Combinazione vincente
È data dal classico quoziente intellettivo, da quello emotivo più recente e dall’ultimo teorizzato, il Qt, dove “t” sta per tecnologico. Un numero che indica l’apertura nei confronti dell’innovazione, la capacità di impiegarla nella vita quotidiana e di adattarla ai bisogni. Secondo il suo inventore, è l’unità di misura più utile per prevedere chi ha il potenziale per stare al passo con i tempi
Ovunque si posi il nostro sguardo, è chiaro che la tecnologia, attivamente o passivamente, è ormai parte integrante della nostra vita. Il ruolo che ricopre nella quotidianità è sotto gli occhi di tutti, ma il modo in cui viene adottata varia enormemente. E poi è successo. La pandemia di Covid-19 ha costretto al cambiamento persone di ogni professione e background. Dalle abitudini sociali agli obblighi lavorativi, la capacità di adattarsi al vortice di tutte queste trasformazioni è diventata un elemento cruciale nel mondo di oggi.
La flessibilità necessaria per aggiustare, adottare e applicare la tecnologia nella quotidianità ha fatto emergere un nuovo indicatore di successo, che va ad aggiungersi al quoziente intellettivo e a quello emotivo: il quoziente tecnologico, Qt, determinante per distinguere chi ha il potenziale per sopravvivere e prosperare e chi no, soprattutto in campo medico, sia tra il personale sia tra i pazienti. Oggi la tecnologia definisce gran parte dell’innovazione legata alla sanità. Dobbiamo gestire una serie di vaccini per contrastare la pandemia, e anche affrontare lo scetticismo di molti, soprattutto per la rapidità con cui sono stati immessi sul mercato. La telemedicina ha senza dubbio modificato l’interazione con i medici, ma quando il timore del contagio è calato, si è registrata una diminuzione nell’utilizzo dei servizi. Negli Usa, il Commonwealth Fund (fondazione privata con lo scopo di promuovere un sistema ad alte prestazioni di assistenza sanitaria, ndr) ha mostrato che le visite online, pur essendo aumentate significativamente all’inizio del 2020, hanno avuto un declino notevole, rimanendo comunque al di sopra dei valori di riferimento. I miei studi hanno confermato questa diminuzione. Verso la fine del 2020, sia le visite ambulatoriali sia quelle virtuali sono tornate a livelli pre-pandemia. Ma secondo la Iqvia, multinazionale che si occupa di elaborazione e analisi dei dati relativi alla sanità, i test di laboratorio derivanti da ricoveri in pronto soccorso e visite mediche sono diminuiti del 90%. Il numero di mammografie è crollato dell’87%, le colonscopie del 90%, i pap test dell’87% e i test Psa per il tumore alla prostata del 60%. Questi numeri devono ancora stabilizzarsi ed è troppo presto per trarre conclusioni definitive, però il rapporto che medici e pazienti hanno con la tecnologia è stato senza dubbio spinto a nuovi livelli di interazione. Restiamo comunque lontani da qualsiasi livello di normalità.
Il ruolo della disperazione nell’innovazione
L’italia è un caso completamente diverso. La pandemia ha travolto l’industria medica: la telemedicina non era formalmente riconosciuta e le piattaforme necessarie, oltre a essere costose, non erano immediatamente disponibili. La disperazione ha portato a scelte innovative e, ironia della sorte, a un notevole aumento del Qt nazionale.
La Fondazione Irccs Istituto Neurologico Carlo Besta ha chiesto e ottenuto dal ministero della Salute l’approvazione per implementare progetti di telesalute mirati ad affrontare rare malattie neurologiche, morbo di Parkinson, sclerosi multipla e casi di neurologia infantile. Utilizzando un accordo commerciale preesistente con le piattaforme di videoconferenza in connessione remota sicura, l’istituto ha integrato un flusso di lavoro strutturato avviando un progetto pilota di due settimane in alcune cliniche scelte, prima di estenderlo ad altre. Tra il 10 marzo e il 10 giugno, il servizio ha fornito più di 1540 prestazioni di telemedicina, di cui 694 erano visite neurologiche. La pandemia ha spinto il mondo in questa direzione e il successo futuro delle innovazioni tecnologiche sarà determinato dal riconoscimento del valore del Qt.
