Ci vuole un’altra previdenza
Pensione di scorta cercasi. A differenza delle generazioni precedenti, i giovani di oggi – dai millennial in poi – non potranno fare affidamento sulle sole capacità dello Stato per garantirsi un buon tenore di vita futuro. Lo scenario, infatti, è quello di un calo della forza lavoro, a fronte di un aumento della spesa pensionistica, che già nel 2020 ha toccato il 17% del Pil. L’ocse stima che nel 2040 gli over 60 saranno quasi il 40% della popolazione. Tradotto: secondo l’inps, il tasso di sostituzione, ovvero il rapporto tra il primo assegno pensionistico e l’ultimo stipendio, passerà dall’attuale 70% al 55% entro il 2060. Il cuore del problema sta quindi nel disallineamento fra il sistema contributivo – l’assegno è proporzionato ai contributi versati – e il panorama lavorativo attuale. Infatti, «con il prevalere del lavoro precario, il momento dell’inserimento strutturale nel mercato del lavoro è sempre più spostato in avanti», spiega Armando Tursi, professore di diritto del lavoro all’università Statale di Milano. «Ne deriva una probabile incapacità del sistema pensionistico pubblico di offrire quelle garanzie di copertura del reddito post lavorativo a cui ci hanno abituato i nostri padri». In attesa di una rivoluzione strutturale della disciplina pensionistica, l’alternativa per i giovani è la previdenza complementare – ma anche, ricorda Tursi, «tutte le forme di previdenza contrattuale, come i fondi bilaterali di solidarietà, il welfare aziendale e la sanità integrativa» – di cui, però, c’è scarsa conoscenza fra le nuove generazioni. Solo il 22,7% della forza lavoro under 35, infatti, aderisce alla previdenza complementare, secondo gli ultimi dati della Commissione di vigilanza sui fondi pensione. A colmare il gap c’è un mercato di soluzioni che hanno come target proprio la generazione Y e chi esce dal sistema formativo. «L’unico modo per garantirsi una stabilità economica è quello di attivarsi per tempo. Anche un piccolo gesto rende possibile ottenere una rendita integrativa che andrà a bilanciare un assegno pensionistico di dubbio importo», fa notare Flavio Talarico, product manager di Gimme5, una soluzione digitale che permette di accantonare piccole somme e investirle in un fondo comune, tramite un piano di accumulo dinamico (Pac). In una simulazione, l’app calcola in base ai dati del singolo. «Per ottenere una rendita integrativa mensile di 1.500 euro a partire da 67 anni basta investire 98 euro al mese da quando di anni ne si ha 20», spiega Talarico. «Più si tarda, più cresce la quota di risparmio mensile da investire». Anche Moneyfarm – che in un recente studio ha sottolineato come ben il 54% degli italiani non sappia quanto percepirà di pensione – offre servizi di previdenza complementare tramite app, che consistono in un piano individuale pensionistico: si accumula capitale da investire in un fondo. Insomma, per iniziare a pensare alla pensione non è mai troppo presto.