E LE PMI? SERVE ALTRO TEMPO
Scalare, proteggere, ridurre i costi: così come per la gestione dei grandi complessi industriali e del settore finanziario, anche le piccole e medie imprese possono iniziare a guardare al cloud alla ricerca di risposte alle loro esigenze operative quotidiane. Ma, per farlo, occorre una forte alleanza con le software house, che devono ancora dimostrare di saper offrire una grande varietà di prodotti per ciascuna esigenza. Il cambio di marcia è arrivato con il coronavirus: dopo anni di sostanziale stagnazione al 30%, nel 2020 si è registrato un aumento di dodici punti percentuali nell’adozione di tecnologie cloud da parte delle piccole e medie imprese, secondo i dati raccolti dall’osservatorio Cloud Transformation promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e giunto alla decima edizione. Contemporaneamente, si sono moltiplicate le iniziative dei principali operatori (tra i quali Amazon Aws), che puntano ad avvicinare il mondo dei professionisti e delle pmi alla cloudexperience.
«Perché questo succeda, deve ancora formarsi una reale offerta di servizi cloud in grado di intercettare le esigenze soprattutto delle piccole imprese», spiega Michele Zunino, fondatore e amministratore delegato del cloud service provider Netalia. «Le possibilità sono ancora limitate per questa categoria, ma prevedo che il grosso dell’attenzione sarà rivolto verso i software-as-a-service. In tal senso, il nostro ruolo come operatori cloud è quello di silenziosi abilitatori di un’innovazione che sta ancora cercando la propria strada».
In Italia, le piccole e medie imprese costituiscono il 54% della produzione industriale e impiegano circa il 76% della forza lavoro: per il 42% delle stesse, la possibilità di smaterializzare il lavoro e abilitare sempre più dipendenti all’home working è stato un vero e proprio salvavita durante la crisi sanitaria. Nonostante tutto, i timori per l’eventuale inaffidabilità della rete o per la complessità di gestione creano perplessità nel 55% delle pmi, che al cloud continuano a preferire la gestione internalizzata delle tecnologie, precisa l’osservatorio. «Ma il cloud è dirompente e presto o tardi i servizi daranno incredibili opportunità che per ora possiamo solo immaginare», commenta Zunino. «È come quando compri un biglietto aereo: il tuo giudizio sul volo si basa sulla qualità del servizio, sul comfort dell’aereo e sull’attenzione che gli assistenti di volo prestano ai passeggeri. Nessuno bada allo stato dell’aeromobile o si chiede come sia andata l’ultima manutenzione». Allo stesso modo, secondo l’imprenditore, l’unica direzione possibile è che tutti i fornitori di servizi riescano a intercettare la domanda in modo da costruire l’offerta al compratore, senza che questi debba preoccuparsi di acquistare server o investire in reti più veloci. «Lo stato dell’arte dev’essere impeccabile e dato per scontato: è sull’affidabilità dell’infrastruttura che si può ragionare in senso verticale». (R.A.)