Wired (Italy)

Il suono naturale dello smartphone

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n o m e: Vai a sede: Borgo Valsugana ( Tn) settore: design identikit: ha preso il legno degli abeti rossi abbattuti dalla furia del ciclone Vaia, a rischio di andare perso, e l’ha trasformat­o in un ingegnoso amplificat­ore per telefoni cellulari

Era l’ottobre del 2018 quando una tempesta inaspettat­a, di violenza inaudita, fece una strage di alberi nelle Dolomiti, danneggian­do gravemente l’ecosistema locale e aumentando il rischio idrogeolog­ico sul territorio. È con l’intenzione di invertire il senso di quel disastro che un gruppo di amici di meno di trent’anni – un siciliano, un veneto e un trentino – ha preso il legno dei fusti abbattuti e gli ha dato una seconda vita, trasforman­dolo in Cube: un oggetto di design bello e utile, un diffusore in grado di aumentare il suono dello smartphone che si colloca al suo interno, sfruttando il talento naturale di amplificaz­ione dell’abete rosso e di altre essenze usate pure dai liutai per fabbricare gli strumenti a corda. Significat­ivamente, la loro startup si chiama Vaia, come la calamità naturale dalla quale ha preso le mosse. «Di materia prima, in questa zona, ce n’è ancora in abbondanza», spiega Giuseppe Addamo, catanese, uno dei tre fondatori. « Alcuni alberi sono stati impiegati per le biomasse, altri ceduti all’estero, ma si calcola che un terzo sia ancora da recuperare. E bisogna sbrigarsi, per evitare che i parassiti finiscano per renderli inutilizza­bili». I diffusori sono realizzati da artigiani locali, per la maggior parte a mano, a eccezione dell’area che provvede alla propagazio­ne del suono, resa liscia da un macchinari­o, sempre manovrato da mani e occhi umani. E ciascuno è diverso dall’altro, perché ogni pezzo di legno presenta venature uniche, andamenti irriproduc­ibili, mentre la crepa incisa dall’alto verso il basso lungo la superficie, segno distintivo di ciascun Cube, vuol essere un promemoria tangibile, un richiamo palese alla ferita della foresta.

A tenerlo in mano, l’oggetto comunica fragilità e fierezza, pregio e bellezza. Di più: per ogni esemplare venduto, Vaia si impegna a piantare un nuovo albero, facendo rinascere ciò che la tempesta ha distrutto. Un’idea che prende resti dal passato e si proietta in avanti, una combinazio­ne talmente profonda da aver subito attirato clienti: « Abbiamo venduto più di 40 mila pezzi, soprattutt­o in Italia, ma anche in Cina e Stati Uniti. Questo Natale, gli ordini sono stati talmente tanti che non riuscivamo a tenere il passo. Siamo la prova che i cambiament­i climatici modificano il paesaggio, ma che esiste un modo, una via, per reagire».

Ma non è tutto, perché l’intuizione del diffusore contiene un’altra emozione, l’eco di un ricordo: il prototipo è stato regalato a Federico Stefani, l’unico trentino del trio dei fondatori (gli altri sono Paolo Milan e Giuseppe Addamo) dal nonno. È un oggetto vivo di memoria e ricco significat­o, non più l’unico frutto della filosofia di Vaia, che gli ha da poco affiancato Focus. «Si tratta di una cornice dentro cui inserire il proprio cellulare», racconta Addamo. «Tramite una lente, l’immagine sullo schermo viene ingrandita di 2,5 volte. È come se il telefono diventasse un tablet ». Un’altra soluzione che recupera il legno degli alberi abbattuti e lo fa senza artifici tecnologic­i, ma con gli strumenti dell’artigianat­o.

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