Il digitale? È una botta d’energia
Non solo pagamenti, ma anche raccolta e gestione dei dati, analisi delle esigenze dei clienti e nuovi strumenti per interagire con loro, creazione di servizi ad hoc e molto altro. La transizione verso le nuove tecnologie è un’occasione unica per rivedere
Avere oltre 135 anni di storia e ancora tanta voglia di imparare: Edison vive la transizione digitale da protagonista e ha stretto una collaborazione con Amazon Web Services per costruire esperienze personalizzate e servizi unici per i clienti, anche nel momento dei pagamenti che si fanno sempre più digitali. «Stiamo investendo tantissimo in tecnologia e competenze, per interpretare meglio i bisogni del retail e delle imprese», dice Marilena Barbati, Senior vice president digital di Edison, che abbiamo incontrato per capire come sta cambiando un settore così delicato per lo sviluppo del paese.
Come può un’azienda con oltre un secolo di storia dare slancio al processo di trasformazione digitale?
«La tecnologia e l’innovazione hanno sempre guidato il nostro operato e lo stanno facendo anche in questa quarta rivoluzione industriale. Siamo partiti dalla consapevolezza di avere a disposizione una serie di dati che avrebbero potuto rendere più efficaci ed efficienti molte nostre linee di business. Ci siamo resi conto della necessità di costituire un team di data scientist, data engineer e Ui-ux designer e abbiamo realizzato una data platform unica in cloud, per centralizzare la raccolta e la gestione dei dati. È stato il primo approccio con Amazon Web Services».
In che cosa consiste la collaborazione con Aws?
«È una sinergia strategica che si fonda su tre filoni. Il primo è lo sviluppo di piattaforme modulari per l’erogazione di servizi innovativi per i clienti, che consentano esperienze personalizzate ma allo stesso tempo permettano una gestione standardizzata dei dati generati. Poi studiamo come utilizzare nuovi strumenti di interazione, come Amazon Alexa, per permettere un’esperienza più semplice e veloce, per esempio nella lettura della fattura o nell’attivazione dei servizi. Infine, utilizziamo le tecnologie e le competenze di Aws per rendere più performanti i nostri sistemi: i modelli di machine learning hanno reso le nostre soluzioni 30 volte più efficaci. Uno di questi modelli ci ha permesso di attivare il Wind digital twin sui nostri impianti eolici».
Un gemello digitale dell’infrastruttura fisica, che permette di abilitare servizi direttamente sul campo. Quali vantaggi operativi offre?
«È un modello cloud based dei parchi eolici di Edison, che permette di ottimizzare e pianificare la manutenzione degli impianti e di prevedere la produzione eolica. Siamo migliorati nella gestione degli impianti e nella predizione della produzione energetica. Ma soprattutto siamo riusciti a ottenere un livello maggiore di sicurezza del personale che lavora sul campo. Sono strumenti che si affiancano alle normali attività: non sostituiscono il lavoro dei colleghi, ma permettono loro di svolgere compiti di maggior rilievo».
Come ricadono sui clienti questi investimenti in innovazione?
«La trasformazione digitale in Edison è partita proprio dalle considerazioni sul cliente finale. Inizialmente, abbiamo pensato a modelli per interpretare al meglio i bisogni e le necessità degli utenti. Con i dati che riusciamo a raccogliere, la gestione dei clienti è più personalizzata, con interfacce differenziate per tipologia. Continueremo a investire per costruire esperienze personalizzate per le aziende: il prossimo step sarà rendere più digitale, diretta e tecnologica l’esperienza del cliente B2B».
Il digitale sta cambiando profondamente il settore finanziario, l’energy è per definizione un comparto votato all’avanguardia: quali le sinergie tra i due mondi? «Il mondo finanziario e quello delle utility sono strettamente collegati. Anche nel Pnrr, la digitalizzazione e la transizione energetica sono due elementi chiave per l’accelerazione economica. Noi abbiamo enormi responsabilità e sentiamo la necessità di contribuire all’evoluzione del paese: credo che sia necessario sfruttare questo periodo per costruire un sistema per la condivisione e la duplicazione delle esperienze positive e permettere, anche ad aziende più piccole, l’accesso a tecnologie e competenze d’avanguardia. Una piattaforma costituita dal basso, direttamente dalle aziende».
Proprio per diffondere l’innovazione, in Edison avete lanciato la Digital Academy, in modo da coinvolgere forze fresche nella transizione digitale.
