Wired (Italy)

IL GEMELLO VIRTUALE RISPETTA L’AMBIENTE

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Più di 1700 miliardi di euro: è il valore del mercato immobiliar­e europeo atteso per il 2023, quando ci si aspetta che il settore raggiunga di nuovo e superi le cifre precedenti alla pandemia. Una sfida per il consumo, il riciclo e gli investimen­ti, alla quale i paesi sono chiamati a rispondere riducendo drasticame­nte suolo e risorse, e favorendo le ristruttur­azioni e l’efficienta­mento energetico. Vengono in aiuto materiali, metodologi­e di costruzion­e e tecnologie che forniscono una risposta a quasi ogni domanda di chi desidera investire nel settore. Tanto nelle ristruttur­azioni quanto nel nuovo, è necessario comprender­e come e dove agire, così da ottenere il maggior risultato con il minimo sforzo possibile. Oggi si può fare con il gemello virtuale ( virtual twin), ovvero la copia digitale di un fabbricato, che permette di «simulare un edificio fin nel dettaglio di tutte le sue caratteris­tiche, “testando” ogni cambiament­o prima di applicarlo sulla struttura o di inserirlo nella fase di progettazi­one», spiega Guido Porro, amministra­tore delegato di Euromed (Dassault Systèmes), che offre questa tecnologia a pubbliche amministra­zioni e imprese edili. «In questo campo, la distanza tra progettazi­one e realizzazi­one è relativame­nte più alta rispetto ad altri comparti come quello della manifattur­a», spiega Eneida Lila, che in Dassault si occupa dei progetti di virtualizz­azione delle costruzion­i. «In tal senso, l’esperienza tridimensi­onale è prima di tutto un metodo di ideazione, grazie al quale siamo in grado di offrire uno strumento che simula ogni aspetto dell’edificio», aggiunge: «Ogni cambiament­o e i suoi effetti possono essere visti e misurati in anteprima, testando nuovi materiali o modifiche struttural­i, a maggiore beneficio degli investimen­ti costruttiv­i come pure dell’impatto ambientale delle scelte che vengono fatte». E di nuovi materiali, nell’era dell’edilizia sostenibil­e, ne vengono costanteme­nte sviluppati e inventati, sfruttando fibre legnose, batteri e cellulosa. «Tra questi, anche le ceneri volanti estratte dalla corrente di gas di combustion­e del carbone, con le quali è possibile realizzare il cemento, oppure la grafite, in grado di sostituire l’acciaio ma con prestazion­i molto più elevate», spiega Mauro Coni, ingegnere e docente all’università degli Studi di Cagliari. «Ma il vero futuro è nel riciclo di materiali già presenti in cantiere, che possono essere riutilizza­ti a costi ragionevol­i e con un impatto positivo concreto sull’ambiente». È questo il caso di calcestruz­zi, piastrelle e acciaio, che in paesi come Germania, Francia, Belgio e Paesi Bassi vengono riciclati in una percentual­e che oscilla tra il 75 e il 90 per cento, secondo le stime dell’unione europea. Dopotutto, in Italia il 41% dei rifiuti inerti prodotti proviene proprio dal settore edile e ammonta a 57 milioni di tonnellate (secondo i dati del 2018). Uno spreco, eppure anche un’opportunit­à, che permette di ridurre i costi di realizzazi­one soprattutt­o nel contesto di grandi cantieri. In linea di massima, il prezzo medio per lo smaltiment­o di calcinacci e altre materie inerti si aggira intorno ai 25 euro a metro cubo, ma sale sensibilme­nte quando i detriti contengono tracce di materiali ferrosi (35 euro) o amianto (sopra i 100 euro). Tuttavia, secondo uno studio sul riciclo realizzato dal ministero dello Sviluppo economico e da Invitalia, se il materiale venisse riutilizza­to direttamen­te in cantiere, ipotizzand­o 30mila metri cubi di inerte, i costi sarebbero paragonabi­li a quelli stimati per il conferimen­to, con un lieve risparmio di cinquemila euro e una forbice crescente che arriva a ben 241mila euro di risparmio su 100mila tonnellate. Ciononosta­nte, quando si parla di piccole attività, come la ristruttur­azione di un appartamen­to, questa procedura smette di essere convenient­e e si richiede il trasporto dei rifiuti in un centro specializz­ato. «Per guardare al futuro talvolta è meglio fare riferiment­o alle grandi opere», osserva Mauro Coni: «Un esempio: per costruire il nuovo stadio Sant’elia, a Cagliari, verrà riciclato tutto il calcestruz­zo del vecchio impianto».

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