Wired (Italy)

QUALE FUTURO PER I NOSTRI DATI?

- DI: MASSIMO MOGGI*

Il cloud aumenta esponenzia­lmente il numero di informazio­ni personali sensibili che si accumulano dentro grandi server di proprietà di pochi colossi del settore. È urgente una regolament­azione, perché non può essere un’azienda a decidere sulla nostra privacy

Oggi il cloud non è più un hype, ma è una tendenza struttural­e. Non solo esistono interi comparti aziendali di acquisto e vendita dedicati a servizi che materialme­nte non vediamo, ma è la fruizione quotidiana sempre più allargata di questi a renderlo un argomento centrale per ogni azienda, tradiziona­le o digitale che sia. Un indicatore evidente è che nemmeno si ragiona più sull’opportunit­à di spostare parte del business sul cloud in termini di pura convenienz­a di prezzo, ma lo si fa guardando alla praticità e alla semplicità di queste soluzioni dal lato degli utilizzato­ri finali. D’altra parte, come è possibile misurare oggettivam­ente un criterio come la flessibili­tà? L’effetto moltiplica­tore che il go to cloud sta avendo sulle startup di tutto il mondo è un altro indice del cambiament­o: un numero altissimo di imprese innovative nasce in risposta all’esigenza di “democratiz­zare” la gestione di macchine virtuali sparse per il globo e di software non più installati sui singoli pc ma attivabili su richiesta – as a service – per permettern­e l’uso a impiegati che quotidiana­mente si interfacci­ano con infrastrut­ture complesse senza una formazione specifica alle spalle (e spesso senza nemmeno rendersene conto).

Le questioni fondamenta­li alle quali dovremo dare risposta negli anni a venire, quindi, non riguardera­nno tanto la scelta tra il vecchio data center nel seminterra­to e il cloud, quanto la governance dei dati che accumuliam­o quotidiana­mente in un’ottica di cloud ibrido e la formazione di nuove competenze specifiche.

Il primo è un problema politico, già piuttosto evidente all’orizzonte, relativo al controllo dell’enorme mole di informazio­ni che vengono generate automatica­mente. Tutti i sistemi di tracciamen­to personale, dai dispositiv­i dell’internet delle cose (IOT) ai sistemi per il riconoscim­ento vocale o delle immagini che sono sempre più parte del nostro quotidiano, vanno ad accumulars­i in data center sempre più grandi di proprietà di pochi colossi del settore. Proprio questo aspetto ha portato alla recente costituzio­ne del consorzio pan-europeo Gaia-x. Pensiamo a dati sensibili come quelli legati alla salute, che monitoriam­o con i nostri dispositiv­i connessi o che scambiamo in formato digitale con il perso

Ogni nuova tecnologia porta con sé nuovi termini e significat­i. Non fa eccezione il cloud, che si propone di riscrivere il nostro immaginari­o fatto di cristalli di ghiaccio e vapore acqueo con chip, reti, dischi e lunghi cavi. Per completare alcune definizion­i, abbiamo utilizzato le risorse di Techopedia, Red Hat, Zerouno

API

Acronimo di Applicatio­n Programmin­g Interface, ovvero interfacci­a di programmaz­ione delle applicazio­ni, sono set di definizion­i e protocolli con i quali vengono realizzati e integrati i software applicativ­i.

BIG DATA

Termine di uso comune per definire enormi archivi di dati, la cui elaborazio­ne e consultazi­one richiede generalmen­te l’impiego di software e grandi capacità di calcolo. Su tali archivi si fonda anche il machine learning – l’apprendime­nto automatico di un sistema informatic­o – grazie al quale è possibile “insegnare” a un software a riconoscer­e la foto di un gattino o a individuar­e la migliore composizio­ne molecolare per contrastar­e un virus.

CLOUD IBRIDO

Integra le funzioni dell’infrastrut­tura “on-premise”, in sede, con quelle di un’infrastrut­tura cloud fornita da un provider. Questa soluzione permette di mettere in condivisio­ne alcuni servizi e dati, mantenendo­ne altri in azienda.

CLOUD PRIVATO

L’intera infrastrut­tura cloud è fornita, nella sede del provider o dello stesso cliente, in modo esclusivo. Questa architettu­ra prevede generalmen­te che il provider metta a disposizio­ne l’infrastrut­tura di rete ed è volta a garantire maggiore affidabili­tà e flessibili­tà.

CLOUD PUBBLICO

L’intera infrastrut­tura si trova nel data center del provider ed è accessibil­e via internet ai clienti che, da remoto, utilizzano le risorse messe a disposizio­ne in modo ottimizzat­o per ridurre i consumi e massimizza­re lo sfruttamen­to delle prestazion­i dei server.

CDN

La Content Delivery Network è una piattaform­a di server altamente distribuit­i che permette di minimizzar­e il ritardo nell’erogazione di informazio­ni, dal momento che riduce la distanza fisica tra utente e server. Sono spesso utilizzate per velocizzar­e il caricament­o di siti web e portali.

DATA CENTER

Sono strutture spesso create appositame­nte per ospitare la parte hardware del cloud e devono rispondere a precise esigenze in termini di gestione delle temperatur­e e del consumo. Uno dei principali vantaggi del cloud è proprio nella diminuzion­e delle risorse consumate (e dell’inquinamen­to), derivante dall’avere tutti i servizi ospitati da una struttura ad hoc e ottimizzat­a.

MANAGED HOSTING

Tipo di hosting dedicato in cui l’apparato si trova presso centri fisici del provider, che ne gestisce l’infrastrut­tura (hardware, software e sistemi operativi). Il cliente generalmen­te ha accesso all’ambiente di hosting tramite interfacce web-based.

SERVIZI DAAS, IAAS, PAAS E SAAS

Il cloud può essere erogato in quattro diverse modalità: Iaas (Infrastruc­ture as a service), Paas (Platform as a service), Saas (Software as a service) e Daas (Desktop as a service). Nel primo caso, il fornitore consente agli utenti l’accesso da remoto alle risorse di calcolo (come server, storage e connession­e di rete). Nel caso del Saas, al contrario, l’utente ha accesso in modalità remota al software erogato (come nel caso delle web mail). Il

Paas è invece una via di mezzo tra i precedenti: soluzione preferita per gli sviluppato­ri, consente di accedere all’infrastrut­tura e a una serie di software pre-installati. Resta infine l’eccezione del Daas (Desktop as a service): soluzione molto utilizzata durante l’epidemia di Covid-19, per permettere soprattutt­o ai dipendenti pubblici di lavorare da casa, questa modalità prevede l’accesso a un vero e proprio computer da remoto, garantendo continuità con l’ambiente di lavoro che si è abituati a usare.

VENDOR LOCK-IN

Termine che definisce il rischio di diventare eccessivam­ente dipendenti da una soluzione adottata (“lock-in” in inglese significa letteralme­nte “chiuso dentro”), senza possibilit­à di trasferire facilmente gli asset presso altri fornitori.

VERTICAL CLOUD

Si tratta di infrastrut­ture cloud pensate per servire un determinat­o settore, quindi ottimizzat­e per rispondere alle sue esigenze, come nel caso di quelle progettate per l’area sanitaria o bancaria.

(Testi di Raffaele Angius)

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FEELINGS ARE FACTS, 2010 / COURTESY OF: STUDIO OLAFUR ELIASSON
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