per l’italia la soluzione è il solare
Per vincere la sfida della transizione energetica, e dunque della decarbonizzazione, non c’è altra via che cambiare il paradigma energetico.
È da questa necessità che nascono i recenti conflitti sulla strategia della Commissione europea – tagliare del 55% le emissioni “nette” entro il 2030 rispetto al 1990 –, giudicata troppo ambiziosa da chi difende lo status quo, nonostante sia in realtà insufficiente rispetto alla gravità della crisi climatica. La proposta europea, infatti, non è in linea con l’obiettivo dell’accordo di Parigi di contenere l’aumento delle temperature globali entro la soglia di sicurezza di 1,5 °C. Ecco perché la legge tedesca sul clima del 2019, impugnata da diversi attivisti e associazioni, tra cui Greenpeace, è stata parzialmente bocciata dalla Corte costituzionale della Germania.
Per quanto riguarda il nostro paese, il rapporto Italia 1,5 commissionato da Greenpeace mostra che sarebbe possibile realizzare la decarbonizzazione entro il 2040. Il maggiore contributo potrebbe arrivare dal solare – la fonte con il massimo potenziale in Italia – con circa 100 gigawatt installati al 2030, seguito dall’eolico e dalle altre rinnovabili, da una maggiore efficienza energetica e da circa 23 gigawatt di accumuli per la rete elettrica.
I vantaggi sarebbero anche economici: lo sviluppo delle fonti rinnovabili porterebbe infatti a raddoppiare l’occupazione diretta nel settore energetico e, sul lato della produzione, a un sostanziale bilancio tra maggiori investimenti e risparmi sulla bolletta delle fonti fossili. In altre parole, creerebbe nuovi posti di lavoro a costo zero.
Nel lungo termine, l’elettrificazione degli impieghi finali potrà coprire circa il 70% dei consumi, mentre per il restante 30% bisognerà ricorrere alla produzione di combustibili di sintesi, a partire dall’idrogeno verde che, a differenza dell’idrogeno blu, è prodotto con fonti rinnovabili anziché bruciando combustibili fossili.
La rete elettrica dovrà ovviamente essere ammodernata per gestire quote crescenti di rinnovabili intermittenti. E dovrà trasportare energia dalle aree più produttive del Centro-sud verso il Centro-nord, dove si concentrano i consumi. Alcuni settori richiederanno l’impiego di idrogeno verde, che probabilmente andrà almeno in parte importato. Ma potremmo abbassare la dipendenza attuale da oltre il 75% delle fonti energetiche a meno del 30%. Con un doppio guadagno: per l’ambiente, ma anche per il nostro portafoglio.