Ma al di là della pandemia, ci troviamo in una fase incredibile della storia, oltre che turbolenta. Questa trasformazione – dai gadget domestici ai più sofisticati strumenti clinici – sta correndo a un ritmo che viene spesso definito esponenziale. Per i matematici, la curva esponenziale è una linea regolare che punta verso l’alto, però di fatto, per chi sperimenta in tempo reale i drammatici alti e bassi dell’obsolescenza e dell’innovazione, assomiglia più a un giro sulle montagne russe. Pensiamo a questo dato: ci sono
voluti 67 anni perché l’industria aerea raggiungesse 50 milioni di clienti. Facebook ci ha messo solo tre anni e il videogioco Pokémon Go 19 giorni per attirare lo stesso numero di utenti. È la dinamica in cui viviamo oggi, ed è in gran parte mediata dalla tecnologia. Forse non c’è mai stato un momento migliore di questo per riconsiderare la parola “rinascimento”, soprattutto nel contesto della tecnologia e del Qt.
Integrare il Qt è fondamentale per il successo
Pur considerando Qi e Qe assolutamente cruciali per il successo, l’equazione può essere ampliata. La dinamica innovativa presentata da Qi+qe+qt ci permette di prosperare nel mondo di oggi (e di domani) e una nuova relazione con la tecnologia può migliorare direttamente le nostre capacità cognitive, oltre a permetterci di ricoprire un ruolo più ampio e complesso in questo rapporto. La dinamica, che non è certo priva di complessità e ostacoli, è praticamente inevitabile. Man mano che il nostro quoziente tecnologico aumenta, potrà integrarsi con le qualità tipiche di Qi e Qe, contribuendo a un’esperienza più soddisfacente.
L’emergere del Qt può anche ricoprire un ruolo più pratico e funzionale nella società, nell’economia e nell’educazione, contribuendo a quantificare il nostro “status tecnologico” di adozione e integrazione. Ed è interessante notare che si potrebbe anche ribaltare il discorso e cercare di stabilire un Qi e un Qe per la tecnologia stessa. Forse è vero che la tecnologia dovrebbe dimostrarsi più empatica, ma in effetti, e questo sarebbe uno sviluppo curioso, potrebbe essere proprio l’umanità a dover diventare più empatica nei confronti della tecnologia. La nostra capacità di quantificare il Qt può forse permetterci di misurare e seguire il cambiamento come riflesso di innovazioni cui ambire in ambito accademico, professionale e persino sociale. Nel mondo del business contemporaneo, una strategia comune è quella di far leva sui dipendenti per avviare l’adozione tecnologica. Il Qt, evolvendo e diventando sempre più preciso, potrà rivelarsi un punto di riferimento significativo per il cambiamento e l’innovazione.
Un futuro di impegno e collaborazione
Il nostro impegno deve includere la tecnologia, ma non come una componente periferica definita dalle sue parti di silicio. La tecnologia avrà bisogno, e forse lo pretenderà, di ricoprire un ruolo cruciale nei processi decisionali. Persone e computer ormai lavorano insieme, e vediamo emergere sinergie reali i cui risultati sono spesso migliori di quelli raggiunti da chi lavora da solo. L’abilità tecnica, le capacità cognitive, l’affaticamento, i pregiudizi sociali e molti altri fattori possono essere affrontati e ottimizzati per migliorare le esperienze e gli obiettivi cui mirare.
La lotta dell’uomo contro la macchina potrebbe terminare quando la loro cooperazione arriverà a fornire soluzioni capaci di agire su una vasta gamma di problemi e opportunità. Ogni interazione è insieme potente e imperscrutabile, produce una realtà in cui l’uomo e la macchina sono inesorabilmente uniti per il beneficio dell’umanità. Oggi il più intelligente in una stanza potrebbe essere un computer, e non una persona, un medico o un insegnante. E questa sorprendente rivelazione ci costringe a fare i conti con la realtà sempre più evidente che le capacità umane sono ben lontane dall’essere definitive. Come è successo con la bicicletta oltre cento anni fa, questo potenziale può essere sbloccato con un semplice miglioramento meccanico. Lo stesso concetto vale oggi per la tecnologia, che può contribuire a migliorare l’umanità stessa – dalle capacità cognitive a quelle fisiche e sensoriali. E in un simile processo di trasformazione, il nostro ruolo non deve essere passivo. In questa curva di innovazione esponenziale, l’intelligenza e l’empatia ci aiuteranno a cavalcare l’onda tecnologica verso un mondo nuovo e stimolante, ma la capacità di assimilare questi cambiamenti tecnologici nella vita e nel nostro corpo potrà rivelarsi altrettanto cruciale.