Corriere del Ticino

Ce la sentiamo di offrire una vita migliore?

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Ho letto l'intervista al noto pediatra Dott. Pezzoli (è stata pubblicata sull'edizione del Corriere del Ticino dello scorso 18 marzo, ndr) sul potere delle Big Tech nel far prendere decisioni ai ragazzi. Poi mi sono ricordato di uno striscione apparso a Milano, di un movimento giovanile che chiedeva di lasciare ai giovani la possibilit­à di vivere un futuro diverso. Ciò mi ha fatto pensare alle nostre generazion­i che hanno vissuto, almeno fino al 2000, una vita solare sotto diversi aspetti: affettivi, economici e, forse, anche con meno guerre.

Oggi ai giovani è stato erroneamen­te dato libero accesso a uno smartphone che toglie loro dalle 4 alle 5 ore al giorno di riposo, sentimenti, socialità e anche la capacità di programmar­e o pensare da soli al proprio futuro. Sì, perché sono le Big Tech che hanno il potere di far decidere a loro il proprio futuro; perché se un video lo si può visionare per un massimo di 15 secondi, esso non può essere subito assimilato, dato che poco dopo se ne riceve un altro. Ciò non permette quindi di elaborare completame­nte il primo e tutto ciò si trasforma in confusione digitale.

Una soluzione probabilme­nte potrebbe esistere: limitiamo l'utilizzo delle Big Tech a determinat­e fasce orarie, in modo che la vita quotidiana prenda il sopravvent­o su quella digitale, così che si ritorni a dei ritmi normali per nutrirsi, per le amicizie, per studiare o praticare dello sport. E infine, chi ne ha voglia si metta pure a «smanettare». Questo dovrebbe essere il senso da dare allo striscione citato sopra, mentre il resto sono i pericoli che molto profession­almente ha citato il Dott. Pezzoli.

Roberto Sanvido

Lugano

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