NEO- BANCHE
Ci sono banche che si sono messe in testa di sovvertire il sistema tradizionale a colpi di digitalizzazione. Generalmente non hanno filiali, possiedono una app intuitiva e si rivolgono a un preciso target di utenti. Al mercato piacciono: nel mondo, censisce Deloitte, ce ne sono più di 2500 e hanno incassato 170 miliardi di dollari per sviluppare i loro prodotti tra il 2011 e il 2021. Molti soldi, soprattutto in Europa, dove le risorse scarseggiano: le new-bank hanno raccolto 32,2 miliardi in un decennio e sono diventate protagoniste del settore. «Sono banche che rispondono a un’esigenza, hanno una value proposition molto forte e partono dai bisogni dei clienti. Mai dal prodotto», spiega Anna Omarini, docente di Bank and fintech dell’università Bocconi. «Tendono a voler diventare ecosistemi, affiancando una serie di novità ai servizi tradizionali. L’effetto network ne amplifica le attese, avvicinandole al raggiungimento delle economie di scala: maggiori le esigenze soddisfatte, maggiori i volumi di traffico potenziali», sottolinea la docente. E quindi, a fianco del conto corrente come tutti gli altri, spunta il tool per il trading o per arrotondare i resti e tenere sotto controllo i cambi con le valute estere. «La grande sfida è mettere in atto la loro strategia ricercando una propria differenziazione», afferma Omarini. «Allargare l’offerta è un’opportunità e una minaccia nello stesso tempo e può rischiare di vanificare la value proposition iniziale». Parte del successo, le new-bank lo costruiscono attraverso una comunicazione incisiva, in grado di fidelizzare gli utenti, che ne diventano ambassador nel mondo. Tanto da ingolosire gli istituti di credito tradizionali, che sempre più spesso puntano sulle nuove realtà per evitare la concorrenza diretta. «Ci sono più modelli per essere legati alla digital transformation: c’è chi innova in casa, chi finanzia i fondi di venture capital e chi realizza un proprio “sandbox” per sperimentare», racconta Omarini. I paesi più avanzati sono gli Stati Uniti e il Regno Unito, ma – sottolinea la docente – «il successo delle banche digitali è un po’ in tutta Europa. Una risposta a un mercato bancario tradizionale che ha trovato nella digitalizzazione il suo ciclo di rivitalizzazione». Dopo l’accelerazione degli ultimi anni, il monito è uno solo: «Serve fissare delle regole che riescano a garantire la fiducia del mercato senza imbrigliare l’innovazione. E serve una sana gestione che possa porre alcuni limiti con equilibrio, anche attraverso codici di autoregolamentazione». ( M. C.)