Sicuramente bugiardo, non per certo maggiorenne
/ Il processo contro il richiedente l'asilo accusato di aver fatto da palo mentre un suo compare abusava di una giovane sul treno è stato nuovamente sospeso – La perizia non ha potuto accertare la sua maggiore età
Bugiardo? Certamente. Maggiorenne? Probabilmente. Ma la certezza assoluta manca, nemmeno gli esami medici supplementari eseguiti nei giorni scorsi hanno permesso di stabilire con sicurezza se al momento dei fatti il richiedente l'asilo avesse o no compiuto 18 anni.
Parliamo della violenza carnale consumatasi lo scorso ottobre su un treno TiLo che circolava tra Lugano e Mendrisio ai danni di una giovane del 2008, per cui è già stato condannato un altro migrante, minorenne, a un anno di carcere (il massimo della pena prevista, vedi CdT del 24 febbraio). L'uomo alla sbarra ieri è accusato di aver fatto da palo e deve rispondere dei reati di violenza carnale (subordinatamente atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere, subordinatamente atti sessuali con fanciulli) e, in alternativa, complicità in questi reati. «Dalla perizia si evince che è possibile che l'imputato all'epoca dei fatti abbia avuto meno di 18 anni. Vero è che è segnalata un'età media di 21,7 anni e che è indicato che è maggiormente probabile che quella sia l'età effettiva, ma è anche indicato che è possibile che l'imputato abbia un'età inferiore, quella minima stabilita dagli esami è di 17,6», ha spiegato la giudice Francesca Verda Chiocchetti. «Nei casi di dubbio vale la presunzione a favore del minore», ha dal canto suo fatto notare l'avvocato difensore Felice Dafond.
La conseguenza? «Questi risultati, insieme alle dichiarazioni contraddittorie dell'imputato in merito alla sua età (da quando è stato arrestato ha indicato quattro diverse date di nascita, n.d.r.), insinuano il ragionevole dubbio sulla sua maggiore età. Ne consegue che questa Corte non ha più la competenza per procedere»,
così sempre la giudice. Il richiedente l'asilo residente a Pasture ha così lasciato l'aula penale senza essere giudicato, per la seconda volta in pochi giorni. Il dibattimento a suo carico era infatti già stato convocato lo scorso 12 marzo e proprio in quell'occasione il giovane aveva ritrattato la sua età dichiarandosi minorenne. Un fatto che aveva portato a commissionare la perizia.
Quella, come scritto, non era tuttavia la prima volta che l'uomo cambiava versione sulla sua età. «Ha fornito quattro date diverse, non c'è dubbio che abbia mentito su questo aspetto», ha sottolineato l'avvocata Fiammetta Marcellini, in qualità di rappresentante dell'accusatrice privata. L'ultima versione del giovane? «Sono nato il 25 novembre 2007», ha detto in aula.
A stabilire ruolo e responsabilità dell'imputato sarà il Tribunale dei minorenni. Nel frattempo il richiedente l'asilo è stato ricondotto in carcere.
A pochi giorni dalla condanna a tre anni e sei mesi di colui che è stato considerato il capo di una banda di passatori proveniente dal Kurdistan iracheno per aver organizzato almeno un centinaio di viaggi della speranza nel tratto fra Italia e Germania per oltre 450 connazionali (vedi il CdT del 23.3), un altro membro della banda è stato condannato ieri a dieci mesi sospesi dalla Corte delle assise correzionali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. Si tratta di un 42.enne iracheno residente a Winterthur che in alcune occasioni ha effettuato anche il trasporto di clandestini, ma soprattutto si è occupato del lato finanziario della vicenda. Non sarà espulso, soprattutto per dargli modo di ripagare l'importante debito accumulato con l'assistenza zurighese.
Il sistema «Hawala»
La collaborazione dell'uomo, difeso dall'avvocata Benedetta Noli, è stata importante per ricostruire il funzionamento finanziario del gruppo di passatori - la tariffa per il transito si aggirava sui diecimila franchi - e in questo senso il 42.enne aveva il ruolo di «hawalat», che potremmo descrivere come uno dei nodi di una sorta di banca sommersa - l'«Hawala» - basata sulla fiducia e sull'offuscamento delle origini del denaro. Per intenderci dal suo ruolo di hawalat, stando a quanto ricostruito dalla procuratrice pubblica Chiara Buzzi, ha guadagnato oltre 90 mila dollari. Calcolando che tratteneva una percentuale fra lo 0,5 e l1% per transazione, dalle sue mani sono quindi passati almeno nove milioni di dollari. Non tutti riconducibili al traffico di migranti (la pp in questo senso ha ricostruito movimentazioni per 40 mila dollari attraverso il sistema Hawala).
A fronte di questi guadagni, non dichiarati, l'imputato ha beneficiato di prestazione assistenziali per oltre 150 mila franchi negli ultimi cinque anni. Si è impegnato a rimborsare e ha già bloccato una grossa cifra per farlo.