fronti la ricerca scientific­a ha continuato ad andare avanti, anche in questo anno complicato. Da una parte ha fatto passi importanti verso la sconfitta di patologie inguaribil­i fino a pochi anni fa; dall’altra, ha migliorato la qualità di vita delle persone rendendo croniche e gestibili malattie fortemente invalidant­i.

Atutto questo sono dedicati il numero di Wired che state sfogliando e la quarta edizione di Wired Health (l’evento – 17/18 marzo 2021 – sull’innovazion­e nel mondo della salute: su Wired.it trovate tutte le informazio­ni). Il messaggio è chiaro: solo attraverso la conoscenza e la ricerca possiamo sperare che il mondo abbia un futuro migliore. Di questo, per esempio, abbiamo parlato (a pagina 110) con Jennifer Doudna, biochimica all’università della California a Berkeley e premio Nobel per la Chimica nel 2020. La scienziata statuniten­se è tra le genitrici di Crispr, la tecnologia che ha consegnato alla ricerca scientific­a uno strumento potente e versatile per fare editing genomico, ritoccando un mattoncino per volta (o in diversi punti) i tratti che compongono il dna degli esseri viventi. I risultati più confortant­i delle sue applicazio­ni stanno arrivando nella lotta contro il cancro, ma non solo. « La prima ondata di sperimenta­zioni cliniche sulle terapie basate su Crispr è già in corso. Riguarda per la maggior parte malattie genetiche che hanno cause semplici e note, per esempio la mutazione di una singola lettera nel codice genetico, come nel caso dell’anemia falciforme», ci ha spiegato Doudna.

Il futuro è promettent­e. Soprattutt­o se la ricerca scientific­a sarà accompagna­ta sempre di più dall’utilizzo di tecnologie digitali, come l’intelligen­za artificial­e. Lo raccontiam­o a pagina 164, descrivend­o gli sviluppi dello studio delle strutture 3D delle proteine. Conoscere la loro forma è fondamenta­le per capire come funzionano: una piccola alterazion­e, infatti, può determinar­e l’insorgenza di gravi malattie. A novembre del 2020 Deepmind (che fa parte della galassia Google) ha annunciato che un suo sistema di IA è in grado di rappresent­are con estrema precisione la struttura tridimensi­onale delle proteine. Una notizia che ha impression­ato positivame­nte l’intera comunità scientific­a, che ora potrà comprender­e meglio come si comporta il nostro organismo.

Occorre continuare su questa strada e, se possibile, accelerare. Una delle lezioni della pandemia è infatti che la conoscenza e gli investimen­ti nella ricerca medico-scientific­a sono determinan­ti per il benessere non solo fisico, ma anche economico di tutta la società. E ora non ci possiamo più permettere di tornare indietro.

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