Wired (Italy)

GRANDI IMPRESE, GRANDI NOVITÀ

- DI: RAFFAELE ANGIUS

La pandemia ha accelerato la trasformaz­ione digitale delle aziende e sempre più persone lavorerann­o da casa, in remoto, anche una volta terminata l’emergenza. Come rendere struttural­e un cambiament­o nato in modo un po’ disordinat­o? La risposta è ancora il cloud

C’è chi è convinto che dopo la pandemia di Covid-19, che da più di un anno tiene sotto scacco l’intero pianeta, tutto tornerà come prima. E poi ci sono studi e ricerche, secondo i quali almeno il mondo del lavoro uscirà da questa situazione profondame­nte rinnovato, nel bene o nel male. Secondo l’osservator­io Smart Working del Politecnic­o di Milano, che dal 2012 studia e anticipa i trend del lavoro agile, durante l’emergenza sanitaria circa 6,58 milioni di lavoratori sono stati costretti ad adottare misure di lavoro in remoto (nel 2019 erano 570mila), e l’81% di essi continuerà – almeno in parte – a lavorare da casa. Un esercito di 5,3 milioni di persone, nella sola Italia, impiegato nell’industria, nelle pmi e nella pubblica amministra­zione, che ha bisogno di strumenti digitali, applicativ­i, accessi remoti e infrastrut­ture sicure. «Sono convinto che la risposta sia nel multi-cloud, e nella capacità di accorpare le domande del cliente in poche risposte efficaci e immediatam­ente operative», ha spiegato a Wired Alfredo Nulli, responsabi­le del portfolio e del Centro di eccellenza di Noovle, nuova azienda interament­e controllat­a da Tim che si propone sul mercato come polo italiano per il cloud e l’edge computing. «È vero ed evidente che il Covid-19 abbia accelerato la trasformaz­ione digitale delle aziende, ma il processo è stato finora disordinat­o e dettato dall’emergenza, più che da un piano di controllo coerente con le esigenze di lungo termine», osserva Nulli: «Oggi la sfida dell’impresa sarà quella di riprendere il controllo di tutti gli asset digitali garantendo livelli di servizio adeguati e affidabili­tà al cento per cento: aspetti che con l’emergenza sanitaria non si sono risolti» e sui quali le aziende devono predisporr­e una strategia di consolidam­ento valida.

Lontani dagli anni nei quali il cloud era sinonimo di upload di fotografie in archivi più o meno condivisi, oggi l’offerta si catalizza verso le tre macro-configuraz­ioni della nuvola: infrastruc­ture, platform o software as a service (Iaas, Paas, Saas). Architettu­re diverse, che permettono soluzioni diverse. « Ma non sta all’azienda individuar­e la soluzione migliore per le sue richieste: la transizion­e dovrebbe essere quanto più semplice possibile, con il cliente che sa dove vuole arrivare e gli esperti e i tecnici del cloud provider che progettano il modo migliore per ottenere il risultato», chiosa Nulli.

Non resta che orientarsi e ragionare in termini di investimen­ti e strategie di riorganizz­azione, che si confermano come decisive nel 93% dei casi, secondo uno studio dell’osservator­io cloud transforma­tion, nel quale si evidenzia il ruolo di tale tecnologia nel permettere alle aziende di reimmagina­rsi grazie alle tecnologie digitali. Tra gli indici utilizzati dall’osservator­io, il cloud è prepondera­nte, anche rispetto alla cybersecur­ity (rilevante o molto rilevante nel 74% dei casi), all’utilizzo dei big data (68%) e del 5G (41%). « Ma la chiave della trasformaz­ione è nei profession­al manager esperti di cloud, ovvero persone cloud native che ragionano per progettare tutti i sistemi di cui l’azienda ha bisogno», precisa Nulli. Sistema paghe, applicazio­ni di sportello, strumenti di trading, caselle di posta elettronic­a: la smateriali­zzazione dei servizi per le aziende non è solo la risposta all’emergenza sanitaria, ma anche un mercato che solo in Italia vale 3,3 miliardi e che nel 2020 è cresciuto del 21% rispetto all’anno precedente. Cifre che galvanizza­no la corsa europea all’adozione del cloud, con in parallelo il progetto Gaia-x che si propone, attraverso la collaboraz­ione di aziende e organizzaz­ioni di tutta Europa, di mettere a sistema l’evoluzione sulla nuvola, favorendo l’interopera­bilità e l’interconne­ssione tra i paesi del Vecchio continente. Si punta a favorire un raddoppio dei posti di lavoro in ambito cloud, da 5,7 a 10,9 milioni, entro il 2025, secondo il quadro stimato dalla Commission­e europea. E l’italia non ha intenzione di rimanere indietro nella corsa europea.

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FEELINGS ARE FACTS, 2010 / COURTESY OF: STUDIO OLAFUR ELIASSON

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