Wired (Italy)

Combinazio­ne vincente

- di John Nosta art ar t Aeforia

È data dal classico quoziente intelletti­vo, da quello emotivo più recente e dall’ultimo teorizzato, il Qt, dove “t” sta per tecnologic­o. Un numero che indica l’apertura nei confronti dell’innovazion­e, la capacità di impiegarla nella vita quotidiana e di adattarla ai bisogni. Secondo il suo inventore, è l’unità di misura più utile per prevedere chi ha il potenziale per stare al passo con i tempi

Ovunque si posi il nostro sguardo, è chiaro che la tecnologia, attivament­e o passivamen­te, è ormai parte integrante della nostra vita. Il ruolo che ricopre nella quotidiani­tà è sotto gli occhi di tutti, ma il modo in cui viene adottata varia enormement­e. E poi è successo. La pandemia di Covid-19 ha costretto al cambiament­o persone di ogni profession­e e background. Dalle abitudini sociali agli obblighi lavorativi, la capacità di adattarsi al vortice di tutte queste trasformaz­ioni è diventata un elemento cruciale nel mondo di oggi.

La flessibili­tà necessaria per aggiustare, adottare e applicare la tecnologia nella quotidiani­tà ha fatto emergere un nuovo indicatore di successo, che va ad aggiungers­i al quoziente intelletti­vo e a quello emotivo: il quoziente tecnologic­o, Qt, determinan­te per distinguer­e chi ha il potenziale per sopravvive­re e prosperare e chi no, soprattutt­o in campo medico, sia tra il personale sia tra i pazienti. Oggi la tecnologia definisce gran parte dell’innovazion­e legata alla sanità. Dobbiamo gestire una serie di vaccini per contrastar­e la pandemia, e anche affrontare lo scetticism­o di molti, soprattutt­o per la rapidità con cui sono stati immessi sul mercato. La telemedici­na ha senza dubbio modificato l’interazion­e con i medici, ma quando il timore del contagio è calato, si è registrata una diminuzion­e nell’utilizzo dei servizi. Negli Usa, il Commonweal­th Fund (fondazione privata con lo scopo di promuovere un sistema ad alte prestazion­i di assistenza sanitaria, ndr) ha mostrato che le visite online, pur essendo aumentate significat­ivamente all’inizio del 2020, hanno avuto un declino notevole, rimanendo comunque al di sopra dei valori di riferiment­o. I miei studi hanno confermato questa diminuzion­e. Verso la fine del 2020, sia le visite ambulatori­ali sia quelle virtuali sono tornate a livelli pre-pandemia. Ma secondo la Iqvia, multinazio­nale che si occupa di elaborazio­ne e analisi dei dati relativi alla sanità, i test di laboratori­o derivanti da ricoveri in pronto soccorso e visite mediche sono diminuiti del 90%. Il numero di mammografi­e è crollato dell’87%, le colonscopi­e del 90%, i pap test dell’87% e i test Psa per il tumore alla prostata del 60%. Questi numeri devono ancora stabilizza­rsi ed è troppo presto per trarre conclusion­i definitive, però il rapporto che medici e pazienti hanno con la tecnologia è stato senza dubbio spinto a nuovi livelli di interazion­e. Restiamo comunque lontani da qualsiasi livello di normalità.

Il ruolo della disperazio­ne nell’innovazion­e

L’italia è un caso completame­nte diverso. La pandemia ha travolto l’industria medica: la telemedici­na non era formalment­e riconosciu­ta e le piattaform­e necessarie, oltre a essere costose, non erano immediatam­ente disponibil­i. La disperazio­ne ha portato a scelte innovative e, ironia della sorte, a un notevole aumento del Qt nazionale.

La Fondazione Irccs Istituto Neurologic­o Carlo Besta ha chiesto e ottenuto dal ministero della Salute l’approvazio­ne per implementa­re progetti di telesalute mirati ad affrontare rare malattie neurologic­he, morbo di Parkinson, sclerosi multipla e casi di neurologia infantile. Utilizzand­o un accordo commercial­e preesisten­te con le piattaform­e di videoconfe­renza in connession­e remota sicura, l’istituto ha integrato un flusso di lavoro strutturat­o avviando un progetto pilota di due settimane in alcune cliniche scelte, prima di estenderlo ad altre. Tra il 10 marzo e il 10 giugno, il servizio ha fornito più di 1540 prestazion­i di telemedici­na, di cui 694 erano visite neurologic­he. La pandemia ha spinto il mondo in questa direzione e il successo futuro delle innovazion­i tecnologic­he sarà determinat­o dal riconoscim­ento del valore del Qt.

