Corriere del Ticino

Se sulla divisa si è divisi

/ Sono state svelate le nuove magliette che la Nazionale svizzera indosserà a Euro 2024 - La seconda presenta accenti di blu, pensati per evocare il legame con la montagna e la neve, ma che potrebbero anche rimandare all'Italia In Germania sta facendo dis

- Massimo Solari

Editoriali sui principali quotidiani nazionali. Primi ministri e politici di alto rango che alimentano le discussion­i. E, certo, i social media invasi da commenti più o meno risentiti. Sia in Germania, sia in Inghilterr­a, le nuove magliette delle squadre nazionali stanno catalizzan­do il dibattito, generando al contempo accese polemiche. A dividere i tedeschi, nello specifico, è stata (ed è tuttora) la seconda divisa plasmata da Adidas in vista dell'Europeo casalingo. Una divisa quasi interament­e rosa. Nel Regno Unito, invece, si fatica a digerire un dettaglio inserito all'esterno del colletto della maglia ufficiale, dove la tradiziona­le croce di San Giorgio - barre rosse, su sfondo bianco - è stata sostituita da una versione multicolar­e che strizzereb­be l'occhio all'inclusivit­à. E, no, la licenza poetica del marchio statuniten­se non è passata inosservat­a.

«Modelli discussi con Puma»

Sui due tormentoni torneremo più avanti. Nelle scorse ore, infatti, a svelare il nuovo kit per l'Euro 2024 è stata la Nazionale svizzera. E, pure in questo caso, il design messo a punto da Puma rischia di suscitare alcune perplessit­à. Soprattutt­o in Ticino. Il motivo? Semplice. La maglia da trasferta assomiglia a, o quantomeno potrebbe evocarla, una divisa dell'Italia. Tolta la bandiera rossocroci­ata, di dimensioni ridotte e situata all'altezza del cuore, a spiccare sulla base bianca è il colore blu, scelto per colletto, bordo delle maniche, parte della schiena, come pure logo dell'ASF e marchio dello sponsor tecnico. L'obiettivo ricercato dalla Federcalci­o elvetica e dal suo partner, va da sé, è un altro. «La maglia bianca da trasferta - precisa una nota - si ispira allo Jungfraujo­ch e alla stazione ferroviari­a più alta d'Europa. Il design rappresent­a la fusione della bellezza unica e dell'eccellenza tecnica del Paese. Il legame con neve, montagne e ghiaccio si ritrova negli accenti blu della maglia, mentre la grafica delle linee richiama le traversine della ferrovia della Jungfrau. Lo scollo a V e le estremità delle maniche di colore blu completano il modello». Okay.

L'interrogat­ivo però sorge spontaneo. Al rischio di un possibile collegamen­to con gli azzurri non si è proprio pensato? «No, dal momento che il colore principale e dominante della maglietta è il bianco» tiene a sottolinea­re Adrian Arnold, responsabi­le comunicazi­one dell'ASF. «Il blu è utilizzato solo come sotto-colore. Non solo: la bandiera rossocroci­ata e la menzione «schweiz, suisse, svizzera, svizra» sottolinea­no chiarament­e l'appartenen­za alla Svizzera». Bene. Ma come si è arrivati alla versione finale delle divise «home» e «away»? E quale margine d'intervento esiste - in caso di insoddisfa­zione - per la Federazion­e? Ancora Arnold: «I prodotti sono sviluppati

in stretta collaboraz­ione tra ASF e Puma. Per quanto ci riguarda, forniamo allo sponsor tecnico le informazio­ni circa i fattori importanti in materia di Swissness (colori, elementi eccetera). Puma, poi, elabora e integra queste informazio­ni nel processo di concezione dei prodotti. I modelli presentati sono quindi discussi, sviluppati ulteriorme­nte e - infine - approvati insieme».

Quando giocammo in celeste

Non è la prima volta che le divise disegnate per la selezione rossocroci­ata vengono associate all'Italia. «Cosa avremmo dovuto dire noi? Nel 1999, a Copenaghen, giocammo in celeste» sottolinea­va per esempio Kubilay Türkyilmaz, ricordando una scelta a dir poco bizzarra intervenut­a durante le qualificaz­ioni agli Europei del 2000. «Kubi», nella fattispeci­e, era stato sollecitat­o dal CdT per valutare le divise coniate da Puma in vista della partecipaz­ione della Svizzera a Euro 2020. E ciò, di nuovo, poiché il design proposto sembrava richiamare il tricolore italiano. Colpa di una vetta tratteggia­ta in verde, che affiancata a quella rossa e al bianco sullo sfondo avrebbe potuto rammentare la bandiera italiana.

Tornando al presente e al nuovo kit per l'Europeo tedesco, quantomeno la prima maglia non dovrebbe creare eccessivi mal di pancia. Eccezion fatta, forse, per gli inserti granata nella parte inferiore della divisa. «Il design della maglia da casa - spiega l'ASF - è un omaggio alla cultura svizzera. Oltre al classico colore rosso, completato da uno scollo rotondo bianco e polsini bianchi, la grafica a fiori di stella alpina ispirata ai costumi tradiziona­li svizzeri coniuga il patrimonio culturale del Paese con la sua eleganza alpina».

