Mai più una sola azienda per tutta la vita
In Italia è molto più difficile licenziare rispetto a molti paesi che fanno parte dell’ocse; solo in Repubblica Ceca e in Turchia il mercato è nettamente più ingessato. Il modello è quello del Novecento, ma non è detto che vada bene anche negli anni ’30 del 2000. Millennials e Gen-z, i nati tra gli ’80 e il 2010, si dicono molto più inclini a cambiare mestiere rispetto ai genitori. Un sondaggio della società di consulenza americana Gallup rivela che il 60% dei Millennials è pronto a cambiare «subito» occupazione. « Andiamo verso un modello per cui il problema non sarà la facilità nel licenziare, bensì la difficoltà a tenere in azienda i talenti: Millennials e Gen-z non hanno intenzione di stare tutta una vita in un posto», sottolinea Andreula. A guidare il cambiamento non è solo lo scatto nello stipendio, molto meno importante rispetto alle generazioni precedenti: i driver, indica Deloitte, sono un buon bilanciamento vita-lavoro, flessibilità e condivisione dei valori. « I lavoratori hanno imparato che per crescere bisogna cambiare lavoro, anche perché storicamente le imprese resistono al top per non più di vent’anni: se sono in una grande multinazionale a 30 non è detto che a 50 potrò contare sulle stesse prestigiose condizioni». Infine, sarà sempre più necessario spostarsi perché le imprese stesse, spiega Andreula, tendono a cambiare: «Netflix negli anni 2000 noleggiava dvd via internet e li consegnava per posta, oggi è tra i più grandi produttori di contenuti al mondo, e li eroga in modalità esclusivamente digitale».