Com’è bello camminare sul bambù
nome: Gorilla Socks sede: Napoli settore: abbigliamento identikit: utilizza la fibra di bambù, una delle piante a più rapida ricrescita, per realizzare calzini ecosostenibili, comodi, resistenti e traspiranti. Senza dimenticare lo stile
Difficile elencare tutte le virtù del bambù, pianta di origine orientale che evoca immediatamente un senso di pace e di immersione nella natura. Di certo, è una delle coltivazioni più sostenibili: cresce rapidamente, fino a un metro al giorno; consuma circa un terzo, in termini di acqua, rispetto alle coltivazioni comuni, accontentandosi spesso di quella piovana; viene raccolto in cicli di 3 o 4 anni, smarcandosi dalla furia della deforestazione perenne e intensiva; restituisce all’atmosfera una generosa quantità di ossigeno. Quello che forse non tutti sanno è che dal bambù si ricava una fibra comoda, resistente, traspirante, un filato morbido e lucente, antibatterico e protettivo dai raggi Uv, «in grado di superare per qualità il cotone e, per alcuni aspetti, il filo di Scozia», dice Andrea Salvia, napoletano, 35 anni, manager in una multinazionale, che insieme al socio romano Tommaso Colella, 31 anni, ha deciso di utilizzarla per creare calzini allo stesso tempo ecosostenibili e di moda. Gorilla Socks ricorda nel nome la passione di questi giganti della foresta per il bambù, per loro vera leccornia, ma a questo richiamo esotico unisce il design made in Italy.
« Abbiamo scelto i calzini per più di un motivo», spiega Salvia. «Devono possedere il comfort di un capo intimo, ma allo stesso tempo sono in parte visi
bili e raccontano chi li indossa. Sono diventati un accessorio molto gettonato, scelto con cura e sempre più spregiudicatezza». Da qui, le linee scanzonate e le policromie inconsuete di Gorilla Socks. L’intuizione ha pagato: oltre che vendere tramite il suo e- commerce, l’azienda è presente in Italia in vari negozi ed è arrivata oltreoceano, stringendo una partnership con un gruppo di zoo americani (sarà che richiamare il gorilla è una portentosa esca di marketing). Inoltre, per raddoppiare il contenuto del suo percorso, collabora con varie associazioni come madre, che si batte per proteggere i mari. Scatenando un cortocircuito territoriale: un oggetto figlio di una pianta terrestre diventa uno strumento per dare un contributo tra le onde. Salvia, che ha pure avviato una partnership con la squadra femminile di Serie A del Napoli («ne condividiamo i valori dello sport, dell’integrazione e della solidarietà»), insiste con fierezza sull’impronta partenopea della startup: «Questo territorio può esprimere moltissimo nel campo dell’innovazione. C’è un certo ostracismo culturale nei riguardi di chi fa impresa qui. Al Nord sarebbe stato più semplice, riuscirci qui raddoppia la soddisfazione».