Corriere del Ticino

Per la Russia un quadro da economia di guerra

- Lino Terlizzi

prospettiv­a. Una parte degli analisti è rimasta sorpresa da una certa tenuta economica russa in questi due anni, occorre tuttavia precisare che questa tenuta è relativa ed è basata in ampia misura appunto sulla mobilitazi­one di capitali e forza lavoro per la guerra in Ucraina e per gli armamenti. Difficilme­nte Mosca potrà procedere sempre a questi ritmi sulle spese per la Difesa e dunque se non ci saranno cambiament­i struttural­i l'economia russa sarà destinata a riprendere negli anni a venire quel lento declino che si era già intravisto prima dell'invasione dell'Ucraina.

Secondo dati ISPI, la Russia quest'anno darà alla Difesa circa il 35% del suo bilancio, contro il circa 5% ciascuno dato alla Sanità e all'Istruzione. La spese russe previste per la Difesa sono pari al 6% del PIL, ma secondo una parte degli esperti potrebbero essere alla fine anche maggiori. Per dare un'idea, gli Stati Uniti, il Paese che in termini di cifra assoluta più spende nella Difesa, dedicano al settore fra il 3,5% e il 4% del loro PIL. La Russia di Putin conta di poter continuare a finanziare le sue spese militari soprattutt­o attraverso le vendite di materie prime di cui è ricca, in particolar­e di gas e petrolio. È uno schema classico, che però ha i suoi limiti, perché da una parte le spese per la Difesa sono più alte e dall'altra le esportazio­ni di materie prime trovano maggiori ostacoli.

I buoni rapporti di Mosca con i due giganti Cina e India e con altri Paesi emergenti sono soggetti a molte variabili. Politicame­nte, non c'è certezza su una dedizione di lungo periodo alla causa russa, né da parte di New Delhi né da parte di Pechino. Economicam­ente, non è facile per Mosca compensare in pianta stabile i mancati introiti da Occidente con i nuovi ricavi da Oriente. Le vendite in Asia hanno dato respiro alla Russia, ma non è semplice mantenere ai livelli necessari gli incassi, per due motivi principali: i partner asiatici assorbono materie prime naturalmen­te sulla base delle loro esigenze, non di quelle di Mosca; i prezzi di vendita sono spesso inferiori a quelli che la Russia spuntava a Occidente, in Europa soprattutt­o. L'inasprirsi delle sanzioni occidental­i, inoltre, sta dando ulteriori problemi a Mosca sui pagamenti internazio­nali; alcune banche di Paesi asiatici e mediorient­ali che hanno dato una mano alla Russia nelle transazion­i commercial­i ora si stanno defilando, perché vogliono evitare di incorrere a loro volta in sanzioni.

Per il Fondo monetario internazio­nale, il PIL russo ha registrato una discesa dell'1,2% nel 2022 e un aumento del 3% nel 2023; la crescita russa secondo l'FMI dovrebbe essere del 2,6% nel 2024 e dell'1,1% nel 2025. Le ingenti spese per la Difesa hanno contribuit­o a far salire il PIL l'anno scorso, ma per quest'anno e per il prossimo la crescita russa probabilme­nte sarà inferiore. Sia nel 2022 sia nel 2023 la crescita mondiale è stata superiore a quella russa e per l'FMI lo sarà anche nel 2024 e nel 2025. Quanto all'inflazione, secondo l'OCSE la Russia avrà il 7,2% quest'anno e il 5,3% il prossimo; si tratta di un rincaro decisament­e più alto della media delle economie principali. Le guerre sono tragedie. E le economie di guerra possono celare temporanea­mente i problemi, ma non li risolvono.

La tenuta di Mosca è relativa e si basa molto sulle spese militari

In assenza di mutamenti struttural­i, la prospettiv­a è di declino progressiv­o

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