«La Digital Academy è stato un elemento fondamentale. È un programma di upskilling che coinvolge tutti i colleghi di tutte le divisioni. L’idea è di affiancare alle competenze tradizionali quelle più innovative, attraverso masterclass che vanno dall’introduzione delle nuove tecnologie alla rivoluzione dei pagamenti digitali. Ogni argomento viene trattato in funzione degli obiettivi, delle competenze e del ruolo di chi segue la lezione. Vogliamo dare a tutti gli strumenti per essere loro stessi i portatori della trasformazione digitale».
Un miliardo di dollari: è la cifra record che Bank of America è arrivata a spendere ogni anno in cybersecurity per proteggere i propri asset e quelli dei suoi correntisti. Cifre importanti, che riflettono una crescita degli attacchi nel settore bancario che, globalmente, ha registrato un +1318% nel 2021 rispetto all’anno precedente. Almeno secondo quanto rilevato da Trend Micro, leader nel settore della sicurezza informatica, tra le aziende che maggiormente hanno concentrato le loro attenzioni sul comparto finanziario. Complici fintech e pandemia, che hanno accelerato la digitalizzazione di ogni settore finanziario sia per quanto riguarda l’offerta agli utenti sia per i flussi di gestione interna del lavoro.
Ed è proprio quest’ultimo uno dei canali più battuti dagli attaccanti informatici, che tentano di inserirsi nelle conversazioni interne dei dipendenti di ogni settore, spesso spacciandosi per fornitori o millantando l’autorità per dare disposizioni su quale Iban debba essere fatto un bonifico, naturalmente indicando conti correnti da loro controllati e difficilmente rintracciabili.
In gergo si chiamano attacchi Bec ( business email compromise) e, come dice il nome, prevedono la compromissione di un canale di comunicazione attraverso il quale l’attaccante tenta di acquisire la possibilità di interagire con i dipendenti di una banca o di un’azienda disponendo trasferimenti di fondi a proprio vantaggio. « A dire il vero, questo tipo di attacchi non si manifesta solo tramite le email, ma anche attraverso messaggi sul telefono o chiamate», spiega Michele Carminati, professore aggiunto al Politecnico di Milano e co-fondatore di Banksealer. «Sono talvolta difficili da interpretare e producono i loro effetti più evidenti nel caso dei bonifici istantanei, sempre più diffusi, che lasciano meno spazio per le operazioni di controllo delle transazioni, operate dagli uffici antifrode degli stessi istituti».
Parliamo di social engineering, dunque, ovvero l’arte della truffa in salsa tecnologica. «Non si tratta di hacking, ma di truffe vere e proprie, che soprattutto con il lavoro da remoto sono aumentate sensibilmente», spiega Carminati. «Ma grazie al machine learning e all’interazione di complessi algoritmi, è possibile individuare le transazioni più sospette, alle quali viene assegnato un diverso ordine di priorità per ulteriori controlli che vengono poi eseguiti dagli uffici antifrode». Il semaforo verde finale, dunque, viene dato da analisti finanziari in carne e ossa; ma a monte la scrematura viene fatta dall’intelligenza artificiale. Maggiore è la sua efficienza, migliori saranno i risultati.
Ma dove non possono gli attacchi Bec, arrivano le operazioni di diffusione di malware e ransomware, che quantomeno permettono all’attaccante di pretendere il pagamento di un riscatto per la restituzione delle infrastrutture compromesse. Tra gli ultimi episodi, quest’estate, l’attacco alla Pacific City Bank, tra i principali istituti finanziari coreani negli Stati Uniti. Ma ne sono state bersaglio almeno il 98% delle oltre tremila organizzazioni nell’area dei Five Eyes, secondo Proofpoint. Le migliori contromisure invece si registrano in Europa, dove la Psd2 – la direttiva europea sui pagamenti digitali – ha stabilito un nuovo standard per la protezione del comparto bancario.
«Non c’è dubbio che le cose siano cambiate per il meglio in seguito all’adozione della nuova direttiva », spiega Claudio Caletti, software engineer e managing partner di Buildo, azienda che riunisce ingegneri e designer per fornire software su misura. «E sta anche cambiando la disponibilità a progettare nuove soluzioni e a investire per ottenere risultati all’altezza. Tuttavia, soprattutto in Italia, il settore finanziario sconta ancora una consuetudinaria diffidenza verso i nuovi player, che si riflette anche in un rallentamento di tutti quei processi necessari a rendere più moderni e più sicuri i sistemi che governano le banche, oltre naturalmente a quelli attraverso i quali l’utente ne esplora i servizi».