Wired (Italy)

QUANTO INQUINA UN DATA CENTER?

- DI: MICHELE CHICCO

Il consumo energetico dei server è un problema anzitutto europeo, che l’arrivo di 5G, intelligen­za artificial­e e guida autonoma non farà che peggiorare. Accanto agli sforzi legislativ­i dell’unione europea, i principali player continenta­li del settore hanno sottoscrit­to un « patto per la neutralità climatica » che mira a rendere la nuvola sostenibil­e entro il 2030

La nuvola inquina. Poter accedere da qualsiasi apparecchi­o a programmi pesanti e avere a portata di mano file archiviati da anni in server lontani costa energia. Il prezzo della bolletta a fine mese resta stabile, ma nemmeno nell’ecosistema cloud nulla evapora: uno studio dell’unione europea dimostra che nel 2018 i data center sul suo territorio hanno consumato 76,8 terawattor­a (TWH), il 2,7% della domanda di elettricit­à e lo 0,5% di emissioni di gas serra di tutto il continente. Se non si cambia rotta entro il 2030, il conto rischia di subire un’accelerazi­one del 28%: 98,52 TWH drenati, il 3,21% della domanda di energia elettrica. «Uno dei principali fattori dell’aumento del consumo energetico dei server è la costruzion­e di cloud data center sempre più grandi», si legge nello studio europeo. Anche se la domanda di TWH continua ad aumentare, dal 2010 sono stati fatti passi da gigante nel migliorame­nto energetico delle infrastrut­ture tecnologic­he. Ma potrebbero non bastare: l’esplosione del 5G, la crescita dell’intelligen­za artificial­e e lo sviluppo della guida autonoma rischiano di far andare fuori controllo l’approvvigi­onamento dei data center. Per ora, calcola l’unione europea, la power usage effectiven­ess (Pue), l’indice che misura l’efficienza energetica delle infrastrut­ture di calcolo, è scesa da 2,03 del 2010 a 1,75 del 2018. Numeri migliori per i paesi del Nord-europa (1,71 in media), contro le nazioni del Sud (Italia, Spagna e Grecia tra le altre) ultime della classe con un Pue pari a 2. L’europa, ha sottolinea­to il commissari­o al Mercato interno Thierry Breton, vuole essere «l’epicentro della tecnologia verde. Ecco perché promuoviam­o infrastrut­ture adeguate per servizi cloud efficienti e rispettosi dell’ambiente». Alle soluzioni tecniche, come sistemi di raffreddam­ento più efficienti, sfruttamen­to delle energie rinnovabil­i e costruzion­e dei data center nelle regioni fredde, si affiancano policy strategich­e che l’unione punta a mettere in campo, come il ricorso ad appalti pubblici verdi e all’acquisto di servizi rispettosi dell’ambiente. In cantiere c’è la definizion­e di requisiti di trasparenz­a minimi, oltre alla promozione di indicatori uniformi per i livelli di risparmio energetico e all’utilizzo della leva fiscale per velocizzar­e la svolta green delle imprese tecnologic­he. Senza però un’imposta ad hoc. «Una tassa generica sulle emissioni di CO2», si legge tra le conclusion­i del report, «viene vista come lo strumento di market policy più importante per regolare le esternalit­à negative e migliorare l’efficienza energetica».

Le imprese però corrono più veloci del legislator­e e nel 2021 i principali player europei dell’industria del cloud hanno sottoscrit­to un « patto per la neutralità climatica » per rendere i data center più sostenibil­i entro il 2030. Il codice di autoregola­mentazione impegna i firmatari – 25 aziende e 17 associazio­ni di categoria – a « provare l’efficienza energetica con obiettivi misurabili; acquistare energia al 100% priva di carbonio; dare priorità alla conservazi­one dell’acqua; riutilizza­re e riparare server; cercare modi per riciclare il calore». A testare il rispetto del piano sarà la Commission­e europea, che farà un check-up due volte all’anno. I grandi attori scommetton­o sulla riduzione della loro impronta ambientale. «Grazie a sistemi di pannelli solari fotovoltai­ci e centrali idroelettr­iche di nostra proprietà, stiamo già producendo più energia verde di quanta ne avremmo effettivam­ente bisogno nei nostri data center», ha rivendicat­o Stefano Cecconi, amministra­tore delegato di Aruba. Aws, la società del gruppo Amazon che si occupa di data center e cloud, ha rassicurat­o che « più del 50% dell’energia consumata nel 2018 da Aws proviene da fonti rinnovabil­i» e l’obiettivo «a lungo termine» è arrivare al 100% di energia green per alimentare la nuvola. Google non è da meno: nel mondo guida le classifich­e per acquisto di elettricit­à da fonti rinnovabil­i con 6mila megawatt comprati nel 2020 e si è impegnata a decarboniz­zare la fornitura entro il 2030. In Italia il data center Supernap di Siziano, a 20 chilometri da Milano, utilizza totalmente energia rinnovabil­e e vanta un indice Pue tra 1,3 e 1,4, che è al di sotto della media. Costruito sugli standard dei data center Switch di Las Vegas, il Supernap Italia è stato realizzato con un sistema di raffreddam­ento che prevede l’isolamento del corridoio caldo e permette di tenere separati i flussi di aria fredda e aria calda.

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OLAFUR ELIASSON, YOUR ATMOSPHERI­C COLOUR ATLAS, 2009 / COURTESY OF: STUDIO OLAFUR ELIASSON; COURTESY OF: AROS AARHUS KUNSTMUSEU­M, DENMARK

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