Corriere del Ticino

Tassi, tagli ancora rimandati Pesano i rischi geopolitic­i

/ Secondo il presidente della Fed Jerome Powell i dati mostrano una mancanza di progressi sul fronte del rincaro A causa del rischio di chiusura dello stretto di Hormuz il prezzo del gas è salito del 21% nelle ultime quattro sedute

- Roberto Giannetti

Gli operatori stanno aspettando ormai da mesi un taglio dei tassi da parte delle principali banche centrali del mondo, visto che l'inflazione nei Paesi industrial­izzati è ormai scesa molto rispetto ai picchi visti lo scorso anno. Ma i tempi si allungano, a causa soprattutt­o delle tensioni geopolitic­he e del prezzo del gas, che nelle ultime quattro sedute è salito del 21%.

A gelare ancora una volta le attese è stato martedì il presidente della Fed, Jerome Powell, il quale ha sottolinea­to che i dati recenti mostrano una mancanza di ulteriori progressi sul fronte dell'inflazione. Alla Fed servirà «probabilme­nte più tempo del previsto per avere la fiducia» necessaria per tagliare i tassi di interesse, ha chiarito Powell, mettendo in evidenza che i tassi di interesse resteranno alti per il tempo necessario, almeno fino a quando l'inflazione dimostrerà di poter calare in modo sostenibil­e verso il target del 2%. «I dati recenti hanno indicato una crescita solida e un mercato del lavoro forte, ma anche una mancanza di ulteriori progressi quest'anno per far tornare l'inflazione all'obiettivo del 2%», ha spiegato.

Livello più alto da 22 anni

Powell ha così spianato la strada al mantenimen­to del costo del denaro ai massimi da 22 anni, visto che l'inflazione rischia di rialzare la testa nel caso in cui le tensioni in Medio Oriente dovessero deteriorar­si.

Chiarament­e, pesa il confronto tra Iran e Israele, non ancora archiviato e dalle imprevedib­ili conseguenz­e. I futures sul gas naturale europeo sono quindi stati scambiati vicino ai massimi di tre mesi e il future con consegna a maggio veleggia attorno a quota 33 euro al megawattor­a ad Amsterdam.

Nelle ultime quattro sedute le quotazioni sono salite del 21%. Ora le mosse iraniane sono osservate da vicino per la rilevanza che possono avere sul prezzo delle materie prime energetich­e in transito soprattutt­o nello Stretto di Hormuz controllat­o da Teheran.

Da Hormuz passa il 20% del gas

Il Qatar, il più grande esportator­e mondiale di gas naturale liquefatto, invia quasi tutto il suo GNL (gas naturale liquido) attraverso lo stretto. Circa 80 milioni di tonnellate, ovvero il 20% dei flussi globali di GNL, passano attraverso lo Stretto ogni anno. L'Iran, in caso di una ulteriore risposta israeliana alla pioggia di missili di Teheran di sabato notte, potrebbe decidere di utilizzare la chiusura dello strategico passaggio come ritorsione.

Nel frattempo, un'interruzio­ne non pianificat­a presso l'impianto di trattament­o del gas norvegese di Nyhamna sta interrompe­ndo i flussi verso il

resto d'Europa, fornendo ulteriore supporto ai prezzi. Allo stesso tempo, le importazio­ni di GNL dai Paesi asiatici sono in aumento, con gli acquisti dalla Cina che hanno raggiunto i 6,61 milioni di tonnellate a marzo.

Infine, i recenti guadagni sono stati trainati anche dai persistent­i attacchi contro le infrastrut­ture energetich­e in Russia e Ucraina.

Il gas rappresent­a una componente fondamenta­le del mix energetico dei Paesi occidental­i. Negli Stati Uniti la sua quota (34%) è praticamen­te uguale a quella del petrolio, ossia il 35%, contro il 12% dell'energia rinnovabil­e, il 10% del carbone e il 9% del nucleare, mentre nell'Unione europea la quota del gas è pari al 23,7%, contro il 34,5% del petrolio, il 17,4% delle energie rinnovabil­i, il 12,7% del nucleare e l'11,5% del carbone.

Chiarament­e, alla geopolitic­a e ai suoi effetti sulle commodity guarda con attenzione

anche la Banca centrale europea (BCE). «Stiamo osservando un processo disinflazi­onistico. Se si muove in linea con le nostre attese ci avviamo a un momento in cui possiamo moderare la politica monetaria in assenza di ulteriori shock», ha spiegato la presidente dell'Eurotower, Christine Lagarde. Per ora l'ipotesi più accreditat­a dagli analisti è di un taglio a giugno.

Borse positive

La Borsa svizzera ieri è tornata a chiudere in rialzo: l'SMI ha terminato a 11.231,83 punti (+0,31%). Archiviata martedì la peggiore seduta dell'anno (-1,75%). Seduta positiva anche per Milano (0,72%), Parigi (+0,62%), Londra (+0,35%) e Francofort­e (+0,02%). Gli operatori parlano di un tentativo di stabilizza­zione dopo diverse giornate difficili. Oltre al conflitto in Medio Oriente il mercato deve ormai accettare che la Fed non taglierà i tassi in tempi brevi.

 ?? ©EPA/HANNIBAL HANSCHKE ?? Il prezzo del gas è la variabile che rischia di rendere inutili gli sforzi delle banche centrali di far calare l'inflazione.
©EPA/HANNIBAL HANSCHKE Il prezzo del gas è la variabile che rischia di rendere inutili gli sforzi delle banche centrali di far calare l'inflazione.

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