Storie di case e di architetti alla RSI con «Home Video»
/ Di domenica, il 21 e il 28 aprile, alle 20.40 su LA 1, due serate speciali dedicate all'architettura della Svizzera italiana per raccontare e celebrare quattro edifici ricchi di storia della nostra regione
La RSI dedica due prime serate all'architettura con Home Video, un programma che racconta quattro edifici della Svizzera italiana attraverso le storie di chi ci è passato e di chi ci vive, di chi le ha costruite e chi le ha trasformate, per invitare il pubblico a scoprire quanti strati di vita e visione abitano le nostre case, la forza emotiva degli spazi, la ricchezza architettonica del territorio. In ogni episodio sarà la casa a raccontarsi, a manifestarsi nella sua complessità, attraverso le inquadrature, le immagini di archivio e i piani, e le voci di chi ci vive, ci lavora o le ha progettate. Ad accompagnare lo sguardo dello spettatore lungo i corridoi delle case, della memoria e dell'immaginazione, saranno quattro architetti che, unendo sensibilità e conoscenza, leggono il progetto e l'edificio, le tracce del tempo, gli interventi, le anomalie, il rapporto con il paesaggio e con gli inquilini di ieri, di oggi e di domani.
Home Video mostra chi siamo nel più intimo dei contesti, la nostra casa, alla ricerca degli strati e delle pieghe che legano persone ed edifici, unendo il piacere dell'occhio alle riflessioni architettoniche, sociali ed ecologiche più contemporanee. Spiega Vanni Bianconi – responsabile del Settore Cultura e ideatore di Home Video – sulla rivista Cult: «Poco rappresentata televisivamente a causa della sua resistenza alla narrazione se presa come protagonista, l'architettura in realtà gioca un ruolo in tutto ciò che viviamo:
lo spazio costruito è la nostra terza pelle. Fatto di volumi, profondità, materiali, luce, odori e suoni, è vario e personale come i vestiti che indossiamo o i ricordi spontanei che ci attraversano. Ed è sensibile e reattivo come la nostra stessa pelle. Lo spazio che abitiamo cambia con noi come noi cambiamo con lui. La chiave per raccontare l'architettura è quella che apre la porta di una casa: è dove abitiamo che questi elementi si manifestano in tutta la loro sottigliezza, in tutta la loro universalità, combinando l'intimità delle esperienze individuali, dei gesti abituali e delle scelte decorative,
L'architettura è come un vestito da indossare e gioca un ruolo in tutto ciò che viviamo
con le dimensioni collettive della ricerca estetica, della cultura della costruzione, del potere emotivo dello spazio».
Il viaggio di Home Video parte il 21 aprile con due esempi diversi di architettura comunitaria. Le case del '48 dei fratelli Tami a Lugano, case popolari concepite pensando alle necessità degli inquilini dell'immediato dopoguerra, ma con un'attenzione per l'essenziale tale da renderle uniche ancora oggi: alcuni inquilini sono lì da sempre, alcuni ci sono ritornati dopo aver vissuto in appartamenti forniti di tutti i comfort, e tanti sono giovani, artisti e artigiani. Condividono uno spazio, che è fisico e dell'anima. Il pastificio del Ponte dei Cavalli a Cavigliano, ristrutturato negli anni '80 dall'architetto Tobias Ammann in unità abitative e atelier, mantenendo così un rapporto con l'operosità che ha sempre contraddistinto questo grattacielo a testa in giù a strapiombo sull'Isorno, e influenzando per una quindicina d'anni la vita e l'opera di artisti, fotografi, architetti che lì lavoravano di giorno e discutevano la sera (nel primo ristorante di Meret Bissegger, anche quello un laboratorio).
Ogni serata di Home Video sarà introdotta da Rachele Bianchi Porro che dialogherà con Mario Botta sui temi dell'abitare e della casa come stratificazione delle memorie, e con gli architetti e cineasti Ila Beka & Louise Lemoine su come abitiamo lo spazio e come lo spazio ci abita.