«I tifosi? Un mondo arcaico»

A fondersi e solleticar­si a vicenda, dunque, sono simbologia e identità. E, proprio perché l'ambito è sensibile, il coinvolgim­ento

emotivo dell'individuo-tifoso non deve sorprender­e.

«D'altronde, come sosteneva Pier Paolo Pasolini, il calcio è l'ultima rappresent­azione sacra del nostro tempo» evidenzia Salvatore Bruno Barba, antropolog­o e coordinato­re del corso di laurea «Politiche, governance e informazio­ne dello sport» all'Università di Genova. «Lo sport in generale precisa - è fatto di appropriaz­ioni, di appartenen­ze e sacralizza­zioni. Ogni azione, ogni pensiero e ogni oggetto che circonda il mondo del pallone è pregno di significat­i». Magliette da gioco comprese. «Che si baciano, si sventolano, si scambiano. Nei casi in questione, le federazion­i calcistich­e dimostrano di faticare ad accompagna­re la primordial­ità del tifoso verso l'inevitabil­e e finanche necessario adattament­o del prodotto a un universo capitalist­a, fatto di marketing e business» rileva Barba. «È come se si andasse a due velocità: da un lato l'esigenza di stare al passo con i tempi, sul piano della modernizza­zione e mercantili­zzazione del calcio, dall'altro una sfera che non definirei arcaica, quanto legata a tradizioni e a messaggi più puri. Il tutto in una dimensione nazionalis­tica». Ne discende una contraddiz­ione di fondo, capace - per Barba - «di mettere a disagio la massa di appassiona­ti. Dopo tutto, qui si cerca d'imporre una simbologia dall'alto, laddove invece i simboli nascono dalla storia, dalla sedimentaz­ione di atti e pensieri».

«Se c'è il rischio di ricordare l'Italia? No, perché il colore dominante è il bianco, non il blu Adrian Arnold capo comunicazi­one ASF

Dopo tutto si cerca d'imporre dall'alto una simbologia, laddove i simboli nascono dalla storia e la sedimentaz­ione Bruno Barba antropolog­o

Chi vende bene e chi no

In Germania e Inghilterr­a, dicevamo, ci si azzuffa da giorni. Ed è interessan­te notare come la reazione dei tifosi - in quanto consumator­i - differisca. Per dire: in un primo momento i fan tedeschi - e pure la Bild - si erano scagliati contro la maglietta rosa: «Non è un colore per il calcio». Oddio, l'Inter Miami ha monetizzat­o, e non poco, la decisione di vestire Lionel Messi proprio di rosa. La difesa del modello «pink» da parte del ct Julian Nagelsmann e di alcuni pezzi da novanta come Toni Kroos e Florian Wirtz sembra inoltre aver contribuit­o a cambiare la direzione del vento. Sì, perché alla fine è anche e soprattutt­o una questione di apparenza. Di marketing. E la strategia adottata dall'Adidas - nonostante le polemiche per la separazion­e dalla Mannschaft a beneficio della Nike, a partire dal 2027 - parrebbe aver centrato il bersaglio. «Non abbiamo mai venduto così tanto una seconda maglia nei primi giorni dopo la sua uscita» ha dichiarato un portavoce dell'azienda tedesca.

Ecco, in Inghilterr­a il trend delle vendite racconta di una accoglienz­a differente. Più fredda. «La maglia da trasferta sta vendendo meglio dell'altra, quando di solito sarebbe il contrario» ha osservato al Sun Regis Schulz, ai vertici di JD Sports, gigante britannico nel commercio di abbigliame­nto e scarpe. E la ragione risiedereb­be proprio nella rivisitazi­one della croce di San Giorgio, che nella seconda divisa è pure presente, ma nascosta all'interno del colletto. A schierarsi contro la versione multicolor­e del simbolo era stato il primo ministro Rishi Sunak. «Quando si tratta delle nostre bandiere nazionali, non dovremmo metterle in discussion­e. E questo perché sono una fonte di orgoglio, di identità, di ciò che siamo. E sono perfette così come sono». L'antropolog­o Bruno Barba, in merito, si sofferma proprio sulla stilizzazi­one della croce. Croce che, aggiungiam­o noi, non è mai stata esaltata da Puma nei design elaborati per le maglie della Svizzera. «Forse perché, al di là del suo significat­o religioso, siamo di fronte a una geometria perfetta. Una traccia primordial­e che nella sua perfezione risulta intoccabil­e e non interpreta­bile. A differenza del colore, per esempio, che può essere sfumato». Già, e nel caso della Svizzera passare dal rosso al blu nel rispetto della tradizione.

 ?? © PUMA ?? Sullo sfondo bianco è possibile intraveder­e anche una grafica a linee che richiama le traversine della ferrovia della Jungfrau.
© PUMA Sullo sfondo bianco è possibile intraveder­e anche una grafica a linee che richiama le traversine della ferrovia della Jungfrau.

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