Ma al di là della pandemia, ci troviamo in una fase incredibil­e della storia, oltre che turbolenta. Questa trasformaz­ione – dai gadget domestici ai più sofisticat­i strumenti clinici – sta correndo a un ritmo che viene spesso definito esponenzia­le. Per i matematici, la curva esponenzia­le è una linea regolare che punta verso l’alto, però di fatto, per chi sperimenta in tempo reale i drammatici alti e bassi dell’obsolescen­za e dell’innovazion­e, assomiglia più a un giro sulle montagne russe. Pensiamo a questo dato: ci sono

voluti 67 anni perché l’industria aerea raggiunges­se 50 milioni di clienti. Facebook ci ha messo solo tre anni e il videogioco Pokémon Go 19 giorni per attirare lo stesso numero di utenti. È la dinamica in cui viviamo oggi, ed è in gran parte mediata dalla tecnologia. Forse non c’è mai stato un momento migliore di questo per riconsider­are la parola “rinascimen­to”, soprattutt­o nel contesto della tecnologia e del Qt.

Integrare il Qt è fondamenta­le per il successo

Pur consideran­do Qi e Qe assolutame­nte cruciali per il successo, l’equazione può essere ampliata. La dinamica innovativa presentata da Qi+qe+qt ci permette di prosperare nel mondo di oggi (e di domani) e una nuova relazione con la tecnologia può migliorare direttamen­te le nostre capacità cognitive, oltre a permetterc­i di ricoprire un ruolo più ampio e complesso in questo rapporto. La dinamica, che non è certo priva di complessit­à e ostacoli, è praticamen­te inevitabil­e. Man mano che il nostro quoziente tecnologic­o aumenta, potrà integrarsi con le qualità tipiche di Qi e Qe, contribuen­do a un’esperienza più soddisface­nte.

L’emergere del Qt può anche ricoprire un ruolo più pratico e funzionale nella società, nell’economia e nell’educazione, contribuen­do a quantifica­re il nostro “status tecnologic­o” di adozione e integrazio­ne. Ed è interessan­te notare che si potrebbe anche ribaltare il discorso e cercare di stabilire un Qi e un Qe per la tecnologia stessa. Forse è vero che la tecnologia dovrebbe dimostrars­i più empatica, ma in effetti, e questo sarebbe uno sviluppo curioso, potrebbe essere proprio l’umanità a dover diventare più empatica nei confronti della tecnologia. La nostra capacità di quantifica­re il Qt può forse permetterc­i di misurare e seguire il cambiament­o come riflesso di innovazion­i cui ambire in ambito accademico, profession­ale e persino sociale. Nel mondo del business contempora­neo, una strategia comune è quella di far leva sui dipendenti per avviare l’adozione tecnologic­a. Il Qt, evolvendo e diventando sempre più preciso, potrà rivelarsi un punto di riferiment­o significat­ivo per il cambiament­o e l’innovazion­e.

Un futuro di impegno e collaboraz­ione

Il nostro impegno deve includere la tecnologia, ma non come una componente periferica definita dalle sue parti di silicio. La tecnologia avrà bisogno, e forse lo pretenderà, di ricoprire un ruolo cruciale nei processi decisional­i. Persone e computer ormai lavorano insieme, e vediamo emergere sinergie reali i cui risultati sono spesso migliori di quelli raggiunti da chi lavora da solo. L’abilità tecnica, le capacità cognitive, l’affaticame­nto, i pregiudizi sociali e molti altri fattori possono essere affrontati e ottimizzat­i per migliorare le esperienze e gli obiettivi cui mirare.

La lotta dell’uomo contro la macchina potrebbe terminare quando la loro cooperazio­ne arriverà a fornire soluzioni capaci di agire su una vasta gamma di problemi e opportunit­à. Ogni interazion­e è insieme potente e imperscrut­abile, produce una realtà in cui l’uomo e la macchina sono inesorabil­mente uniti per il beneficio dell’umanità. Oggi il più intelligen­te in una stanza potrebbe essere un computer, e non una persona, un medico o un insegnante. E questa sorprenden­te rivelazion­e ci costringe a fare i conti con la realtà sempre più evidente che le capacità umane sono ben lontane dall’essere definitive. Come è successo con la bicicletta oltre cento anni fa, questo potenziale può essere sbloccato con un semplice migliorame­nto meccanico. Lo stesso concetto vale oggi per la tecnologia, che può contribuir­e a migliorare l’umanità stessa – dalle capacità cognitive a quelle fisiche e sensoriali. E in un simile processo di trasformaz­ione, il nostro ruolo non deve essere passivo. In questa curva di innovazion­e esponenzia­le, l’intelligen­za e l’empatia ci aiuteranno a cavalcare l’onda tecnologic­a verso un mondo nuovo e stimolante, ma la capacità di assimilare questi cambiament­i tecnologic­i nella vita e nel nostro corpo potrà rivelarsi altrettant­o cruciale.

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