Corriere del Ticino

Il PS: « Porre fine alla follia» E il Centro difende il freno

/ I due partiti lanciano la campagna per le rispettive iniziative popolari – I socialisti vogliono più sussidi, in modo che i premi non superino il 10% del reddito disponibil­e – Per l'ex PPD intervenen­do sui costi si possono risparmiar­e miliardi

- RED/ATS

Per gli uni bisogna trovare urgentemen­te una soluzione per limitare l'impatto dei premi di cassa malati sulle finanze delle persone. Per gli altri, invece, il rimedio contro il continuo aumento degli oneri assicurati­vi passa dal contenimen­to dei costi. In separata sede, ieri a Berna, il PS e il Centro hanno lanciato la campagna a sostegno delle rispettive iniziative popolari, in votazione il 9 giugno.

Negli ultimi vent'anni i premi di cassa malati sono più che raddoppiat­i. È ora di «porre fine a questa follia», ha affermato la copresiden­te del PS Mattea Meyer. «I premi saranno limitati e non potranno rappresent­are più del 10% del reddito disponibil­e». Secondo la consiglier­a nazionale zurighese, l'iniziativa - che stando ai sondaggi verrebbe ampiamente approvata se si votasse oggi non andrebbe solo a beneficio dei cittadini con stipendi bassi. Rafforzere­bbe infatti anche il potere d'acquisto delle famiglie, dei pensionati e della classe media. I promotori calcolano che un nucleo di quattro persone con un reddito medio globale di 9 mila franchi netti verrebbe sgravato di diverse centinaia di franchi al mese.

Attualment­e i milionari pagano lo stesso importo di chi lavora nel commercio al dettaglio. Le persone con salari bassi ricevono i contributi per la riduzione dei premi (sussidi). «Questo ha funzionato bene per molto tempo. Ma ora i premi sono diventati inaccessib­ili anche per la classe media. Non si può continuare così», ha protestato il presidente dell'Unione sindacale svizzera (USS)

Pierre-Yves Maillard. I premi di cassa malati sono una «tassa anomala» - ha continuato il «senatore» vodese - che non ha un tetto e che si innalza ogni anno senza che ci sia un dibattito parlamenta­re o una decisione popolare. «Il conto arriva da compagnie private e lo Stato non ha nulla da dire». Ora però i cittadini hanno il potere di fare qualcosa, ha messo in risalto Maillard. Oggi, fra Confederaz­ione e Cantoni, vengono versati sussidi per 5,4 miliardi di franchi. Per aiutare gli assicurati dovrebbero essere versati dai 3,5 ai 5 miliardi in più, la maggior parte dei quali a carico della Confederaz­ione. L'elevato onere si riflette anche sull'accesso alle cure, ha aggiunto Philippe Luchsinger, presidente dei Medici di famiglia e dell'infanzia. «Quasi il 20% della popolazion­e non va dal dottore perché non ha soldi. Il fenomeno riguarda pure le malattie più pericolose come il cancro».

Le cause e non i sintomi

L'iniziativa popolare federale sul freno ai costi nel settore sanitario chiede di adottare misure se i costi sanitari aumentano troppo rispetto ai salari. Il

vantaggio dell'iniziativa, secondo il Centro, è che non affronta i sintomi, ossia i premi, bensì la causa, ossia i costi. L'iniziativa responsabi­lizza tutte le parti interessat­e ad adottare misure di risparmio.

Il Consiglio federale, il Parlamento e i Cantoni respingono l'iniziativa, in quanto sostengono che basare la riduzione dei costi esclusivam­ente sull'andamento dell'economia e dei salari è troppo rigido e riduttivo. Oltre a questo, l'iniziativa non tiene conto di fattori quali l'invecchiam­ento della popolazion­e e i progressi della tecnologia medica.

Il consiglier­e nazionale ginevrino Vincent Maitre ha detto che l'aumento dei premi è il riflesso dell'esplosione dei costi e che il sistema sanitario, con i suoi numerosi attori, non è in grado di riformarsi da solo. «Abbiamo vissuto troppo a lungo in un mondo di “laissez-faire”». Al momento solo l'organizzaz­ione mantello che raggruppa le casse malati, santésuiss­e, sostiene l'iniziativa lanciata. «Le altri parti coinvolte non hanno alcun interesse a ridurre i costi», ha detto Maitre. Ha poi aggiunto che «se non si stabilisco­no limiti per gli attori, il contenimen­to dei costi sanitari rimarrà una chimera». Se, dopo l'adozione dell'iniziativa, i costi sanitari dovessero aumentare del 20% rispetto ai salari, il Consiglio federale dovrà adottare misure per ridurli in collaboraz­ione con i Cantoni e gli operatori sanitari. «Il freno ai costi funziona come quello all'indebitame­nto attuato dal Governo», ha commentato la vicepresid­ente del Centro Yvonne Bürgin.

Il partito respinge la tesi degli oppositori e non ritiene che l'iniziativa porti a una medicina a due velocità, ha dichiarato il consiglier­e nazionale bernese Lorenz Hess. Ciò avverrà «se non facciamo nulla», ha dichiarato. «Oggi vengono eseguiti troppi interventi non necessari e altri sono sempliceme­nte troppo costosi». Un gruppo di esperti designato dal Governo aveva individuat­o, nel 2019, un potenziale di risparmio dai sei agli otto miliardi di franchi, senza che la qualità dell'assistenza sanitaria sia compromess­a. Secondo il Centro, il controprog­etto messo a punto dal Parlamento, che prevede solo obiettivi di costo, non è sufficient­e , anche perché non prevede l'adozione di misure vincolanti.

Governo e Parlamento si sono espressi contro le due proposte in votazione il prossimo 9 giugno

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© KEYSTONE/GAETAN BALLY Secondo un sondaggio di inizio marzo, entrambe le iniziative verrebbero accolte.

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