Sono ancora troppo poche le startup al femminile
/ Anche il mondo imprenditoriale, al pari di altri settori della società, ha un potenziale umano inespresso a causa di disparità di genere e pregiudizi culturali anche inconsci - Nel campo delle imprese innovative teoricamente dovrebbe essere più facile r
Parità di genere e startup. È stato il filo conduttore della terza Giornata cantonale delle startup. Giornata promossa dalla Divisione dell'economia del Dipartimento delle finanze e dell'economia (DFE) con la Fondazione Agire, in collaborazione con USI Startup Centre, Impact Hub Ticino e TiVentures e con il sostegno di BancaStato e della Città di Locarno che ha ospitato la manifestazione presso il Palacinema.
Queste manifestazioni - ha ricordato Christian Vitta, consigliere di Stato e direttore del DFE - sono l'occasione per far capire al territorio quanto è importante avere un ecosistema in grado di generare condizioni efficaci per l'imprenditorialità in generale. Se poi diventa anche strumento di integrazione a favore del potenziale femminile, meglio ancora.
Stando a Luca Bolzani, presidente della Fondazione Agire, l'agenzia per l'innovazione imprenditoriale che comprende anche il Tecnopolo Ticino, nel campo delle startup - ovvero di imprese innovative con un potenziale di crescita superiore alla media - c'è una maggiore predisposizione femminile a fondare imprese rispetto ad ambiti più classici. Lo mostrano anche i dati delle startup che hanno trovato casa presso il Tecnopolo Ticino: su 97 imprese insediate, il 13% sono state fondate da una donna. Non è una percentuale altissima, ma è superiore a quella della «vecchia economia», per usare un termine forte.
Nicola Pini, municipale di Locarno, ha fatto gli onori di casa ricordando il ruolo della sua città nel campo dell'audiovisivo - è pur sempre la sede del Locarno Film Festival - e del turismo. Ma anche l'industria ha un peso per l'economia della regione. Spazi liberi per l'insediamento di imprese sono ancora disponibili, ha affermato Pini riferendosi a Riazzino (50 mila mq già urbanizzati) e al comparto dell'ex gas, ex macello (40 mila mq).
Interessante la relazione di Patricia Montesinos, cofondatrice e presidente di Fe+Male Think Tank. Il titolo è emblematico: comprendere il pregiudizio inconscio nelle decisioni d'investimento per una maggiore diversità di genere nell'imprenditorialità. Montesinos ha ricordato che ci sono pregiudizi impliciti che riguardano tutti. Sono di natura inconscia e sui quali non si può incidere molto. Ci sono invece quelli espliciti, che sono intenzionali e controllabili per definizione. È su questi che bisogna lavorare individualmente e collettivamente per evitare di perdere potenziale umano o banalmente denaro. In questo modo si rompono barriere e si apre la strada - si spera - a un futuro più inclusivo ed equo.