Corriere del Ticino

Simboli estremisti da vietare «Si cominci dalle svastiche»

/ Il Nazionale approva la stretta per bandire i segni che riconducon­o al nazismo e che inneggiano alla violenza Critiche dall'UDC: «E il comunismo?» – La Fondazione contro il razzismo e l'antisemiti­smo: «Si tratta di un buon passo avanti»

- Luca Faranda

Oggi in Svizzera è permesso apporre sull'auto un adesivo delle SS. Di più: è anche possibile esporre sul balcone di casa una bandiera con una svastica, così come fare il saluto hitleriano in pubblico. La norma antidiscri­minazione (così è definito l'articolo 261 bis del Codice penale) punisce solo chi fa chiarament­e propaganda, non chi espone le sue «simpatie». Le regole devono cambiare e su questo punto sono tutti d'accordo (o almeno, la stragrande maggioranz­a). Ma quando e in che modo? Le soluzioni proposte non fanno l'unanimità.

Un primo tentativo

Facciamo un passo indietro di ben 20 anni. La questione è infatti approdata a Palazzo federale nel 2004: la Commission­e degli affari giuridici del Nazionale aveva inoltrato una mozione volta a vietare i simboli razzisti. Dopo anni di discussion­i, tuttavia, l'atto parlamenta­re è stato definitiva­mente archiviato nel 2011 per due motivi principali: il Consiglio federale non reputava ci fosse una necessità urgente e - come seconda motivazion­e - riteneva arduo stilare un elenco per catalogare i vari simboli razzisti.

Oggi le cose sono un po' cambiate. In aula è stato a più riprese ricordato l'aumento di azioni a sfondo antisemita negli ultimi mesi. In particolar­e, l'aggression­e avvenuta a inizio marzo a Zurigo. Inoltre, nel dicembre del 2022, l'Ufficio federale di giustizia ha stilato un elenco dei possibili simboli che potrebbero avere connotazio­ni naziste, razziste, violente o estremiste. In totale sono oltre settanta: svastiche, croci celtiche, numeri (tra cui 18, 88, 4/20), rune delle SS, ma nella lista non mancano nemmeno vari riferiment­i a gesti e simboli di estrema sinistra, tra cui falce e martello.

Camere divise

Lo scorso maggio la Camera del popolo ha accolto una mozione (dell'allora consiglier­a nazionale argoviese Marianne Binder-Keller, oggi «senatrice» del Centro) che chiedeva di «vietare senza eccezioni la simbolica nazista in pubblico». L'atto parlamenta­re riguardava solo ed esclusivam­ente l'utilizzo di simboli noti del nazionalso­cialismo. Il Consiglio degli Stati, lo scorso dicembre, ha invece deciso di allargare il raggio d'azione a ogni forma di estremismo

proponendo una sua propria mozione. La richiesta di Binder-Keller, per la maggioranz­a dei «senatori», era troppo restrittiv­a. Una svolta che non era piaciuta alla Federazion­e svizzera delle comunità israelite (FSCI), secondo cui c'è il rischio che la proposta naufraghi di nuovo (come 13 anni fa) a causa della discussion­e su un vasto catalogo di divieti.

La legge si farà a tappe

La questione è tornata sui banchi del Nazionale ieri, con la mozione approvata dagli Stati a dicembre e due iniziative parlamenta­ri dal tenore simile (anche se più orientate a bandire i simboli di estrema destra). I deputati hanno detto sì a larga maggioranz­a a tutti e tre gli atti parlamenta­ri. «In linea di principio, l'attuazione nel Codice penale sarebbe possibile. Tuttavia, il Consiglio federale sarebbe favorevole ad una legge speciale che preveda una multa disciplina­re», ha spiegato in aula il «ministro»

della Giustizia Beat Jans. C'è però una novità: seguendo la sua Commission­e degli affari giuridici, i deputati del Nazionale si sono detti favorevoli a introdurre in tempi rapidi il divieto di utilizzo di simboli nazionalso­cialisti. E poi, in una seconda fase, di estendere questo divieto anche ad altri simboli estremisti. La legge, dunque, si farà a tappe. Anche perché per la maggioranz­a della Camera del popolo i segni che inneggiano al nazismo - slogan, numeri, forme di saluto, croci uncinate e stemmi - sono molto più facili da identifica­re (e da stabilire) rispetto ad altri simboli estremisti.

Teschi e rune

A opporsi (invano) alle proposte è stata una nutrita schiera del gruppo UDC, secondo cui bisogna vietare allo stesso tempo anche i simboli del comunismo e di estrema sinistra.

Le associazio­ni contro il razzismo e l'antisemiti­smo sono invece soddisfatt­e: la Federazion­e

svizzera delle comunità israelite parla di «approccio pragmatico». «Come primo passo, dovrebbe essere bandito un chiaro catalogo di simboli nazisti, come la svastica, il saluto hitleriano, la runa della vittoria delle SS, il teschio e le ossa incrociate delle SS e la “stella ebraica” gialla», scrive la FSCI, la quale si augura che ora anche il Consiglio degli Stati intraprend­a «la strada pragmatica di un approccio graduale», senza che ci siano ulteriori ritardi.

Da noi contattata, la Fondazione contro il razzismo e l'antisemiti­smo (GRA) sottolinea che le decisioni del Nazionale «dimostrano che il Parlamento ha riconosciu­to l'urgente necessità di misure legali per combattere atteggiame­nti e atti lesivi della dignità umana». Per la fondazione, questo divieto è «un buon passo avanti», ma a lungo termine «è importante estendere gradualmen­te il divieto anche agli altri simboli estremisti».

È stata riconosciu­ta l'urgente necessità di misure legali per combattere gli atti lesivi della dignità umana

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©REUTERS In Svizzera, a differenza di altri Paesi, non è espressame­nte vietato indossare magliette con la croce uncinata.

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