Wired (Italy)

Un automa per collega

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Entro il 2025 robot ed esseri umani lavorerann­o lo stesso numero di ore. Ma non è per forza una cattiva notizia. Il dato emerge da uno studio del World Economic Forum (Wef), che evidenzia come l’automazion­e e la recessione generata dalla pandemia stiano ridisegnan­do il mondo del lavoro: il 43% dei manager ha in agenda di ridurre i propri impiegati grazie all’implementa­zione tecnologic­a. Ma se 85 milioni di posti verranno spazzati via dalle macchine, altri 97 ne nasceranno, pronti per una collaboraz­ione tra esseri umani, robot e algoritmi. « In questa prima fase a rischiare è chi fa mestieri ripetitivi ed è giusto che nei paesi occidental­i intervenga lo Stato per tutelare le figure più deboli», sottolinea Andreula. «Ma pian piano, complice la remotizzaz­ione del lavoro, anche i white collar potranno subire l’ondata della tecnologia ». Per riuscire a cavalcare la rivoluzion­e tecnologic­a senza esserne travolti sarà necessario rimettersi in gioco in una logica di formazione continua. Sempre il Wef rivela che anche coloro che resteranno al sicuro al proprio posto dovranno studiare: «Il 40% delle core skill sul mercato cambierà nei prossimi cinque anni», si legge in un report del 2020. Ai governi toccherà indicare le tendenze nel lungo periodo. Consiglio: inutile e dannoso provare a fermare l’avanzata dei robot perché, come ha mostrato l’ocse, i paesi che tra il 2009 e il 2019 hanno investito di più in automazion­e sono anche quelli che hanno registrato l’aumento maggiore dell’occupazion­e nel corso dello stesso decennio, con l’italia al penultimo posto di questa graduatori­a, meglio solo della Finlandia (vedi grafico a destra).

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